L'aviazione di profilo

L'aviazione di profilo L'aviazione di profilo Cominciò il 17 dicembre 1903 nel North Carolina: Orville e Wilbur Wrlght, con II loro Flyer, una rozza macchina di legno e tela, si levarono in volo e percorsero una distanza di 259 metri. E' continuato con lo Space Shuttle, la navetta spaziale che, tra l'altro, mette in orbita satelliti artificiali. Tra questi due estremi si snodano oltre 80 anni di storia del volo umano. La racconta Paolo Matrlcardi in un volume «Storia dell'aviazione» (pagine 240, lire 50.000» pubblicato da Mondadori. Un lungo viaggio dall'era dei pionieri MILANO — Riuscirà la pittura pudica e ansiosa di Mario Marc ucci a-conquistare sicché Milano dopo Firenze e Roma? Due mostre, di «Autoritratti» dal 1933 a ieri (i bei visi spavaldi della giovinezza, il volto cosi umano e pacato della vecchiaia) alla galleria Farsetti, e di «Paesaggi» alla galleria del Milione. Due cataloghi con le presentazioni, la prima un poco Ingenua di Alberto Moravia, l'altra abilissima di Cesare Garboli. Articoli di Soldati, Briganti, Tassi. Insomma un caso letterario nella pittura, un pittore come segretamente e particolarmente amato dalla generazione «versiliana» dei nostri scrittori, quelli che ogni estate si ritrovavano nella semplice Viareggio tra pini e tartane e il «balipedio» di Mario Tobino? Marcucci ha anche lui passata la settantina; tranne soggiorni a Firenze e Roma ha sempre abitato a Viareggio. Da più di un anno è in cura per una grave malattia agli occhi e non si hanno grandi speranze per guarirlo. Non hanno mal smesso, in Toscana, di dipingere come si vede: e Marcucci. autodidatta figlio di pescatori, ha raccontato sempre, direttamente, le cose che lo innamoravano d'attorno; darsene, visi di compaesani, piccole nature morte come appena cavate dalla borsa deila spesa, fiori di campagna, paesaggi nel caldo notturno dell'estate. E tanti, un centinaio almeno di autoritratti. «Se ne son dette tante sul perché di questi ritratti nello specchio — dice il Piero Pananti, 11 gallerista di Firenze più vicino a Marcucci — ma la realtà forse è la sua timidezza di fronte ad un modello estraneo. Lui, non lo si è mai visto lavorare; dipingere, per lui dev'essere una specie di mediazione con le cose: sempre alla ri- . cerca di uno stato di grazia e sempre insoddisfatto. Pitturava sempre e poi: "A quello devo tornarci sopra: m'ha interrotto una telefonata". Sempre arrabbiato con se stesso e col suo lavoro. Doveva lavorar solo, Insomma, e ti ritratto di sé nello spechhio era il modello più a portata di mano. Tanti ritratti, degli altri, li faceva anche a memoria*. Sono i ritratti degli amici letterati — e soprattutto poeti — che han sempre circondata la sua pittura. Gino Parenti, amico di Scipione e che lo scopri per primo, e poi Luti, Sereni, Gadda, Montale, Longhl, Tobino, Cassola, Delfini, Parronchi, Moravia. I suol piccoli dl- Marcucci: «Autoritratto» (1931) .r, s. .'."..'(i «I ; Imi