Chi ha bruciato quel genio? di Furio Colombo

Chi ha bruciato quel genio? AMERICA: LA FABBRICA DEI BAMBINI PRODIGIO Chi ha bruciato quel genio? Ci sono poeti di 10 anni, undicenni drammaturghi, quindicenni che inventano modelli matematici - Ma quanti di loro diventeranno qualcuno? - «Che cosa uccide o fa svanire il talento straordinario?», si chiede lo scrittore Doctorow - E il suicidio di Lenny Ross, celebre «mente computer», apre negli Usa un dibattito inquietante NEW YORK — C'è una scuola a Manhattan che custodisce gelosamente un segreto: poco prima di Natale, .tre studenti quattordicenni hanno tentato insieme il suicidio. Il fatto ha colpito insegnanti e genitori come una bomba. Perché l'istituto — l'unico a New York in cui si ■studiano ancora greco e latino e in cui gli esami di chimica e biologia sono di livel'lo universitario — ha fama di coltivare piccoli geni. I mancati suicidi non hanno dato alcuna spiegazione. Erano fra i migliori e sono stati subito espulsi. L'episodio è tornato in mente quando il 25 maggio il New YorkTimes ha pubblicato un articolo intitolato 'La leggenda di Lenny Ross'. Ross ha toccato, da bambino, da adolescente, da giovane, tutte le tappe possibili della precoce consacratone del genio, dalla destrezza tecnica all'abilità matematica, dal successo in pubblico alla qualità logica e speculativa del livello plii alto. A sette anni le autorità federali gli hanno dovuto concedere la licenza di radioamatore per la sua bravura nel maneggiare (e anche fabbricare) stazioni radio. A dieci anni vinse quasi 200 mila dollari in una trasmissione tv a quiz, mostrandosi svelto, simpatico e, come disse il presentatore, «un vero mostro*. A 14 anni era a Yale. Racconta Simon Lazar, un compagno di classe, che «un brivido passò nella schiena di tutti quando 11 "bambino della facoltà" cominciò ad alzare la mano, e a proporre, senza un attimo di esitazione, la sue risposte perfette alle domande più inaspettate e complesse del professori». A Yale ricordano ancora die dopo un mese Ross aveva già fatto tutto, studiato tutto, capito tutto. Maureen Dowd riassume il curriculum del genletto di Yale in queste poche righe: «Ross ha insegnato a Yale, subito dopo la laurea, un "fatto' òhe non ha precedenti perché 11 ragazzo allóra aveva appena dlclotto anni. Dopo Yale ha insegnato a Harvard e dopo Harvard ha insegnato alla Columbia University. E' diventato l'inseparabile assistente e amico di Jerry Brown, quando era governatore della California e candidato alla presidenza degli Usa. Infine, nel maggio di quest'anno si è arrampicato sul cancello esterno del motel Capri, nel paesino di Santa Clara, si è buttato nell'oceano e non è stato più ritrovato». «Nostante la fine tragica, sembra il copione di una 6oap opera, dice lo scrittore E.L. Doctorow, assomiglia a quelle storie scritte per dimostrare che i ricchi non sono felici. Purtroppo questa sarà l'interpretazione, e molti perderanno l'occasione di confrontarsi con la do¬ manda essenziale: che cosa brucia o fa svanire il talento, specialmente 11 talento straordinario? C'è un insopportabile eccesso dalla parte del genio? Oppure c'è troppo incoraggiamento per la mediocrità, intorno?». Più in fretta Non c'era niente di pratico nella vita di Lenny Ross. A parte l 200 mila dollari vinti da bambino alla tv, tutto il suo genio non gli ha valso che modesti stipendi universitari. «La maggior parte dellè,"Biiè'1a'èe "slraordth'àrle Lenriyledava gratis», ricorda Jeff ùréerì'field, un compagno di scuola, che adesso fa il giornalista televisivo. Per Benno Smith, preside di Legge alla Columbia University, anch'egli compagno di scuola di Ross, la qualità geniale del suo amico sembra essere stata anche un'incredibile velocità di assorbimento di tutti gli stimoli dell'ambiente: «Questi stimoli hanno dato, si direbbe, alla sua mente-computer l'ordine di accelerare, di fare sempre più in fretta, un modo perverso di imitare la nevrosi di quelli che lo circondano. Una volta assorbita quella nevrosi e moltiplicata per 11 voltaggio troppo alto della sua Intelligenza, per lui non poteva esserci che la fine». Probabilmente di una storia privata non si può sapere di più, anche se altri hanno raccontato di un esperimen- \to chirurgico che sarebbe stato progettato da un team di neurologi a Harvard per -decelerare» il funzionamento della mente di Ross. Proviamo perciò a seguire due strade diverse, orientate entrambe a far luce sul -genio» precoce in America. Uno è il premio Westinghouse che 'ogni anno si propone di individuare i migliori talenti scientifici e tecnici fra i ragazzini. All'ultima selezione, il primo premio è toccato a un quindicenne che ha inventato un modello matematico che riduce di centinaia di volte la velocità con cui un computer ri*oh>e calcoli complessi. Il secondo premio è andato a una studentessa newyorkese, anch'essa quindicenne, che ha svolto un progetto di biologia molecolare. Il terzo e il quarto sono andati a due ragazzi di diciassette anni per un progetto sulla teoria dei numeri e per un «approccio diverso alla psicologia della conoscenza». Presentati a New York, i quattro genietti sono apparsi ragazzi psicologicamente normali, con votazioni scolastiche molto alte e nessun tratto speciale tranne il sospetto, sollevato dal New England Medicai Journal, che in realtà questo tipo di premi privilegi i giovani dotati di grande memoria e dt capacità combinatorie superiori al normale, «ma niente più che discreti computer, che assemblano in fretta dati diversi, però non creano». Questo spiegherebbe, se fosse vero, perché dopo i successi dell'adolescenza si sente raramente parlare del genio precoce. L'altra strada è il «Terman study of the glfted chlld», inizialo alla Stanford University nel 1923 e tuttora in corso. Lo scopo è di distruggere il mito secondo cui il bambino prodigio è sospetto di essere o di diventare anormale, e il genio precoce viene penalizzato forzandolo al passo di tutti. Questo è il modo in cui affronta il problema lo psicologo di'Sfati-' ford Robert Sears che guida il progetto «Terman» dal 1956: «Basta col pregiudizio che il bambino precoce sia anche un po' matto». Vita infelice Il «Terman» è uno dei tre grandi «contenitori- americani in cui si cerca di imprigionare il genio, come nelle storie delle Mille e una notte. Gli altri due sono l'associazione «Mesa» che raccoglie solo persone che abbiano un quoziente di intelligenza superiore a 200 (dunque altissimo rispetto a quel 135 che indica le persone motto dotate secondo le misurazioni quantitative), e la famosa e discussa «Banca dello sperma del geni», che cerca di creare una rete di fecondazione artificiale nutrita dalle donazioni di «persone superiori». Del progetto «Terman» sappiamo che «l'intelligenza eccezionale non garantisce una vita felice» e che il numero di divorzi, alcol, droga e suicidio corrispondono esattamente alla statistica generale. Sappiamo anche che I «termiti» (così si chiamano tra loro) sono impegnati a non rivelare i loro nomi. Quanto al progetto «Mesa-, i membri non ne fanno mistero e di solito lo indicano accanto al loro nome sul biglietto da visita. Si sa che il presidente di una delle maggiori aziende americane è membro del «Mesa». Ma non lo sono i banchieri più creativi. Né lo è alcuno dei grandi scrittori americani e nessun Nobel. Quanto alla «Banca dello sperma del geni», a parte il tentativo di produrre la •razza pura» organizzato da Hitler, non vi sono precedenti, non vi sono documenti e non vi sono dati. E poiché è molto raro che il figlio del creativo sia automaticamente creativo lui stesso, lo scetticismo scientifico e pedagogico intorno al fenomeno è grande. Ma l'avversario più aperto di questo sistema di -contenitori- dellintelligenza geniale è Julian Cedi Stanley, psicologo e direttore dello •Studio sul bambini precoci in matematica e scienza» Parlando del progetto •Terman» Stanley fa notare che delle circa 700 persone studiate in 60 anni, quasi 200 hanno smesso a un certo punto di compilare i periodici questionari richiesti. «Che siano 1 più intelligenti?», si domanda con un po' di sarcasmo. E a tutti e tre i progetti muove questa obiezione: «Catalogare senza studiare scientificamente non prova nulla e non lascia traccia per lo studio degli altri». Quanto al suo progetto, spiega di averlo ristretto alla genialità matematica perché è la sola che si può misurare. «Che farfi se,avessi Joyce o Dante nella mia squadretta di ragazzi prodigio? Probabilmente sarei irritato perché mi darebbero parole stravolte invece dei numeri che sono capace di misurare». Opni giorno i media americani presentano nuovi genietti. L'S maggio sono stati presentati a New York i quindici migliori poeti tra i dieci e t quindici anni. Nel Greenwich Village c'è un ragazzino di nove anni che potrebbe sfidare a scacchi sia il campione sovietico che quello americano. Una bambina a'i undici anni ha vinto il concorso per il miglior dramma off Broadway e il suo lavoro sarà sulle scene americane in settembre. «Ma quel che si dovrebbe studiare», racconta l'insegnante elementare Patricia Swanson, di Long Island, «è il caso di Jonathan Hutcheson». Jonathan, 7 anni, è il terrore delle scuole elementari di New York. Comincia compunto a fare qualunque compito, a risolvere qualunque problema. Ha una bella calligrafia, scrive in fretta, finisce subito. Poi prende il controllo della classe e impedisce allinsegnante di continuare. «Sarà stato cosi Mozart?», si domanda disperata la maestra. Le risponde il prof. Stanley: «Continuiamo a misurare con 1 numeri, e non sappiamo nulla delle ' emozioni. Non sappiamo quanto possano essere ingigantite e moltiplicate, quando un bambino-genio vede troppo in fretta quello che viene dopo, o subisce la spinta di un mondo che premia soprattutto la quantità e la fretta». Furio Colombo lina scena del film «WarGames», dove un ragazzo geniale sconfigge i computer dei militari