L'assedio al grande nemico con la terapia multimodale

Settimanale di scienza e tecnologia Settimanale di scienza e tecnologia L'assedio al grande nemico con la terapia multimodale nale. Bastano pochissimi milligrammi di morfina, ad esempio, per provocare la scomparsa totale del dolori. L'intervento più radicale, ma poco praticato per 1 rischi e le complicanze, è la cordotomia, una tecnica discussa e difficilissima che in Italia ha il suo centro a Verona, nel reparto del professor Ischia: si tratta di tagliare le vie che conducono 11 dolore lungo il secondo neurone, In modo che non possa più passare. Poiché le vie del dolore passano tutte nel quadrante anteriore del midollo spinale, se si raggiunge questo punto con un elettrodo e si interrompe il fascetto di fibre nervose (due millimetri di diametro), si interrompe la conduzione del dolore nella metà opposta dell'organismo. L'aspetto straordinario di questa tecnica è che scompare soltanto la sensibilità dolorosa, mentre restano perfettamente intatte tutte le altre sensibilità, come il tatto o il senso dello spazio, che si trasmettono infatti per altre vie. La grande difficoltà dell'intervento sta nella presenza a brevissima distanza del fascetto di nervi che governa il moto: se l'elettrodo sbaglia il punto, l'esito è la paralisi. La cordotomia non ha praticamente complicanze e si risolve con una leggera debolezza per qualche giorno. Dopo qualche mese però •può apparire la sindrome alglca da deafferentazìone. Soltanto se il dolore si riproduce dall'ombelico in giù, è possibile un secondo intervento. Nella metà superiore del corpo si corrono troppi rischi. Quando è però inutile ricorrere alla cordotomia? Secondo 11 professor Ischia, la cordotomia non funziona nelle nevralgie, nei dolori artrosicl, nelle vascolarizzazioni e nei dolori da artofantasma. E' invece indicata nel dolori oncologici, perché cancella completamente la sofferenza, evitando cosi l'uso massiccio di morfina. Questa può essere somministrata nella fase terminale, come supporto psichico anziché come analgesico. Marina Verna COME la fame e la sete, il dolore può essere conosciuto solo attraverso l'esperienza. E come la fame e la sete, è difficile misurarlo. L'unica misurazione possibile è la risposta comportamentale: urlo, mimica e bisogno di fuga. Queste reazioni permettono di definire in modo inequivocabile soltanto la «soglia», cioè il punto di passaggio dallo stato di non dolore a quello di dolore, detto sopralimlnare. Molto difficile è invece quantificare il dolore sopralimlnare. Uno psichiatra canadese, il dottor Melzack, ha messo a punto un centinaio di espressioni per definirne non soltanto l'Intensità (lieve, media, forte, intollerabile), ma anche la' qualità (cupo, sordo, bruciante e cosi via). Esistono poi le scale analogiche, asticciole di legno lunghe 10 centimetri sullcl quali i pazienti sono invitati a indicare l'intensità del male nel corso di tutta la terapia. Per quanto i due si-! sterni possano apparire approssimativi, in realtà as-. solvono abbastanza bene la' loro difficilissima funzione, j Ognuno reagisce al dolore^ secondo la sua cultura, il fi-; slco e la psiche. Che cosa sia il dolore, è' controverso: non esiste in-' fatti una definizione scientificamente inattaccabile.; Secondo li professor Mario, Tiengo, ordinario di fisiopa tologla e di terapia del dolore all'Università di Milano,' si tratta di un meccanismo, di allarme. Quando un'in-, formazione turba vivacemente le condizioni psicologiche, si produce una profonda emozione (per lo più sofferenza, ma anche piace-) re, come nei masochisti). 1 Il dolore non è però sol-' tanto un segnale d'allarme., Di dolore si muore: le tor-j ture lo dimostrano. E di dolore ci si ammala: cefalee,' dolori del trigemino, stra-' seleni di erpes zoster. Quando il dolore aggredisce 11 corpo, si producono ri-, sposte nervose interne ac-' compagnate dalla liberazione di ormoni, tra cui le en-' dorflne, che vanno a modulare, cioè a ridurre, il dolore là dove questo si trasferisce Il suprofene ha il vantaggio, rispetto all'aspirina di cui è parente stretto, di togliere il dolore nel suo punto di origine, rlducendo gli effetti secondari e non causando assuefazione. La bupremorfina è un oppiaceo che presenta tutti i vantaggi della morfina, con minori effetti secondari. Un altro filone di esperimenti e studi interessanti è che lo producono, in nocicettivo (compressione sul nervo causata, ad esempio, da un tumore o dall'ernia del disco) e da deafferentazione (le fibre nervose sono disconnesse dalle loro terminazioni periferiche, come nel caso dell'arto fantasma). La distinzione del due tipi di dolore serve soprattutto alla cura, che avviene in mento, in collegamento con l'Università); a Firenze, al-, l'ospedale di Careggl il professor Paolo Procacci; all'ospedale di Cattlnara (Trieste) il professor Giuseppe Mocavero; al Policlinico Borgo Roma di Verona il professor Stefano Ischia; a Torino c'è il reparto del professor Roberto Pattono alle Mollnette. Il dolore spesso richiede nel midollo spinale (punto 2 della figura). Oggi il dolore è un capitolo a sé delle neuroscienze e la terapia cerca soprattutto di avere una conoscenza' chiara dei meccanismi di fisiopatologia: solo un'indagine semlologlca accurata permette infatti di capire il meccanismo di origine del dolore. Quella che oggi viene chiamata .terapia multi-

Persone citate: Marina Verna, Paolo Procacci, Roberto Pattono, Tiengo

Luoghi citati: Firenze, Ischia, Italia, Milano, Torino, Trieste, Verona