Ughi è senza il pianista Bagnoli In volata arriva Specchi e salva

Ughi è senza il pianista Bagnoli In volata arriva Specchi e salva L'avventuroso secondo concerto del violinista all'Auditorium Ughi è senza il pianista Bagnoli In volata arriva Specchi e salva TORINO — Avventuroso ritorno di Uto Ughi, ben deciso a mantenere l'impegno con l'Untone Musicale per un secondo concerto. Non più interamente a solo, come quello runa prevedeiltnctùèioné 'ài dite Sonate con pianoforte. Il consueto accompagnatore di Ughi, cioè il pianista Eugenio Bagnoli, si ammala all'ultimo momento. Telefonate affannose a Firenze, e il bravo Alessandro Specchi salta in auto a tarda sera, arriva a Torino a mezzanotte, poi i due passano una giornata in conclave, cioè in Auditorium, a provare le due Sonate, e martedì sera eccoli affiatati e sicuri a raccogliere il meritato successo. Va da sé che la Sonata di Franca, Specchi la sapeva e la praticava da un pezzo, perché non é'ttn lavoro che si possa imparare"in ventiquattr'ore. Alternamente lirica e dram-' matica nella sua studiosa tessitura ciclica, questa romantica Sonata paga con un eccessivo discredito nella seconda metà del Novecento l'eccessiva fortuna di cui godette nella prima. L'altra innovazione nel programma era l'amabilissima Sonata in re maggiore di Jean-Marie Leclair, violinista francese del Settecento che aveva studiato a Torino con Somis e poi, ritornato in patria, era diventato 1! ganglio distributore, la piattaforma girevole per la diffusione della scuola violinistica italiana in Francia (Somis, manco a dirlo, era stato allievo di Corelli). La Sonata, conchiusa da un brillantissimo, quasi zingaresco Tambourin, non è una piatta imitazione di stilemi italiani, ma vi annette tutta la vitretta e l'eleganza dèi gusto francese. Tra luna e l'altra Sonata con pianoforte Ughi ha inse-, rito la terza Sonata di Bach per violino solo, in do maggiore, che non era prevista nei programmi dei due concerti solistici, ed è stata un guadagno secco, per quella straordinaria Fuga (alla breve) che dilaga a poco a poco con inesorabile strategia polifonica come una militare occupazione dello spazio, cioè del tempo. Ughi ne ha fornito un'esecuzione grandiosa, si vorrebbe dire, schiacciante: sembrava di vedere un esercito in marcia, con Clausetvitz, Bismarck e Federico di Prussia alla testa. Lunghi applausi ad entrambi i concertisti, poi Ughi si è sobbarcato da solo alla fatica del bis, con qualche relitto del previsto concerto a solo: un Capriccio di Paganini e la Gavotta in rondò della terza Partita di Bach. m. m. Dio Ughi

Luoghi citati: Firenze, Francia, Torino