Si esplora il mare delle quartee

Si esplora il mare Si esplora il mare delle quartate I popoli che non conoscono i colori LA visione cromatica, cioè la capacità di discriminare i colori, ha rappresentato per molti organismi un indubbio vantaggio sul piano evolutivo. La distinzione di un colore da un altro costituisce, infatti, un criterio relativamente sicuro in molte attività essenziali alla sopravvivenza come la ricerca di cibo, l'accoppiamento e la difesa dal nemici. Nel caso dell'uomo è difficile seguire 11 processo evolutivo che ha portato all'attuale capacità di discriminare 1 colori. La visione del colore è un fenomeno complesso nel quale si intrecciano gli elementi fisici legati all'energia radiante, i processi neurofisiologici propri delia retina e del cervello e i fattori psicologici e culturali. E' proprio a questi ultimi che l'antropologìa ha dedicato di recente molta attenzione, prendendo sistematicamente in esame i termini attraverso i quali vengono classificati i colori dalle diverse popolazioni del mondo. Le popolazioni oggi viventi hanno una grande varietà di metodi per classificare i colori. Gli abitanti dell'isola di Bellona, ad esempio, pur impiegando alcuni termini di colori specifici, non hanno nel loro vocabolario nessuna parola che corrisponda a quella generale di colore. I Dani della Nuova Guinea usano due soli termini per indicare tutti i colori (mili per significare nero, verde e blu scuro e mola per dire bianco, rosa e rosso scuro) e, a quanto sembra, non tengono conto nella loro classificazione di quel parametro per noi naturale che è la «luminosità». Vi è poi tutta una serie di popolazioni che non solo adoperano un unico termine per indicare il verde e l'azzurro (per cui vengono convenzionalmente indicate come «popoli del verdazzurro»), ma che anche nell'uso pratico, come in pittura, utilizzano indifferentemente l'uno o l'altro colore come se fossero lo stesso. Come è possibile spiegare tanta diversità? Se la capacità di discriminare i colori è neurofisiologicamente uguale per tutta la specie umana, come è opinione diffusa presso molti antropologi, a che cosa sono do-. Numtro del Oruppo termini base Termini usati Esempi di popolazioni dl colore I 2 Bianco-Nero Dani - Jale - Ngombe II 3 Bianco - Nero - Rosso Arawak - Bambara • Kongo - Pomo - Swahili - Tlv - Toda ; ! ■ — ■■ ■- = •fit' III 4 Bianco - Nero - Rosso - Verd'azzurro Iblbio - Mende - Somali • Hanun6o • (oppure giallo) Arunta - Bagirmi - Ibo IV 5 Bianco - Nero - Rosso • Verd'Azzurro - Apache - Toba - Daza - Eschimesi - Giallo Hopi - Navaho - Songhai V 6 Bianco - Nero - Rosso - Giallo - Hausa - Masai - Nupe - Papago - Verde - Azzurro Tamil VI 7 Bianco - Nero - Rosso - Giallo - Barl - Giavanesi - Nez Perces Verde - Azzurro - Marrone VII 8-11 Bianco - Nero - Rosso - Giallo - Verde - Italian! - Giapponesl ecc. Azzurro - Marrone - Porpora - Rosa - (in genere ttitte le lingue Aranclone - Grigio del mondo occidentale) Questa tavola rlporta le conclusioni dell'ipotesl dl B. Berlin e P. Kay secondo la quale la termtnologia-base del colori si svllupperebbe attraverso un processo di evoluzione accumulativa che parte da un minimo di due colori nelle popolazioni tecnologicamente piit semplici e arriva a un masslmo di undid in quelle a tecno'.ogla sofisticata. Pur avendo sublto numerose crltiche per l'eccessivo evoluzionismo e per la trascuratezza dei fattori neurofisiologici, questa ipotesl ha stimolato tutte le piu recenti ricerche dell'antropologla cognitiva nel campo dei colori. 0 Il 28 maggio si svolgerà a Favlgnana (Trapani) 11 secondo Convegno internazionale di archeologia subacquea del Mediterraneo sul tema «Dalle battaglia delle Egadi per una archeologia del Mediterraneo». Ipescatori del Trapanese chiamano la costa nordoccidentale dell'isola di Levanzo, nelle Egadi, «il mare delle quartare», cioè il mare delle anfore. Il nome si deve al fatto che nel periodo romano repubblicano la capacità di questi contenitori (amphorae) era di ventisei litri, circa un quarto, appunto, di ettolitro. Nei fondali antistanti questo tratto di costa, tra Punta dei Sorci e Isola del Faraglione, le reti dei pescatori avevano sovente portato alla superficie cocci di ceramica e frammenti di anfora. Soltanto recemente Cecé Paladino, un subacqueo molto conosciuto fra gli sportivi siciliani, ha ammesso di essere a conoscenza che nelle stesse acque vennero recuperati negli Anni 60, e venduti come rottame, ben 300 ceppi d'ancora in piombo. La stessa voce era stata raccolta, ben prima della ammissione di Paladino, da Franco Papò, un antesignano della ricerca archeologica subacquea. Papò aveva anche rivelato che nella fucina di un fonditore di pochi scrupoli, a Palermo, erano finite per 150 lire al chilo numerose marre di piombo appartenenti ad ancore di interesse archeologico. Più recentemente una missione guidata da Gerhard Kapitftn per la Sovrlntendenza archeologica della Sicilia Orientale ha localizzato, su di uno spuntone di roccia a 36 metri di profondità, un frammento abbastanza consistente di anfora del tipo Pélichet 46. A sei metri dal reperto (mancante della bocca e delle anse) la spedizione Kapitàn, che comprendeva otto operatori del Taucherclub WUrzburg, rilevava 5 10 IBI cibo principale.. L'esempio più suggestivo è forse quello dei Mursi dell'Etiopia sudoccldentale, che non hanno altri termini di colore se non quelli che si riferiscono alla pelle del loro bestiame. Interrogati sul nome di colori non presenti sulla pelle delle loro vacche, 1 Mursi possono restare molto perplessi e rispondere che da loro non esiste quel bestiame 11. Vi è poi un secondo elemento che complica ulteriormente le indagini. Numerose popolazioni che hanno un esiguo numero di termini-base di colore sono invece ricchissime di termini di colore propri di qualche settore particolare tutte quelle popolazioni che non solo non hanno nessun termine generale per «colore», ma che non possiedono neanche nessun nome che sia soltanto 11 nome di un colore. I Navaho, per indicare i colori, usano dei termini che in origine erano 1 nomi del minerali usati nelle cerimonie religiose: bianco è il nome di una conchiglia, nero è il nome del terreno, rosso e giallo sono due tipi di ocra cerimoniale e verd'azsurro è il nome del turchese. I Pukapuka delle Samoa nordorientali usano come nomi di colore soltanto 1 nomi di quattro diverse specie di taro che è il loro vute queste macroscopiche differenze nel classificare i colori? Per rispondere a questa domanda occorre innanzitutto chiarire i rapporti reciproci tra due attività conoscitive: il percepire e il nominare. Tradizionalmente si sono date due risposte. Secondo la prima, il numero del termini-base di colore in una lingua varia al variare della tecnologia di una società. Ricerche statistiche hanno messo in luce che le società tecnologicamente più complesse posseggono tutte un numero di termini di colore superiore a sei, mentre le società più semplici ne adoperano quasi sempre meno di sei. Sarebbero quindi le esigenze della tecnologia a far scattare la molla che induce a una classificazione più analitica dei colori. Secondo questa teoria il vocabolario dei colori è dunque sostanzialmente Indipendente dalle esperienze percettive degli individui e determinato invece dalle loro necessità pratiche. Una seconda teoria sostiene invece che il numero del termini di colore è in relazione con fattori biologici e In particolare con la pigmentazione oculare. Tenderebbe infatti ad aumentare presso quelle popolazioni che in maggioranza posseggono occhi azzurri, verdi e grigi, cioè tendenti al chiaro. Poiché gli occhi più scuri sono più frequenti vicino all'equatore (forse a causa della radiazione ultravioletta più rilevante), si può stabilire che si incontreranno in un linguaggio tanti più nomi di colore quanto più ci si allontanerà dall'equatore. Nessuna di queste due spiegazioni, prese Isolatamente, è soddisfacente, tanto più che una comparazione statistica consente facilmente di rilevare che le società tecnologicamente più complesse sono anche quelle situate entro una fascia di media distanza dall'equatore in cui predominano persone con occhi di colore chiaro. Se ne deve quindi concludere che fra i tre elementi (ambiente, pigmentazione oculare, tecnologia) e la nomenclatura dei colori può esistere una relazione, anche se molto probabilmente non si tratta di un rapporto causa-effetto, quanto piuttosto di un insieme di condizioni. Studi molto recenti sulle cosiddette folk-classificazioni hanno infatti chiarito che anche altri meccanismi stanno all'origine delle diverse terminologie dei colori. E' il caso, ad esempio, di dire la forza esatta della Flotta Spaziale? Anfora romana databile intorno al 100 a.C. trovata a una profondila di 36 inetri una grossa porzione di ancora in ferro, completamente concrezlonata e apparentemente isolata. Secondo quanto confermano altri rilievi, la zona, riguardo alla visibilità, è abbastanza difficile e forti correnti sollevano una finissima sabbia, coprendo e scoprendo continuamente il fondale. Usato tuttora come ancoraggio stagionale, il tratto nord-occidentale di Levanzo può diventare rischioso a causa dei frequenti colpi di vento. La possibile sovrapposizlne di diversi relitti, anche di epoche diverse, e la forte corrente che può aver spostato anche sensibilmente i reperti, concorrono a creare molta confusione in un tratto di mare che fu certamente crocevia di importanti rotte mediterranee. Per quanto riguarda le fonti letterarie, un passo di Polibio riporta un episodio della prima Guerra Punica (241 a.C): 50 navi di Cartagine, che accorrevano in soccorso delle città assediate di Drapanum e Lilybeum, furono affondate dalla flotta romana guidata dal console C. Lutazio Calalo. Bollettino settimanale dei pollini dal 14 maggio al 20 maggio 1985 (Numero pollini per metro cubo d'aria) 14 15 16 17 18 19 20 FAMIOLIE ABABABABABABAB ORAMINEAE (poe, festuche) 5 11 259 59 228 82 98 107 184 105 193 102 153 112 URTICACEAE (parletarla) — 4 14 10 10 9 3 14 84 13 52 21 29 23 POLYGONACEAE (romlce) _3_6 223 327191 12 PLANTAGINACEAE (plantagglnl) 21—1. 2 1 1 2 1 — FAGACEAE (faggl) 31 23 15 35—2783 Luigi Griva per sette durante la manutenzione, per otto In caso di lunghi trasferimenti, per nove quando esplora galassie sconosciute e per 10 quando vola in «parata». Sapendo che in tutte queste circostanze non vi sono rimanenze numeriche e sapendo che il numero delle astronavi è li minimo adatto a questo scopo, sapreste due casi più noti sono quello dello «Zoophagus lnsldlans», che invischia 1 rotlferi per mezzo di una speciale sostanza emessa da appositi filamenti chiamati «lfe», e quello dell'. Arthrobotrys oligospora», che cattura con le sue lfe 1 vermi nematodi. Una flotta perfetta ^IÌlttO scienze.

Persone citate: Barl, Berlin, Franco Papò, Gerhard Kapitftn, Luigi Griva, Masai, Paladino, Toda

Luoghi citati: Bellona, Etiopia, Favlgnana, Nuova Guinea, Palermo, Sicilia, Trapani