Dumas a Napoli un cronista con la psiche portatile

Escono per la prima volta in Francia le pagine di viaggio Escono per la prima volta in Francia le pagine di viaggio Dumas a Napoli i un cronista con la psiche portatile Alessandr raccontato 'la storia del mondo intero, da Omero a Byron, da Achille a Bonaparte, da Erodoto a Olivier». Con suprema enfasi il piano prospettava ciò che oggi si chiamerebbe «un servizio»: slmile nelle dimensioni se non nelle Intenzioni alla serie sul Mediterraneo che Folco Quilici e Fernand Braudel fecero qualche anno fa, con più serietà ma con non meno fervore, per le televisioni europee. Reno. A Magonza, nel 1857, aveva parlato di Napoli e di Carolina a un'altra cantante, Lila von Bulyowski, che lo aveva fatto soffrire. Due anni dopo ne cavava un racconto. Inedita in volume. Une aventure d'amour è stata appena pubblicata da Plon con i suoi risvolti: le lettere disperate di Carolina a Dumas dopo la rottura. Dominique Fernandez, nella sua prefazione, paragona giustamente la faccenda a un'opera. Il gioco di specchi, la ricostruzione del passato e di un paesaggio mediterraneo nel quadro opposto del paesaggio renano richiamano situazioni operistiche. Si tratta di un'opera minore forse, ma sottolinea la notevole differenza tra Dumas e Stendhal rispetto alla funzione e al senso dell'Italia come mito immginario. Dumas non ne presupponeva nessuna virtù e nessun modello. La sua Italia non era un'astrazione, il referente di ogni vitalità e persino dell'energia, che invece si accaniva a vederci Stendhal Dumas ne constatava le grandi contraddizioni, le descriveva, le accettava. Viene di qui la straordinaria modernità dell'altra opera pubblicata in Francia, 11 Corricelo (edizioni Desjonquères), con cui tra il 1841 e il 1843 Dumas ricostruì in cronache separate le tre settimane del soggiorno del 1835, triturando come al solito le cose viste, i ricordi, le letture e dimostrando ancora una volta che la finzione è più vera dell'esattezza del PARIGI — Alessandro Dumas sarebbe immaginabile nell'epoca della televisione? Si sarebbe sottomesso alle regole ineluttabili del montaggio delle immagini, alla relativa lentezza delle riprese, all'equilibrio tra parole e cose viste? Lui cosi frenetico, trascinato dai torrenti dello stile, che preferiva le approssimazioni alla realtà, purché prima vi trascorresse il flusso della vita? Beninteso, l'enorme costruttore, il compilatore senza pari, l'autore traboccante di pagine a cui spesso metteva la firma senza averle nemmeno lette, ha avuto eredi nell'universo televisivo, che è per eccellenza l'universo della falsificazione, della ricostruzione, della verosimiglianza. Le ultime tre parole definiscono Alessandro Dumas meglio di ogni altra e producono quegli innegabili accenti di verità, a lui esterna, di cui la sua opera ancora risuona. Sono riflessioni suggerite dalla pubblicazione di pagine del viaggio che Dumas fece a Napoli tra la fine di agosto e il novembre del 1835. Tre settimane il cui ricordo fu poi soppiantato dai ricordi dei tre anni che Dumas passò a Napoli, tra il 1861 e il 1864, compagno entusiasta di Garibaldi. Nel 1834 non aveva ancora concepito i suoi grandi romanzi storici, ma aveva conquistato Parigi e ideato il progetto di un'incredibile epopea: un racconto di viaggio intorno al Mediterraneo. In esso «non sarebbe mancato nulla di ciò che fu grande: Avrebbe Con la cantante del San Carlo Dumas non uveva la pazienza di un autore televisivo. Parti nel novembre del 1834 senza un piano di lavoro. Restò sei mesi a Marsiglia, arrivò a Napoli nell'agosto del 1835, raggiunse la Sicilia e la Calabria, di cui ha lasciato due volumi di cronache già note, lo Speronare e il Capitano Arena, poi in novembre ritornò a Napoli per tre settimane. Da Napoli passò per Roma e ritornò in Francia. La grande epopea mediterranea non venne mai ripresa. Passarono anni prima di trovare un pretèsto, o la voglia, di fame un racconto. Nel 1859-1860, un'«avventura d'amore» fece affiorare le appassionate settimane vissute da Dumas con una cantante del San Carlo, Carolina Ungher: immagine Ideale e avventura eccezionale che il vecchio dongiovanni cinquantasettenne travestiva e inseriva nella cronaca di una passione non corrisposta nella valle del a MERATE (Como) — Non capita tutti i giorni di incontrare un uomo che ha lavorato gomito a gomito con Arnoldo Mondadori e con Angelo Rizzoli: un signore di 91 anni che ha inventato «i Gialli,,, -la Medusa,, mia Biblioteca Romantica", mie Scie», gli 'Omnibus» e finalmente la «Bur». Questo personaggio straordinario si chiama Luigi Rusca, e la sua figura di eminenza grigia esce dall'ombra grazie ad un bellissimo''ritratto'che ha scritto di'lui Dante Isella, il ritratto sta come prefazione alla nuova edizione del Breviario dei laici, un grosso volume antologico, «a cura di Luigi Rusca*, che Rizzoli aveva pubblicato nel 1957, e che ora inaugura una nuova collana, intitolata 'Classici Rissali, (pagg. 1207, lire 45.000). Questa eminenza grigia della grande editoria italiana di un trentennio, dalla fine degli Anni Venti al centro degli Anni Cinquanta, esce da un'ombra che, come accenna con grande discrezione Isella, è stata un'ombra un po' nera, un po' sinistra, una serie di cortine fumogene stese da varie persone. Veniamo a parlare con Rusca spinti da grosse curiosità. Gli facciamo tante domande. Lui risponde sempre a tutte: ad alcune subito, in modo diretto, ad altre dopo un po', con qualche aneddoto 'impertinente.. Chiediamo a questo lucidissimo testimone: lei ricorda crisi analoghe a quelle dei nostri anni? Noi abbiamo visto crisi gravi o gravissime di case editrici di vario tipo, dalla Feltrinelli alla Einaudi alla Rizzoli, e ora si sentono scricchiolii funesti da un'altra parte... Rusca prende le cose alla larga. Ci parla dei suoi studi da bravo ragazzo di una borghesia lombarda venuta dal Canton Ticino, col nonno del nonno che aveva costruito nel 1771 una bellissima villa a Cernusco Lombardone, in vista al Resegone prima che diventasse famoso; studi al Liceo Patini avendo a compagno di scuola Carlo Emilio Gadda. Lo studio del tedesco ('l'altra mattina, pensi, mi sono svegliato e mi son messo a parlare in tedesco da solo, dopo tanti anni; eh, i tedeschi; una volta a Salisburgo il mio amico Stefhan Zweig voleva che gli presentassi Toscanini....); lo studio dell'arabo per fare l'archeologo In Medio Oriente... E la prima guerra mondiale, con Vittorio Emanuele che chiede al giovane ufficiale: «Lei di che ramo dei Rusca è?, e il giovane ufficiale imbarazzatissimo risponde «di quello di mio padre, Maestà.. Rusca torna dalla guerra .mutilato nella testa., Senza ferite ma svuotato di progetti. Mille aneddoti si accavallano sugli anni passati al Touriiig Club, come redattore capo delle «Vie d'Italia, e sul suo lavoro alle .Guide. dell'Italia Meridionale... Finalmente si arriva al '29, quando Rusca viene cacciato perché non Incontro con Luigi Rusca, oggi novantunenne, mentre torna il suo «Breviario dei laici» Jlufercal Ilupercal '{lu.percal ilupercal