Sì e no, i leader nella mischia
Sì e no, i leader nella mischia Domani e lunedì mattina si vota per il referendum sulla scala mobile Sì e no, i leader nella mischia —.— ' .. Tutti i segretari dei partiti impegnati in uno scontro che si è trasformato in una battaglia politica sul governo Continua la polemica tra Craxi e la de - Ctando una frase attribuita a Donat-Cattin il presidente del Consiglio dice: non sono pochi gli esponenti democristiani che sono tutf altro che entusiasti dell'attuale equilibrio politico ROMA — Con l'appello di tutti i parliti per il «no» e per il •si-, si è chiusa ieri alla mezzanotte la campagna elettorale per 11 referendum. Dalle 7 di domani si vota ufficialmente prò o contro il ritorno nelle buste paga del lavoratori dipendenti di 4 punti di scala mobile tagliati dal governo con 11 famoso decreto di San Valentino. In realtà, da quando Craxi ha annunciato le dimissioni del governo se vinceranno 1 «si», 11 referendum ha anche assunto un notevole significato politico. Lo confermano gli ultimi discorsi. I leader che appoggiano il «no» hanno parlato tutti assieme a Piazza Navona. Per De Mita (de) un successo del si «non renderebbe difficile la conservazione dell'intesa tra i cinque partiti, a meno che non si voglia trovare un pretesto. Certo, aumenterebbero le difficoltà generali per il Paese, ma, proprio per questo, la maggioranza avrà un dove- re aggiuntivo: quello di rimanere unita'. Se il segretario de sdrammatizza, comunque vada, il doporeferendum, Martelli (psl) conferma la sua linea di sempre: 'Ha fatto bene Craxi a mettere in gioco la sopravvivenza stessa del governo. Il referendum comunista colpisce direttamente la politica economica del governo. Se, malauguratamente, ci dovesse essere una maggioranza di votanti ette smentisce questa politica, il governo dovrebbe trarne le conseguenze e si aprirebbe un periodo di crisi.. A Spadolini (prl) non sembra Invece siano piaciute certe affermazioni del socialisti sul 'minimizzatoli, del referendum: 'C'è chi insinua, in forme larvate o palesi, che la vittoria del no possa essere attribuita al merito esclusivo e prevalente di un partito, e che viceversa la responsabilità della sconfitta ricada su altri partiti. E' una contabilità che occorre respingere prima dell'apertura delle urne: le forze della maggioranza si sono impegnate tutte, senza risparmio di mezzi e a livello dei loro massimi leader'. Longo (psdi) dà ragione a Martelli sulla crisi ma non su un possibile scioglimento delle Camere: «Le elezioni anticipate potrebbero essere chieste soltanto dai l'incltori del sì se avessero una proposta politica comune e una pro¬ spettiva di governo'. Zanone (pll) è d'accordo sulle dimissioni del governo: «La vittoria dei sì aprirebbe inevitabilmente la strada alla crisi. Comunque, non c'è ragione di drammatizzare, anche se la campagna per il no è partita tardi ed ha avuto pochi giorni-. A piazza del Popolo, facce diverse e discorsi diversi. Il pel vi ha organizzato la sua manifestazione per il «si», alla quale mancava solo Natta, che ha parlato a Genova e ha letto l'appello in tv: .Il presidente del Consìglio ha voluto drammatizzare oltre ogni limite questa scadenza. Ma un referendum non è plebiscito, né per il governo né per l'opposizione. Esso riguarda un ben determinato argomento: se avesse la meglio il no, sarebbero certamente più forti non i sindacalisti della Cisl ma coloro — industriali e politici — che vogliono, e lo dichiarano, liquidare del tutto la scala mobile'. Le tesi del si sono state sostenute ieri anche dal msl (Almlrante in piazza Santi Apostoli a Roma) e da «dp». Quelle del no dal radicali, con in testa Pannella, Negri e Rutelli. Al di là degli appelli, non sono mancate le polemiche. La più clamorosa riguarda ancora una volta il presldenLuca Giurato (Continua a pagina 2 In prima colonna)
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