Prokosch colleziona come farfalle i grandi della letteratura di Masolino D'amico

Prokosch colleziona Prokosch colleziona come farfalle i grandi della letteratura Ho ripetuto collezionista e non ho detto intervistatore, perché Prokosch attraverso questi contatti con i grandi — e ci sono davvero quasi «tutti», da Joyce a Brecht, da Forster a Gertrude Stein, da Colette a Karen Blixen — non si preoccupa di sottoporre un questionario da cui emerga la personalità del soggetto, come fanno 1 giornalisti, ma cerca piuttosto, con una franchezza che stupisce o confonde non pochi degli Interessati, la risposta a certe domande che gli stanno a cuore al momento, e che di solito riguardano altri grandi. A Brecht chiede cosa pensa di Hitler; ma più spesso agli interlocutori domanda che concetto abbiano di Dostoevskij, di Yeats o di Goya, o la loro opinione gli uni degli altri (Joyce apprezza la Woolf? La Woolf stima Joyce?). Spesso in questi casi ottiene risposte evasive o Imbarazzate. Miglior successo ha quando lascia 11 protagonista di turno libero di fare il suo numero senza Intralci di domande fastidiose; emergono cosi, non di rado, piccoli autoritratti non indegni di una plausibile antologia forse apocrifa, alla Vita-FinzL Se è una imitazione, come sospetto, il pezzetto di Malaparte che spiega la sua convinzione che i Faraglioni di Capri siano in realtà Scilla e Cai-iddi è un capolavoro. Molti personaggi di Voci sono colti in un atteggiamento caratteristico e non facilmente dlmenticabile: Dylan Thomas che si butta nel mare di una Ostia autunnale, abbandonati calzoni, calzini «e le misere mutande grigiastre»; Gide alla scrivania, in vestaglia di velluto rosso, che racconta la decadenza di Oscar Wllde; Alice Toklas ormai sola nell'appartamento dove Incombe il fantasma della sua grande amica. Tuttavia la curiosità indiscreta di Prokosch rise hlerebbe alla lunga di essere insopportabile, se a riscattarla non ci fosse, dal principio alla fine, un amore appassionato per le opere, ovvero per gli oggetti creati dagli strani personaggi e dal loro predecessori. I libri che Prokosch non si stanca di citare non appartengono mai alle effimere mode letterarie del momento, ma sono i classici imperituri di ogni tempo, Omero, Shakespeare, 1 grandi russi; nel ricercarne gli equivalenti odierni il narratore per quanto talvolta irritantemente compiaciuto si trova sempre, è innegabile, dalla parte del giusto. D'altro canto la sua speranza, tanto spesso delusa, di trovare qualcosa di eccezionale, di illuminante, nella personalità quotidiana di un artista, ossia di coluljjche J2j£9NffiÉjf°ne meM<p § 'meguo"df se' stesso%r»row,"àe. flWu, nella poe'sia. Insomma in quello che offre al pubblico, è certo Ingenua. E insomma, dopo averlo letto con interesse e con piacere, non invidio a Prokosch nessuno degli innumerevoli episodi di cui è stato testimone, se non forse il leggendario incontro di tennis con cui Big Bill Tilden — un altro artista immenso! — ormai all'inizio del suo declino, cedette le armi al «coccodrillo» Lacoste, di dieci anni più giovane: Gennari town 1927, e Coppa Davis alla Francia (qui però la memoria totale di Prokosch funziona meno bene di altre volte. Contrariamente di come racconta lo scrittore, infatti, Tilden- Lacos te fu giocato prima e non dopo il match fra Cochet e «Little Bill» Johnston, che fu quindi quello decisivo). Frederlc Prokosch, 77 anni, poeta e narratore americano, vive in Francia a Grasse e coltiva l'hobby dell'entomologia. Ha scritto romanzi di saccesso fin dagli Anni Trenta come «Gli Asiatici», «Cinque notti a camminare» e «Sette in foca» pubblicati in Italia da Bompiani, «Gli idoli della caverna» (Mondadori), «Manoscritto di MUsoiungi» (Longanesi). Con il passare del tempo la sua notorietà è rimasta soprattutto legata all'ambiente letterario ed editoriale più che al vasto pubblico. Una fiammata di successo si è riaccesa di recente con la pubblicazione di «Voices. A Memolr», tradotto ora da Gilberto Forti per Adelphi («Voci», pagine 399, lire 25 mila), che è una galleria di ritratti e conversazioni con personaggi celebri della letteratura. FORNITO di quella che chiama «memoria totale» — la capacita di serbare indelebilmente, fino ai particolari più minuti, tutti i momenti di certe occasioni straordinarie — Frederic Prokosch, scrittore raffinato e cosmopolita nato settantasette anni fa negli Stati Uniti, cominciò fino dall'infanzia a raccogliere incontri, col tempo venendo a perfezionare una tecnica precisa e scientificamente impietosa come quella che più o meno contemporaneamente metteva a frutto nella caccia e nella catalogazione delle farfalle. Ma mentre a un certo punto della sua carriera di entomologo Prokosch cominciò a nutrire scrupoli sulla liceità di infliggere agli insetti la crudele trafittura indispensabile per la loro conservazione (finché un giorno, avendogli gli dèi concesso la cattura di un esemplare particolarmente raro e prezioso, si ripromise addirittura di non uccidere farfalle mai più), non sembra che col tempo egli sia diventato meno insaziabile di contatti con campioni di altro tipo. In altre parole, se il Papilio cresphontes e la Dione vanitine sono forse un po' più scontate per Prokosch oggi di quando le inseguiva bambino nel Texas, la sua disponibilità a scrutare esponenti eccezionali della razza umana sembra immutata da quando cominciò a esercitarla sulla famosa ballerina Anna Pavlova, capitata in tournée nella provinciale città, di Austin, e quindi nel salotto dei suol genitori, intorno all'anno 1914. Perché Prokosch pur collezionando esseri umani del tutto particolari — supermen e superwomen, rigorosamente scelti nella categoria degli artisti, soprattutto letterari — non si avvicina all'oggetto della sua ricerca con gli occhi vWW&Sf*0* df fan: egU tiene gli occhi b$m ..< aperti, a, pon lasciarsi.sfuggire le debolezze e lpOI, fragilità del soggetto, registrandole non con maligno compiacimento, e nemmeno con sollievo iconoclasta, ma, appunto, con uno spirito scientifico quasi severo. Virginia Woolf ha sei rughe, contate sulla fronte, e oltre che vulnerabile appare «piuttosto trasandata, avvizzita, sbiadita». Thomas Wolfc suda come una fontana e schizza il cibo dappertutto in un ristorante cinese. Edmund Wilson fa cadere un gamberetto sui capelli di Edith 81twell e rimane a fissarlo affascinato. Quanto poi a W. H. Auden, neanche il fatto di essere uno degli idoli principali di Prokosch lo salva dall'avere il proprio progressivo declino fisico e anche intellettuale seguito e puntigliosamente registrato attraverso successivi incontri a distanza di decenni. Di uno dei tre uomini più intelligenti che af¬ ferma di avere mai conosciuto, George Santayana — gli altri due sono Thomas Mann e André Malraux — Prokosch dice che dopo averlo ammirato da lontano per anni senza saperne la ragione, non risolvendosi ad accettare veramente la sua poesia né a comprendere la sua filosofia, era rimasto improvvisamente e durevolmente scosso dal suo libro di memorie, Persona and Places, uscito quando l'autore aveva ormai ottantanni. E' stata del resto la sorte di molti giganti del pensiero, quella di sopravvivere mediante un libro di memorie private al declino delle loro idee, fatalmente superate dal mutamento dei tempi; pensiamo, fra i tanti, ai casi di Rousseau e di Ruskin. Frederlc Prokosch deve aver certo tenuto presente questi esempi quando ha rinnovato 11 successo dei suoi romanzi una volta fortunati, ma oggi difficilmente reperibili (con la sola eccezione, forse, di The Missolonght Manuscript, memoriale immaginario di Byron), mediante l'odierna autobiografia sublimata da una favolosa serie di incontri con protagonisti della vita intellettuale novecentesca. Parlandoci obliquamente di sé, e idealizzandosi certo non poco — come acerbo esteta promo- Illustrazione di Qui no t\pre di capricciose edizioni numerate, come agile jf^P'oWW1 di,terjj%p poi di squ$& SHt&IIHrì vane e squisito romanziere baciato dal successo, e quindi come dilettante di soggiorni in luoghi insoliti, durante la guerra nel Portogallo paradiso delle spie, dopo la guerra nella Roma paradiso degli omosessuali anglosassoni, quindi in Oriente, ecc. — egli fa sfilare in una nutrita sequela di capitoli brevi e precisi una imponente galleria di celebrità, tutte osservate con gran cura. Con poche egli stabilisce un vero dialogo; per la maggior parte 1 suoi interlocutori, aggrediti da un visitatore cortese ma probabilmente importuno, si limitano a rispondere in fretta alle domande, senza troppo badare a quello che dicono. Tuttavia la loro voce suona sempre autentica; se il collezionista vi aggiunge qualcosa di suo, lo fa con una abilità mimetica addirittura prodigiosa. Masolino d'Amico

Luoghi citati: Austin, Capri, Francia, Grasse, Italia, Portogallo, Stati Uniti, Texas