Questa critica sembra un verbale
Questa critica sembra un verbale Questa critica sembra un verbale e colleghi: la settimana scorsa, sotto il Voltone di Piazza Maggiore a Bologna, un bancarellista «sfacciato» aveva ammassato tutte le monografie insieme e le vendeva a mille lire luna, ammettendo tuttavia di trovare radi clienti). nessuno la febbre della lettura). Ma l'incalzare, da destra e da sinistra (culturalmente parlando, s'intende), delle nefaste metodologie (semiologia e sociologia, per citare le ultime venute di moda) ha reso consimili ricerche del tutto impalatabili (la nostra arcade riletta da un semiologo si merita senza fallo un titolo come Attanza e funzione sintattica in ecc. ecc.; se casca, invece, sotto la grinfie di un sociologo, si trova sicuramente appioppato un titolo del tipo Committenza e classi socia/i nella poesia di ecc. ecc.; e nell'uno come nell'altro caso non dico il desiderio, ma la semplice curiosità di chi legge è irrimediabilmente frustrata). Ho sempre pensato che, in un simile ambito, scrittore e lettore coincidano: chi scrive si legge da sé, e subito attacca a progettare un'altra (e più allettante) monografia (questo spiega anche l'affiorare sulle bancarelle degli ambulanti delle poche copie spedite in omaggio ai cosiddetti amici LEGGO in un bollettino di anticipazioni editoriali che uscirà a fine mese da Mondadori un nuovo libro di Giovanni Macchia, Le rovine di Parigi, raccolta di saggi su scrittori francesi: e ilcuore, alla notizia, mi s'allarga, mi pare di respirare una ventata d'aria pura, corroborante. Macchia t, infatti, uno degli ultimi superstiti della saggistica letteraria in Italia: leggerlo tiene desta in noi un'esile speranza che questo particolare genere espressivo non sia del tutto in via d'estinzione. Da qualche anno, infatti, la nostra saggistica letteraria agonizza, sostituita da quella sottospecie avvilente che è la produzione di monografie di, per, tra studiosi universitari. Gii la monografia (lo dice la parola: «dissertazione, scritto su un unico e ben determinato argomento», Zingarelli, p. 1189) è un tipo di libro di per sé molto restrittivo (un titolo come Paola Pasauinelli Quarantini poetessa in Arcadia non mette addosso a Eppure, se chiedete a semiologi e sociologi (soprattutto se giovani, e perciò più cretini) un parere su Macchia, rischiate di. sentirvi rispondere: «Non è uno scienziato». Questa lebbra della scientificità ha appestato gli studi letterari, ha costretto decine di giovani apprendisti a scriva male, perché scriver bene puzza di quasi dilettantesco: possedete un bello stile è indizio di soggettivismo, mentre l'oggettività (scientifica, per l'appunto) deve fondarsi solo su termini incontro¬ Caccia a un personaggio sempre vivo: dal romanzo gotico al fumetto ai libri per r vertibili come «deissi», «idioletto», «sottocodice», «supersignificazione». Se, oltre a scriver bene, qualche saggista tenta poi di accostare l'opera letteraria ad opere d'altre letterature, o ad opere artistiche o musicali, tentando una lettura comparatistica o interdisciplinare, allora l'etichetta di dilettante non gliela leva più nessuno. Per i monografi sti scientifici dell'ultima leva Mario Praz passa i probabilmente per un «notevole uomo di gusto», {mentre Ferdinando Neri e Pietro Paolo Trompeo non sono altro che «elzeviristi di vecchio stampo». E intanto siffatti «saggisti» continuano a sfornare le loro : asfittiche ricerche, i loro 'micragnosi atti di convegno, i loro impermaliti ! contributi seminariali scrit! ti con la stessa vivezza delle notifiche dei vigili urbani (sia detto senza offesa alla categoria, che ha altri meriti) e fitti, in compen-' so, di e/o e di versus con relativo segnetco. ^. Guido Davlco Bonino ragazzi.
Persone citate: Bonino, Ferdinando Neri, Giovanni Macchia, Mario Praz, Mondadori, Pietro Paolo Trompeo, Quarantini
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