Scudo spaziale? 81 «ni» dell'Europa di Alfredo Venturi

Scudo spaziale? 81 «ni» dell'Europa A Estoril gli alleati della Nato negano il loro avallo al progetto americano Scudo spaziale? 81 «ni» dell'Europa Shultz si è dovuto accontentare del «fermo appoggio» alla posizione negoziale di Ginevra - Invito a rispettare il «Salt-2» DAL NOSTRO INVIATO ESTORIL — Alla fine l'hanno spuntata i francesi e gli americani si sono dovuti accontentare del -fermo appoggio» alleato alla loro posizione negoziale di Ginevra. Con ben altri obiettivi George Shultz era venuto a questo appuntamento atlantico portoghese: si trattava di portare a Washington l'avallo europeo all'Iniziativa di difesa strategica, il vasto programma lanciato da Ronald Reagan, meglio noto sotto 11 nome di scudo spaziale, o di guerre stellari. Ma si è scontrato con l'intransigenza francese, che Roland Dumas ha espresso con assoluta inflessibilità, e con 1 malumori, 1 dubbi, le contrarietà di altri alleati europei. Cosi, quando è parso chiaro che di guerre stellari si poteva forse parlare nel comunicato finale, ma con una formulazione irta di condizionamenti e riserve, lo stesso Shultz ha finito con il trovarsi paradossalmente d'accordo con Dumas: ma sì, se è In questo modo che l'Iniziativa di difesa strategica dev'essere citata nel nostro documen¬ to, meglio non farne nulla, non citarla nemmeno. Nella conferenza stampa che ha concluso 11 Consiglio, Shultz ha fatto, da buon diplomatico, buon viso a cattivo gioco. E' andata bene, ha detto 11 Segretario di Stato: nel documento si specifica infatti che 11 'fermo appoggio' degli alleati alla nostra piattaforma di Ginevra si riferisce a tutti e tre 1 canestri del negoziato. Cioè alle armi strategiche, alle armi di portata intermedia, ma anche alle •armi difensive e spaziali», secondo la formula'americana che 11 comunicato di Estorti riprende pari pari. Implicita, secondo Shultz, l'accettazione del punto di vista degli Stati Uniti, compreso lo scudo spaziale come programma di ricerca al momento non negoziabile. In realtà, nel comunicato di Estoril si fa un riferimento letterale alla dichiarazione russo-americana dell'8 gennaio, che è la base diplomatica del negoziato di Ginevra. Dichiarazione che, come è ben noto a chi cerca di orientarsi nella selva del disarmo nucleare, viene interpretata in modo diverso, e paralizzante, a Mosca e a Washington. Un altro punto del comunicato sottolinea invece Giulio Andreotti. Si tratta di un appello alla nuova dirigenza sovietica, perché «si unisca a noi nella ricerca di tangibili miglioramenti nelle relazioni Est-Ovest', e perché in particolare, e questo invito è espresso due volte, adotti a Ginevra un 'approccio positivo'. Dichiarandosi fiduciosa nell'iniziativa di Gorbaciov, e nel suo possibile contenuto innovativo sulle rela- zlonl internazionali, la Nato lancia la palla nel campo sovietico e attende un colpo di ritorno che dovrebbe, nelle aspettative degli ottimisti, portare aria nuova e nuove Idee nella trattativa ginevrina. Il problema è se, dopo queste due giornate di acceso dibattito Interalleato sulla riva dell'oceano, 11 clima sia favorevole alle aspettative degli ottimisti. Più precisamente: la mancata adesione europea all'Iniziativa di difesa strategica compromette la compattezza dell'Alleanza? La risposta ufficiale è ovviamente no (-Non siamo mica chiamati a scegliere', osserva un diplomatico europeo, fra un'alleanza più compatta e meno 'americana', o viceversa...): ma c'è la sensazione di un serpeggiante malessere. A sua volta questo malessere contrasta con l'euforia dei francesi, soddisfatti per avere difeso quella che loro chiamano la 'multilateralità' della Nato. Un'altra questione di cui si è parlato a lungo, senza che nel comunicato finale se ne faccia cenno, è il problema del rispetto dei trattati. In particolare del Salt-2, non ratificato ma tacitamente onorato finora, che scade a fine anno e che alcuni esponenti dell'Amministrazione americana vorrebbero abbandonare. Gli alleati hanno detto con chiarezza a Shultz che questo sarebbe un gravissimo errore: e Shultz ha preso atto del parere degli alleati, ha preannunclato che ne riferirà a Reagan, si è detto certo che Reagan ne terrà conto. Ieri, in margine al Consiglio atlantico, a Estorti è risuonata la tragica eco della crisi libanese. C'è stata infatti una riunione tra George Shultz, Giulio Andreotti, Roland Dumas e Geoffrey Howe: 1 rappresentanti del quattro Paesi che mandarono a Beirut le truppe della forza multinazionale. E' uno scambio di informazioni, dice Andreotti, che ha riferito ai colleghi del recente viaggio in Libano e Siria. Ne è emersa, né poteva essere diversamente, la comune preoccupazione per 11 carattere sempre più esplosivo della crisi. Alfredo Venturi