Con l'arrivo degli ultimi due grossi bauli tornate insieme tutte le monete del re

Con l'arrivo degli ultimi due grossi bauli tornate insieme tutte le monete del re Con l'arrivo degli ultimi due grossi bauli tornate insieme tutte le monete del re Il completamento è avvenuto per volontà parso - Ora la preziosa collezione è cust ROMA — Due grossi bauli, ossia due casse rinforzate da rifiniture metalliche e munite di lucchetti, hanno completato, per volontà di Umberto II di Savoia, la famosa collezione di monete messa insieme, con una paziente ricerca di anni, da suo padre, Vittorio Emanuele III. In questi giorni, una minima parte di essa, relativa al periodo medioevale, esposta all'Eur per l'inaugurazione della sede di un istituto di credito, ha suscitato alcuni interrogativi: dov'è finita la raccolta e perché non viene fatta vedere? Livio Santamaria, apprezzato studioso, ora titolare di una delle più antiche case numismatiche, con sede a Roma, in piazza di Spagna, con una lunga tradizione familiare alle spalle, afferma: •E'stata ovviamente fatta vedere una piccola sezione, poiché far vedere tutto non sarebbe possibile. La collezione è al Museo Nazionale Romano, alle Terme, dal luglio 1971, conservata negli stessi medaglieri del Re, ordinata dalla dottoressa Silvana Balbi De Caro, conservatrice per la parte numismatica, coadiuvata dalla dottoressa Lucia Travaini-. « Vittorio Emanuele — prosegue Santamaria — donò la collezione all'Italia al momento di partire per l'esilio e portò con sé, in Egitto, solo una parte relativa alla storia dei Savoia, considerata quindi "di famiglia". Re Umberto, giù anni prima di scomparire, aveva disposto affinché il desiderio del padre fosse rispettato e perciò anche tali monete si aggiungessero alle altre lasciate alla Patria. Ora la collezione può dirsi completata.. In Egitto, 11 re si era portato non 4350 pezzi come si supponeva, bensì 8316, e tanti infatti ne sono tornati. Fra questi ben 720 monete erano d'oro. La schedatura è avvenuta con le stesse Indicazioni volute dallo stesso Vittorio Emanuele, il quale, con la sua meticolosità, lasciò scritto di suo pugno 1 dati di ogni pezzo e, di frequente, la provenienza e anche la somma pagata per poterne enti are In possesso. Era un appassionato esperto e non per nulla fu, per dieci lustri, presidente onorarlo della Società Numismatica Italiana. Con l'ultima aggiunta, pervenuta per disposizione di Umberto II, attualmente il Museo Nazionale Romano ospita circa centomila pezzi. Come avvenne la donazione? I più anziani fra coloro che furono vicini a Vittorio Emanuele rammentano: «71 sovrano abdicò il 9 maggio 1946 e prima dìmbarcarsi per l'Egitto a Poslllipo sull'incrociatore "Duca degli Abruzzi", scrisse tre righe per De Gasperi, presidente del Consiglio: "Signor Presidente, lascio al popolo italiano la collezione di monete che è stata la piti grande passione della mia vita". De Gasperi ne parlò con i ministri, poi rispose al Re, in Egitto: "Ho letto al Consiglio dei ministri la lettera con la quale Vostra Maestà annunciava la cessione della raccolta numismatica allo Stato italiano. Il Consiglio dei ministri, il quale sa apprezzare tutto il valore del dono per la storia del nostro E' partita l'ope del figlio Umberto, recentemente scomodita presso il Museo nazionale romano Paese, mi Ita incaricato di esprimere a Vostra Maestà la gratitudine del governo. Aderendo a tale gradito incarico, la prego di accogliere i sensi del mio profondo ossequio"'. Perché Vittorio Emanuele amava le monete? Lo domandammo un giorno in Francia a Umberto di Savoia. Disse: 'Penso che i collezionisti siano anche tali per il loro carattere. Era appena un ragazzino mio padre quando la governante gli donò una moneta pontificia. Ne fu colpito e diventò un numismatico. Donò poi la collezione all'Italia e ne trattenne una parte riguardante i Savoia e che un giorno andrà a riunirsi al resto-. Cosi è puntualmente avvenuto di recente. Che cosa accadde alla collezione durante la guerra? Spiega chi segui le vicende del Savoia in quegli anni: • Venne salvata e sottratta a possibili razzie. Vi furono spostamenti, da Roma a Paliamo, poi a Cuneo, quindi a Sant'Anna di Valdieri, nella villa reale, poi a Monza e infi¬ razione «rompicapo» per la dichiarazione dei redditi relativa al 1984 ne a Bolzano. Di qui fu riportata a Roma da militari americani e restituita al re nel maggio del 1945-. Ci fu effettivamente la misteriosa scomparsa di una cassa? 'SI è fantasticato molto. Una fu manomessa: doveva contenere monete d'oro e d'argento, soprattutto rarità delle coniazioni di Genova. Nessuna moneta tuttavvla pare finita sul increato. Probabilmente venne fusa-. Un'idea globale della collezione si può ottenerla dalle pagine del Corpus Nummorum Italicorum che, appena completato, sarà di 23 volumi. Per ora, in attesa delle circostanze per mostrarla al pubblico, è racchiusa in 28 armadi corazzati suddivisi in cassetti, con una sistemazione che segue il Corpus e che procede per regioni, dal Piemonte alla Sicilia. Un complesso che, confermano gli studiosi, non ha l'uguale al mondo e rimane inestimabile. Renzo Rossotti