Il nero fantasma di via Po di Gianni Bisio

Il nero fantasma di via Po Ancora polemiche a un anno dal crollo del Palazzo degli Stemmi Il nero fantasma di via Po L'antico Ospizio di carità vittima della «lentezza delle decisioni di carattere conservativo» - Consolidamenti e rimozione macerie sono costati 4 miliardi - Venduto a una fabbrica di mobili il tetto in quercia Amaro anniversario per quel che rimane del Palazzo degli Stemmi, il settecentesco edificio (ex Ospizio di Carità) che prima la Regione e poi il Comune hanno tentato Invano di restaurare, provocandone, al contarlo, la rovina. Il crollo avvenne esattamente alle 12,32 del 2 giugno '84, ma la storia del degrado è cominciata nel '78, e non sono bastati a salvarlo interventi a spizzichi, trattative private e delibere d'urgenza perché mancava un progetto complessivo. Non ci sarà nessuno a ricordare questo primo anniversario: chi (amministratori e tecnici), in un modo o nell'altro, e implicato nella complessa vicenda della ristrutturazione, non ha alcun interesse a celebrare un avvenimento che ha posto molti interrogativi sulla gestione, in genere, del patrimonio edilizio pubblico e. in particolare, dei beni artistici e architettonici della città. Il palazzo è 11, con le sue ferite aperte, vittima silenziosa della «lentezza delle decisioni di carattere conservativo-, come hanno scritto i periti del tribunale. Visto dalla prospettiva di via Po, l'antico Ospizio di Carità pare una vecchia signora in gramaglie, coperto dai teli neri che nascondono gli squarci e i 200 chilometri di tubi usati per puntellarlo. A giorni il ponteggio dovrebbe essere arretrato, ma l'aspetto non muterà di molto. Che cosa è cambiato, dal 2 giugno '84 a oggi, fra i muri sbrecciati di via Po? Incominciamo col dire che il crollo (fra gru, puntellamentl, consolidamenti, opere edili, rimozione macerie) ha già ingoiato oltre 4 miliardi. Il tetto è stato Interamente rifatto con una struttura leggera in legno e fibrocemento (428 milioni di spesa), operazione che se fosse stata fatta all'inizio avrebbe forse impedito che le Infiltrazioni di acqua costituissero una innegabile concausa dèi crollo. Una curiosità: la struttura originale del tetto, in quercia del 700, è stata venduta dall'impresa Navone a una fabbrica di mobili artistici di via Balme (il capitolato d'appalto lo permetteva). Cosi circa 50 metri cubi di legno antico saranno trasformati in suppel- lettili. Sono scomparsi anche circa 140 metri di parapetti in ferro (quasi 7 tonnellate) finiti probabilmente presso alcuni rlogattierl. L'operazione di rimozione delle macerie è stata completata, ma è rimasta scoperta la voragine apertasi fino alle cantine nel punto del cedimento: oggi è diventata un serbatolo per l'acqua piovana non essendoci alcuna protezione. L'inchiesta della magistratura era stata affidata al sostituto procuratore dott. Rinaudo, che aveva inviato una serie di comunicazioni giudiziarie al tecnici che si erano occupati della ristrutturazione. Dopo il deposito delle perizie d'ufficio, a fine '84, e di parie, poco tempo dopo, il fascicolo sta per passare al giudice istruttore. L'utilizzazione del Palazzo degli Stemmi non è stata ancora decisa: la discussione è aperta. Per ora 11 Comune (con una delibera d'urgenza del 28 dicembre '84, esecutiva lo scorso 5 aprile, spesa 360 milioni) ha incaricato gli ingegneri Castiglla, Migliacci e Pizzetti del «progetto di ricostruzione-: ma il regio decreto 23 ottobre 1925 n. 2537 afferma che il restauro e il ripristino degli edifici monumentali (e tale è l'Ospizio di Carità) sono «ai spettanza della professione di architetto-. La delibera sarebbe quindi l'ennesima, nella «Stemmi story-, ad essere illegittima. Gianni Bisio

Persone citate: Carità, Migliacci, Navone, Pizzetti, Rinaudo