De Kooning dà forma all'azione

De Kooning dà forma all'azione De Kooning dà forma all'azione emerse il Rinascimento LA mostra di opere degli Anni Settanta e Ottanta di Willem de Kooning allo Studio Marconi di Milano è l'occasione di un bel libro-catalogo, a cura di Attilio Codognato, e pubblicato dall'Electa (pp. 78, ili. 67, slp). Occasione importante, in quanto si tratta della prima mostra personale del grande artista, oggi ottantunenne, In Italia (realizzata anche con l'aiuto di sponsorizzazioni), dopo una mostra di disegni tenutasi nel 1969 a Spoleto, nell'ambito del XII Festival del Due Mondi. Mitico rappresentante della grande pittura d'azione del dopoguerra americana, insieme a Pollock, Gorky, Kllne, Hofmann, Rothko (per nominare gli artisti più importanti), de Kooning con le sue opere recenti ci stupisce ancora, poiché esse mantengono intatta la sua capacità di grande inventore di forme che non si acquietano, non si esauriscono mai in uno stile, tanto meno nel proprio: «nessuno stile», è Infatti una sua sintetica e famosa dichiarazione fatta a Harold Rosenberg, e che sottolinea Codognato In catalogo. De Kooning, olandese di origine ma cittadino americano dal '62, ha sempre considerato la pittura quale modo di vivere: per lui come per Gorky, di cui fu grande amico, l'arte deve trovare la sua forma nella realtà della vita dell'artista; e. come questa, è in continuo divenire. Nella mostra milanese sono esposte tre sculture, a testimonianza di questa sua recente attività, iniziata a Roma nel esatte volumetrùJdel Brunelleschi, le razionalità prospettiche dell'Alberti, si rivelano incongrue. Anche la prospettiva italica appare differentemente mobile: la politica di terra e di mare, di potènza'è insieme di corììmerciò, dello stato veneto, è in piena espansione dalla 'Lombardia all'Egeo: nel multiforme dominio conviene affermare un'immagine storica ormai stabilizzata, gotica, della città dominante. Delle nuove correnti di pensiero che filtrano a Venezia, interessa l'aggregazione urbana degli spazi, la sensuale bellezza delle cupole e delle volte, la suggestione archeologica e so-7 prattutto il recupero delle più lontane matrici romane e bizantine. "' ')': Nella complessa analisi della trasformazione e del rlnrwvatneniò.'da Palazzo Ducale a S. Maria dei Miracoli, da Palazzo 'Dario a S. Zaccaria, dalla''Scuola di S. Marco alle Prtléuratle Vecchie, l'opera'dì Me Andrew si Hvelatomé'lo studio di tutta una vita: mi¬ De Kooning: «Woman» (1942) pari. '69: il tema della figura femminile seduta, reclinata o in piedi diviene luogo di forti scontri, di grandi tensioni, come nei dipinti più famosi degli Anni Cinquanta, anche essi sul tema della «Donna». L'aspetto saldo, violento del segno rimanda anche a tre disegni esposti del '75, che presentano Immagini allusive ma indefinite, di tipo automatico, stemperate in uno spazio che diviene contemplativo. Essi preannunciano la serie degli ultimi, bellissimi dipinti, compresi tra 111982 e il 1984. anni In cui la sua poetica del segno e del gesto si allarga in uno spazio rarefatto, di memorie e di sogni, quasi un «evanescente, stupendo arcipelago», come lo definisce Codognato: Indubbiamente un momento di riflessione, influenzato dalle poetiche Zen a cui si era accostato durante un viaggio In Giappone nel '69. Ma che lascia sempre integro il suo atteggiamento di fronte alla tela, che è quello della rappresentazione di un soggettivismo esasperato e eroico: testimoniato in catalogo dalle significative fotografie scattate da Hans Namuth nel suo immènso studio-abitazione, a East Hampton. Mirella Bandinl nuziosamente preparato durante i lunghi soggiorni dell'autore a Venezia, che lo misero in grado di stabilire un profondo, duraturo contatto col mondo che amava. Struttura per struttura, pietra per pietra, l'indagine si sposta tra t nodi di quello straordinario 'Rinascimento bizantino» di cut parla Ruskin, sema tralasciare il tessuto cosiddetto minore, guardato con attenzione altrettanto partecipe. Di più: ogni costruzione 4 vista nell'insieme che la determina e da cui viene determinata: un occhio nuovo sembra percorrere antichi itinerari, aiutandoci a vedere più a fondo non solo la città-laguna, ma l'architettura di ogni tempo. Basterebbe il capitolo sulla Torre dell'Orologio, che vorremmo fosse tetto da tutti i visitatori di Venezia: uno straordinàrio approccio alla situazione urbana della 'Torre dei Mori» in Piazza S. Marco e alle prospettive secondo cui occorre »scoprirla». Tutto in uno stile piano.

Luoghi citati: East Hampton, Giappone, Italia, Lombardia, Milano, Roma, Spoleto, Venezia