Un appello per prevenire l'Aids usare plasma trattato al calore
Un appello per prevenire l'Aids usare plasma trattato al calore Milano, sulle confezioni una «T» o una banda verde Un appello per prevenire l'Aids usare plasma trattato al calore MILANO — Appello agli emofIlici italiani: non usate prodotti a base di plasma la cui confezione non rechi stampigliata una «T» o una banda verde. Solo In questo caso, infatti, si è certi che il plasma è stato trattato al calore ed è sicuramente Indenne dal virus «HTLV-III», che può causare la sindrome da Immunodeficienza acquisita (Aids). L'appello è stato rivolto dall'avvocato Ugo Randi, che si occupa della «Fondazione dell'emofilia» che ha promosso, presso la «Fondazione Carlo Erba», a Milano, un Incontro a cui hanno preso parte anche il professor Francesco Pocchiari (direttore dell'Istituto superiore di sanità), il professor Erasmo Baldini, presidente dell'associazione italiana del centri trasfusionali, il professor Mario Zorzl, presidente dell'Avls, il professor Plermanucclo Mannucci, direttore della II scuola di ematologia dell'università di Milano. Tutti coloro che ricorrono più frequentemente alle trasfusioni (primi fra tutti gli emofilie!) corrono, il, rischio, assieme agli omosessuali e ai tossicodipendenti, di contrarre il virus, «/ri America '-^ffè dettò Mannucci — il virus colpisce V80-90 per cento de¬ gli omosessuali e il 60-70 per cento del tossicodipendenti. Da noi è forse il contrario. Ma in America tutto il plasma raccolto attraverso i donatori viene testato. I prodotti destinati agli emofilicl sono trattati: è sufficiente una temperatura di 60 gradi centigradi per uccidere l'HTLV-III: min America inoltre — è intervenuto Randi — sono stati stanziati 100 milioni di dollari (200 miliardi di lire) per la ricerca sull'Aids*. In Italia l'Istituto superiore della sanità, per tutte le malattie, ha a disposizione un budget di due miliardi e mezzo. I dati nazionali, per ora riferiti alle sole categorie di rischio, interessano un campione di 3341 test, sul totale del 50 mila già distribuiti negli ultimi due mesi a 130 centri trasfusionali. 1182 (pari al 31 per cento) 1 casi positivi, concentrati in prevalenza nell'Italia centrale e nord-occidentale. A fronte di tali risultati che, come ha sottolineato Zorzl, «non escludono la presema dell' anticorpo anche nelle categoriei non a rischio; è emersa la preoccopazroné^drnurie per 11 ritardo,' non più glusflflcaBTIérneTnhtervento delle autorità sanitarie.
Persone citate: Erasmo Baldini, Francesco Pocchiari, Mannucci, Mario Zorzl, Randi, Ugo Randi
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