L'Onu non frana per i 23 rapiti La laro vita nelle mani di Israele di Tito Sansa

L'Onu non frana per i 23 rapiti La laro vita nelle mani di Israele Il generale Lahad ha (per ora) ritirato la minaccia di uccidere un ostaggio Fora L'Onu non frana per i 23 rapiti La laro vita nelle mani di Israele 1 soldati finlandesi in buone condizioni - 11 contingente italiano deirUnifil, già attaccato dall'armata filo-israeliana, è in stato di allerta, ma il pericolo «non è immediato» DAL NOSTRO INVIATO BEIRUT — Le vite dei 23 ufficiali e soldati finlandesi dell'Unifil (la forza multinazionale delle Nazioni Unite in Libano) catturati venerdì pomeriggio dal miliziani filoisraeliani del generale Antolne Lahad sono nelle mani del governo di Tel Aviv, che è stato incaricato di negoziare la loro liberazione. Le Nazioni Unite infatti si rifiutano di trattare con una truppa di mercenari che non viene riconosciuta. Per l'Onu, l'armata del Libano meridionale del generale Lahad giuridicamente .non esiste*, la sua denominazione ufficiale è «de facto forces*, la si considera una soldatesca formata da avventurieri imprevedibili e pericolosi. Trattative sono in corso a New York e a Naqura, nel Libano meridionale (sede del comando Unlfil) per il tramite della diplomazia e del comando militare israeliano, per ottenere da Lahad la liberazione degli ostaggi che sono stati trovati in buone condizioni di salute da un gruppo di medici svedesi dell'Unifil che ha potuto visitarli. Ma Lahad tiene duro e, pure avendo ritirato la minaccia di passare per le armi un prigioniero ogni ora, ha ripetuto ancora ieri ai suol interlocutori e «padroniisraeliani che non rilascerà i finnici fino a quando gli sciiti di Amai non gli restituiranno 11 dei suoi uomini catturati due giorni fa. Lahad sostiene che i suoi miliziani sono stati consegnati agli sciiti dall'Unifil. Ma 11 portavoce della forza multinazionale, il turco Timor Goksel, lo smentisce, definendo una .assurdità la sola idea che l'Unifil, venuta per mettere pace, intervenga nei conflitti tra fazioni libanesi*. Da parte israeliana il comandante in capo dell'esercito In Libano, generale Uri Orr. ha detto che i negoziati potrebbero essere .lunghi e difficili..: L'impressione qui è che la sfida lanciata da Lahad alle Nazioni Unite sia un bluff e che — se veramente Israele vorrà, minacciando per esempio di togliere il soldo e i rifornimenti di armi e munizioni alla truppa.mercenaria al suo servizio — la minuscola -armata Branca leone» del Libano del 8ud dovrà piegarsi e cedere. Una cosa comunque è chiara: Israele non si fida dei soldati di Lahad, che non giudica in grado di difendere i suoi confini settentrionali da infiltrazioni di guerriglieri sciiti e palestinesi, ed è per questo motivo che ha rinunciato al ritiro totale del proprio esercito dal Libano, promesso per il 6 giugno. Qualcuno a Beirut sospetta che forse gli israeliani erano a conoscenza del colpo di mano meditato dal generale Lahad e lo avrebbero autorizzato. Con un po' di «dietrologia», un diplomatico ha detto che, nel dare carta bianca a Lahad, Tel Aviv avrebbe inteso screditare l'armata del Libano del Sud e «forzare la mano» alle Nazioni Unite affinché la zona di sicurezza lungo la frontiera della Galilea fino al fiume Lltani diventi una «zona tamponeinternazionalmente neutralizzata, senza armi e armati. salvo i «caschi blu» delle Nazioni Unite. Si tratta di un vecchio progetto, rispolverato ancora nel dicembre scorso dal ministro italiano della Difesa, Giovanni Spadolini, durante la sua visita In Israele. SI tratterebbe di portare la forza dei «caschi blu» dagli attuali 5800 uomini a circa 20 mila, dopo avere convinto il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, della necessità di riportare un minimo di tranquillità nella «fascia di sicurezza-, dando un nuovo ed efficiente mandato aU'Unifil. Anche ieri a Beirut si «è combattuto nel campi palestinesi che sono stati cannoneggiati, in centro vi sono state sparatorie e attentati in pieno giorno, stavolta anche tra gruppi sciiti rivali (da una parte Amai, dall'altra gli «hezbollah», i soldati di Dio di ispirazione Iraniana) con morti e ferii Per quel che riguarda il contingente italiano dell'Unifil (1 48 ufficiali e sottufficiali elicotteristi di stanza a Naqura, quasi al confine con Israele). Ò stato messo in stato di allerta, come del resto i contingenti degli altri nove Paesi della forza multinazionale, benché gli uomini di Lahad non vengano considerati un .pericolo immediato.. Gli italiani al comando del colonnello Marrone ricordano tuttavia che in passato la milizia filo-israeliana attaccò l'eliporto Italiano. Fu il 21 aprile 1980, quando l'armata del Libano del Sud (allora sotto 11 comando del famigerato generale SaadHaddad, morto l'anno scorso) bombardò di sorpresa la base, distruggendo tutti e quattro gli elicotteri che vi erano stazionati. Gli elicotteri ora sono sei e i nostri vigilano 24 ore su 24. .Per Lahad è giunta l'ora della verità*, ha scritto un paio di giorni fa il quotidiano belrutino «Le Reveil». *Imercenari sono alla fine*, ha detto ieri la radio sciita. A me, che tre giorni fa nel suo quartler generale a Marjayoun domandavo se era vero che 26 del suol soldati erano stati fatti prigionieri da Amai, il comandante Lahad aveva risposto: .No, non è vero*, aggiungendo a sorpresa le parole .hanno disertato*, ammettendo in tal modo lo sfaldamento della sua truppa. Ho riferito l'episodio a un ufficiale dell'Unifil. MI ha detto: .Lahad è un militare intelligente, si rende conto che Israele lo sta abbandonando e che per lui è finita. Tito Sansa