Così la tigre salverà l'uomo

Così la tigre salverà l'uomo Così la tigre salverà l'uomo IN India si moltiplicano i parchi per la protezione delle tigri, in cui all'uomo è severamente proibito entrare. Per 11 momento sono una quindicina e occupano una superficie di 21 mila chilometri quadrati, dall'Himalaya alla punta sud della penisola. L'iniziativa ha suscitato in India molte perplessità e molte critiche. Perché mai i naturalisti vogliono proteggere animali selvatici capaci di uccidere l'uomo? E perché mai vogliono investire nella protezione di una specie più di otto milioni di dollari sottratti al bilancio nazionale, a cui ne vanno sommati altri due raccolti fra gli amici degli animali di tutto il mondo, quando nel paese gli uomini muoiono di fame e per l'aumento continuo della popolazione ogni lembo di terreno dovrebbe essere destinato alla coltivazione? La risposta è semplice: l'operazione-tigre mira a salvare tutto il territorio dalla trasformazione in deserto. Il problema è questo. In India si sta verificando un'esplosione demografica senza pari: nel 1983 vivevano 712 milioni di persone, l'anno scorso se ne sono aggiunti altri 14. La carestia è diventata una condizione permanente. E anche quando la gente avrebbe il riso' da mangiare, manca la legna per farlo cuocere. Ogni albero, ogni cespuglio viene perciò abbattuto. Boschi interi vengono distrutti. La spirale della morte è senza fine: i contadini arano i prati dei villaggi per trasformarli in campi da semina e spingono perciò le mandrie nei boschi, dove rovinano il tappeto erboso. Cervi e cinghiali non trovano più niente da mangiare e perciò nottetempo si spingono nei campi dei contadini, i quali naturalmente li abbattono. A disposizione delle tigri non resta dunque più nessuno dei suoi abituali animali da preda e cosi lei, per sfamarsi, è costretta ad assalire le mandrie dei contadini. Non basta. La distruzione del bosco porta con sè anche danni alle zone umide: verticalmente. Ha pelle liscia, a differenza dei rospi che l'hanno bitorzoluta. Predilige il terreno sabbioso e umido e ha la straordinaria abilità di nascondersi sottoterra, scavando il suolo veloce come un fulmine. Per questo riesce molto difficile incontrare un Pelobate fosco di Cornalia in pieno giorno. Ma da aprile a giugno la sottospecie, cosi come la specie da cui deriva, si riproduce e allora nelle pozze d'acqua dei boschi capita d'incontrare qualche girino molti fiumi si prosciugano e quando piove le inondazioni allagano le terre. Secondo le previsioni, nel giro di un decennio sarà completata la trasformazione del bosco prima in steppa, poi in deserto. Gli ultimi boschi dell'India possono però venir salvati attraverso una politica di protezione delle tigri, perché grazie a loro si proteggono anche gli alberi. Tutto è collegato: proteggere le tigri equivale a proteggere il bosco, che a sua volta evita la trasformazione del clima e la nascita di un deserto, com'è invece accaduto nel Sahel. E tutto questo torna ovviamente a vantaggio dell'uomo. Vitus B. Droescher

Luoghi citati: India, Sahel