Mengele, 40 anni di mistero

Mengele, 40 anni eli mistero Davvero scomparso l'«angelo della morte» che uccise per esperimenti centinaia di bambini ad Auschwitz? Mengele, 40 anni eli mistero Il medico nazista è arrestato dagli americani nel '46, ma due mesi dopo scompare dal carcere di Amburgo - Nel '49 ricompare in Baviera, dov'è nato e dove il padre aveva una fabbrica di macchine agricole - La vigilia di Natale una telefonata da Vienna: è scoperto, comincia la sua lunga fuga per il Sud America - La protezione di ambienti religiosi • Ancora in Europa per brevi periodi, sfugge alla caccia di Wiesenthal Anche se Josef Friedrich Mengele è morto davvero — se cioè la tomba scoperta nel cimitero brasiliano a San Paolo non è un altro dei mille trucchi che, in trent'anni e più di latitanza, gli sono serviti per sfuggire alla cattura — il mistero che ha circondato il medico-stregone di Auschwitz non sarà svelato. Non sapremo mai come quest'uomo, l'ultimo dei grandi criminali del Terzo Reich rimasto in libertà, sia riuscito a tenere in scacco decine di polizie e di servizi segreti (non ultimo quello statunitense) e lo stesso Simon Wiescnthal; non conosceremo mai quale rete sotterranea di intrighi, di complicità e di connivenze lo abbia aiutato in tutto il mondo. Aveva dunque ragione a scrivere alla famiglia da uno dei suoi tanti nascondigli: «Non mi prenderanno mai»! Il mistero comincia quando nel '45 abbandona Auschwitz — dove ha compiuto atroci esperimenti sui deportati massacrando centinaia di gemelli nel folle c sadico tentativo di cambiare i loro lineamenti oppure di mutare in azzurro il colore dei loro occhi attraverso iniezioni — e per un anno vive alla macchia. Nel '46 è fatto prigioniero dagli americani, che lo identificano attraverso il numero di matricola SS tatuato sotto l'ascella sinistra. Ma due mesi dopo scompare dal carcere di Amburgo grazie a un falso ordine di trasferimento: rimarrà uccel di bosco per tutto il '47 e il '48. Nel febbraio '49 Mengele c in Baviera, a Gucnzburg — il paese in cui è nato il 16 marzo 1911 — dove il padre, Karl, possiede una grossa azienda meccanica che occupa ancora oggi 900 dipendenti e ha succursali in Italia, Spagna, Stati Uniti, la «Karl Mengele e Figli» produttrice di macchine agricole. A Guenzburg Mengele si sposa, pensa di mettere su casa e conta anche di aprire uno studio (e bilaurcato: in filosofia a Monaco, in medicina a Francoforte) perché, a quanto pare, nessuno lo sospetta. Invece, alla vigilia del Natale '51, dopo-aver ricevuto una telefonata dall'Austria, il medico-stregone sparisce improvvisamente dalla città: ha saputo che la Procura di Friburgo, trovato il suo nome nei registri dell Insiliti! /tir Rassenbiologie quale sperimentatore medico nazista del Lager di Auschwitz, ha spiccato contro di lui mandato di cattura per genocidio, attribuendogli la morte di «almeno 400.000 deportali fra etti 200.000 bambini». La sua prima tappa c Roma dove in Vaticano il vescovo Hudal (che più tardi, nelle memorie, si dirà orgoglioso di aver aiutanto i nazisti in fuga) gli fornisce un passaporto «Nansen» intestato a Helmut Gregory, nato a Termeno, in Alto Adige, il 6 agosto 1911 e un biglietto di imbarco per l'Argentina col piroscafo «North King» che partirà da Genova (è la stessa «catena dei conventi» seguita da Eichmann in fuga nel '49). Alla fine del '51 muore Karl Mengele e Josef arriva da Buenos Aires, clandestinamente, sotto il nome di Gregory e presenzia ai funerali, trovando ospitalità, in quei pochi giorni, in un convento di religiose. Rientrato in Argentina, nel '54 divorzia, e quattro anni dopo sposa la cognata, Mar- tha, che è vedova del fratello Karl Mengele jr., morto in guerra; poi, nel '56, fiutando il pericolo, si trasferisce in Paraguay, sotto la protezione personale del dittatore Alfred Stroessner. Da allora, il mistero attorno a lui si fa sempre più fitto mentre le taglie sulla sua testa si accumulano fino a raggiungere i dieci milioni di marchi, oltre sei miliardi di lire. Simon Wiescnthal, il (.cacciatore di nazisti)), gli lancia più volte la sua rete (rifiutando però l'offerta di un killer che, per 25.000 dollari, era pronto a uccidere Mengele) ma invano: una prima volta, nel maggio '60, il criminale gli sfugge a Torremolinos, in Bermuda, mandando all'incontro con Wiesenthal un ignaro cameriere d'albergo; la seconda vòlta accade il 27 dicembre '63 a Milano quando Mengele — che aveva appuntamento col figlio dodicenne — abbandona in anticipo l'albergo in cui si era già registrato sotto il nome di Gregory; una terza volta, infine, a Fiumicino, dove il ricercato deve imbarcarsi su un aereo per Lisbona ma manca all'appuntamento. E' fra la metà degli Anni Settanta e l'inizio degli Ottanta che la caccia a Mengele diventa frenetica, anche perché ormai vi collaborano, su richiesta della magistratura di Francoforte, le polizie di tredici nazioni. Persino la Cia se ne interessa e un telegramma dell'agente residente in Paraguay, datato 12 luglio '72, segnala che Mengele abita in una villa a Nord-Est di Asunción, a 45 chilometri dal confine brasiliano, e lavora come meccanico d'auto (lo stesso mestiere di Eichmann in Argentina). Le voci più contrastanti — evidentemente messe in circolazione da chi protegge il medico-stregone di Auschwitz — si incrociano spesso su giornali e periodici. Nel '75 una notizia rimbalzata in Francia dal Brasile annuncia che Mengele è annegato mentre si tuffava da uno yacht al largo di una spiaggia di San Paolo; due anni dopo, il giorno di Pasqua del '77, è dato per morto in una clinica messicana dove si sarebbe fatto ricoverare per una plastica facciale. Wiesenthal smentisce tutte queste notizie; uno dei suoi informatori riesce anche a fornigli la fotografia dell'azienda agricola in cui abita Mengele in Paraguay, vigilata giorno e notte da una rete di guardie reclutate fra gli ex nazisti, circondata da fili spinati in cui passa la corrente elettrica. Negli anni che seguono au¬ mentano le taglie su Mengele, avvisi di ricerca del criminale compaiono, anche a piena pagina, sui giornali tedeschi; alle indagini intemazionali partecipa il Federai Bureau of Investigannii (venuto in possesso, sembra attraverso i servizi segreti israeliani, delle impronte digitali del ricercato impresse sul passaporto <'Nansen» che gli era stato fornito dal Vaticano nel '51) mentre, sul piano politico, le richieste al governo di Asunción di consegnare Mengele si fanno più pressanti. Per sviare le indagini e confondere l'opinione pubblica, si moltiplicano cosi le false notizie sulle mosse del medicostregone: ancora di recente viene diffusa la voce che Mengele si è tolto la vita col veleno in un albergo di Lisbona, dove si era rifugiato col nome di Jan Corneliis Nocj, cittadino olandese, poi è segnalato assieme al figlio in Svizzera, a Zurigo, nel sobborgo elegante di Kloten, poi a Merano, nella casa di via del Parco 4 in cui alloggia sua moglie Martha e dove vi è una filiale dell'azien-1 da paterna (che, fatturando 284 milioni di marchi, è una delle più importanti d'Europa); infine in Brasile, dove farebbe il trafficante di droga. Tre mesi fa la magistratura di Asunción spiccava mandato di cattura contro Mengele e, poche settimane più tardi, Stroessner riconosceva che il ricercato aveva vissuto in Paraguay «finché non venne di-' chiarato criminale di guerra» (in realtà nel '79, su richiesta, di settantacinque senatori e membri del Congresso americano, il dittatore si era visto costretto a revocargli la cittadinanza) aggiungendo: «Posso assicurare che non vive più qui». Ma Wiesenthal, all'indomani di queste dichiarazioni, nell'aprile scorso, rivelava che Mengele si trovava ancora in Paraguay: soltanto aveva cambiato il suo falso nome di Gregory in quello di Vutic, era in possesso di un passaporto delia Repubblica Centro-Africana c si era messo di nuovo in contatto con i suoi parenti in Germania, tanto che un nipote lo aveva pubblicamente invitato a costituirsi. E' l'ultima notizia, in ordine di tempo, prima che dal Brasile giunga l'annuncio che l'cangelo della morte» di Auschwitz e sepolto fin dal 1979 in un cimitero di San Paolo. Quello di Mengele rimarrà davvero uno dei «gialli» insoluti di questo secolo? ' Giuseppe Mayda Questa, scattata nel 1943 ad Auschwitz, è una delle rare immagini di Joseph Mengele (al centro, con il bastone, indicato da una freccia). L'ufficiale, incaricato di effettuare i rilievi genetici sulla razza ebraica, è inquadrato nel tragico lager mentre «accoglie» i prigionieri