La cultura disseta il vampiro

La cultura disseta il vampiro La cultura disseta il vampiro T N un contesto letterario 11 termine \{ A "8°tlc0" viene più che altro cpplicato a un gruppo di romanzi scritti fra 11 1760 e il 1820.1 loro autori, salvo poche eccezioni, non sono attualmente oggetto di particolare attenzione critica, per quanto alcuni nomi mantengano ancora un certo rilievo: Horace Walpoie, Ann Radcllffe, Matthew Lewis, O.R. Maturln, Mary Shelley», scrive David Punter nelle prime pagine, quelle insomma programmatiche, detta sua Storia della letteratura del ' terrore da poco pubblicata dagli Editori Riuniti (376 pagine 26.000 lire). L'edizione originale di Longman è del 1980, e cosi l'affermazione del saggista risulta un poco datata. Perché negli ultimi cinque anni l'interesse per il .gotico, è andato aumentando, e anche qui da noi. Abbiamo collane speciallssate, addirittura case editrici specialieeate, il 'gotico, va. Quello vecchio e anche quello per così dire nuovo post 1820. Quando si pensa al romanzo gotico vengono subito in mente un insieme di caratteristiche: una certa enfasi nel descrivere il terrificante, una frequente insistenza sulle ambientazioni arcaiche, un uso cospicuo del soprannaturale, la presenza di personaggi estremamente Stereotipati e il tentativo di dispiegare e perfezionare le tecniche di suspense letteraria sono le più significative. «In questo senso, la narrativa gotica è la narrativa del castello infestato dagli spettri, delle eroine in preda a indescrivibili terrori, del cattivo cupamente minaccioso, del fantasmi, del vampiri, dei mostri, dei licantropia insiste nel suo utile e puntiglioso saggio David Punter. Se doveste scegliere quale tra queste figure o illusioni di figure desta in voi maggior paura e, insieme, suggestione, penso che non avreste esitazioni nelllndicare come me il vampiro. Il vampiro è noto dal fremito della notte del tempi, se ne hanno esempi in quasi tutte le mitologie europee e asiatiche, ma il romanticismo ne ha fatto una specie di eroe della società, un elegantone o un marginale. Ecco qui a erudirci un dovizioso Libro dei vampiri, sottotitolo: dalla leggenda alla presenza quotidiana, scritto e curato da Fabio Oiovannini (edizioni Dedalo, 220 pagine con Illustrazioni, 25.000 lire) che ha senz'altro un programma ambizioso. «Questo libro apre una nuova battuta di caccia al vampiro. Invita a cercare 11 vam- Il racconto, contenuto nella raccolta La camera di sangue, edita l'anno scorso da Feltrinelli, sviscera la storia di un giovane ufficiale inglese che, in licenza in continente, alla vigilia della prima guerra mondiale, pensa di fare una bella gita in bicicletta netta terra dei vampiri. La bicicletta è una difesa, se non una sfida nei confronti delle superstizione, dal momento che è il prodotto detta ragione pura applicata al movimento. Il giovane ufficiale è ospitato ■dalla contessa Nosferatu, che è una donna bambina dai nervi tesi, frutto di unioni tra consanguinei, orfana di padre e di madre, tenuta al buio troppo a lungo come una pianta mai esposta alla luce del sole, e resa quasi cieca ma con denti aguzzi e unghie come affuattssiml artigli. L'ufficiale inglese che già intuisce oscuramente gli orrori della guerra prossima ventura giudica la contessa una poveretta da far curare a Zurigo in una clinica per le malattie nervose, Un oculista si occuperà della fotofobia. Quanto al denti e agli artigli saranno sufficienti un dentista e una manicure a ridurli umani Lui la farà diventare, insomma, una graziosa fanciulla, la libererà dagli incubi e la sposerà, ita la donna bambina è già morta, e l'ufficiale inglese a Bucarest troverà un telegramma che gli ingiunge di rimpatriare per combattere. Anche le biciclette potranno essere impiegate m guerra per compiere il male. ' «n vampiro è sempre sospeso tra il mondo delie biciclette e quello del castelli in rovina, sa già che verrà la guerra di sterminio e nasconde 1 denti insanguinati nel (mantello della propria nevrosi. E* Il santo (protettore del libri per 1 bambini, perché racchiude in se gli enigmi e gli equivoci non risotti di tanta letteratura per l'infanzia di un tempo, e oggi può alutare a salvare i grandi prodotti del passato, auspicando anche l'arrivo di nuove invenzioni, la creazione di nuove mitologie», scrive l'impavido Antonio Faeti nel suo libro che ì pur sempre consacrato all'avvenire della ■letteratura per l'infanzia. «Il vampiro rimanda ai libri, al film, ai fumetti, al teatro, all'illustrazione, ma è quasi sempre riconducibile a una biblioteca che in lui sembra poter essere riassunta». Sempre libri da scrivere, da leggere, da ritrovare, da produrre addirittura a gara, libri succhiati ad altri, libri rubati, ma anche abbondantemente restituiti..... Oreste tjef Buono ' Illustrazione apparsa sulla rivista francese «L'Ecran Fantastique» re moderno, e oggi come categoria per la cultura di fine secolo». La caccia al vampiro, dunque, finisce quasi per assumere un carattere d'urgenza, per cosi dire di assoluta necessità. Si caccia il vampiro a scopo di identificazione personale. Perché mal questa remota figura continua a dominare nel nostro immaginario? Una risposta il meno ovvia possibile la cerca con ti suo solito incantevole candore e la sua solita traboccante generosità di citazioni, deduzioni, induzioni, illazioni culturali Antonio Faeti, insegnante modello e fanatico più che critico di media, in un libriccino detta collana 'Educatori antichi e moderni, detta Nuova Italia, dal significativo titolo La bicicletta di Dracula (225 pagine, 17.000 lire). Il titolo, in cui è coinvolto il più celebre dei vampiri, che non è il Lord Ruthven di Polidori, ma il Conte Dracula di Stoker, è stato ispirato ad Antonio Faeti da un racconto gotico di una scrittrice inglese contemporanea. Angela Carter, che '■ama narrare favole nuove o meglio rinarrare favole vecchie con spirito d'oggi, non per metterle in burla., plro che si annida nella cultura di fine secolo e nella tradizione letteraria e "dotta" del passato. Mettersi sulle tracce del vampiro è un gioco venatorio appassionante. Permette di scoprire pipistrelli vamplreschl nelle pagine degli autori più insospettabili- scrive Fabio Oiovannini. I grandi del sapere moderno, insomma, hanno avuto tutti commerci inconfessati con il vampiro. Proust e Joyce, Musil e Mann, tutti,, tutti hanno nascosto almeno un piccolo vampiro nei loro libri, hanno subito il fascino contagioso del non-morto, del defunto ribelle che torna per dissanguare i vivi. Di storie di vampiri parlano documenti settecenteschi, romanzi ottocenteschi, metafore novecentesche. Le prove dell'esistenza dei vampiri netta cultura dell'Occidente sono innumerevoli. «Eppure», ammette Fabio Oiovannini, e quest'ammissione è anche la ragione del suo libro, «nono- ; stante tutte queste "premesse"' indubitabili, nessuno crede all'esistenza' del vampiri. E non si tratta dell'esistenza .reale di questi esseri immaginari, ma delia loro esistenza come figura e mito del sape-

Luoghi citati: Bucarest, Italia, Zurigo