Sembra un cane, invece è un dingo

Sembra un cane, invece è un dingo Sembra un cane, invece è un dingo che in diecimila anni, o forse più, s'è distesa per linee incerte ma necessarie attraverso i continenti. Qual è infatti l'origine, quali i motivi umani e naturali, quali le parentele e lo stato attuale di dingo e 1 suol fratelli? Io penso, per analogia, a' un oceano solcato da correnti. E' vero che queste si possono definire per la temperatura differente, per la salinità, per la velocità che le contraddistingue, per chissà quali altre caratteristiche che io ignorante non so (e scusate la tautologia); le correnti sono pur sempre, però, del fiumi d'acqua definiti da sponde d'acqua. Acqua dentro e acqua fuori: una continuità di mate¬ ria. Ebbene, chi lavora a districare le correnti di parentela entro una specie immagino che abbia la stessa sensazione di «continuità dovunque» e attualmente, la genetica ce lo insegna, la continuità è pressoché totale entro le varie forme di lupi, di quasi lupi, di cani selvaggi o domestici o rinselvatichiti. Difficile dunque è ripercorrere il filo d'Arianna d'una cosi tenue e vaga filogenesi. L'albero ha mille rami vaghi e intricati. Ma l'incertezza non finisce qui, perché nella storia dal lupo (quale dei tanti lupi?) al cane interferisce robustamente, si intreccia, la storia dell'uomo con le sue migrazioni, 1 suoi Incontri tra po¬ polazioni, i suoi desideri e le sue finalità. Cosi antiche selezioni naturali contribuito alla costruzione degli esseri che ci interessano (dingo e i suoi fratelli) integran-' dosi con quelle nuove espresse dal più recenti ambienti conquistati, con le pressioni, insieme, della selezione direttamente proveniente dall'uomo (••■)• Il dingo è ancora, per buona parte delle sue popolazioni, interamente selvaggio. Interamente, ricordando la sua antica origine, rinselvatichito. E questo ritorno alla natura, a una natura certamente diversa, è storia vecchia. Migliaia d'anni, in ógni caso. Il dingo pertanto ha una sua storia naturale entro cui dev'es¬ sersi differenziato dal suo antichissimo primo progenitore, il lupo dell'Asia me-, rldionale. Cos'è, in realtà, il dingo selvaggio? Vi sono, al proposito, molte leggende e un poco di fatti concreti. M'ha divertito leggere una cronaca pubblicata nel 1983 in cui si racconta di uomini inseguiti, minacciati e a stento salvatisi da un drappello di dingo affamati (Duncan-Kemp). Una storia, di seconda o terza mano, davvero simile a quelle che hanno girato, e ancora un poco girano, a proposito del nostri «pericolosi e famelici» lupi. E molto anche s'è scritto a proposito del dingo cacciatori di gruppo di prede, soprattutto animali domestici, di grandi dimensioni. Ebbene, tutto ciò va assai ridimensionato, sostengono invece i pochi etologi australiani che ormai da anni stanno raccogliendo sistematicamente dati sulle abitudini di questo canide. Secondo questi studi (si veda soprattutto il lavoro di Corbett e Newsome) la tendenza evolutiva del dingo sarebbe verso una diminuzione della sua socialità, se lo si raffronta con il lupo, il suo selvaggio progenitore, e ciò dipenderebbe soprattutto dal fatto che la preda più frequente, il coniglio anch'esso rinselvatichito, si caccia bene individualmente, ed è giusta dose alimentare per un individuo. ii Danilo Mainardi

Persone citate: Corbett, Danilo Mainardi, Kemp

Luoghi citati: Asia