I bulgari ora gongolano «contro di noi un folle» di Lietta Tornabuoni

I bulgari ora gongolano «contro di noi un folle» I bulgari ora gongolano «contro di noi un folle» ROMA — «Da Agca puoi aspettarti di tutto. Uno che dice e ripete d'essere Cristo reincarnato, che annuncia la distruzione del mondo, che vuol presentarsi come capo religioso dell'umanità.... è chiaro che non è credibile. Se ha la mente annebbiata, non si può credergli perché è malato. Se è un esibizionista mitomane, non si può credergli perché è mitomane. E sulla parola di quest'uomo si basano tutte le accuse contro di noi?». Alexander Dospevski, presidente dell'avvocatura internazionale di Bulgaria, è soltanto uno degli osservatori ufficiali e diplomatici bulgari: ma tutti gongolano, dopo le fantastiche scene apocalitticosovrannatural-profetichc di Agca, che in altri Paesi e contesti forse metterebbero fine al processo, o richiederebbero almeno una perizia psichiatrica. Prove contro i bulgari magari non ce ne sono, indizi forti ce ne sono. Se una qualche partecipazione bulgaro-sovietica all'attentato al Papa ci fosse stata, certo non doveva prevedere che l'attentatore venisse arrestato e pubblicamente processato; e questo processo impraticabile per tutti, insopportabile per rapporti internazionali che non si intende rompere, politicamente troppo imbarazzante, pare davvero destinato a finire nel nulla, per inattendibilità del testimone se non per insufficienza di prove. Quindi gongolano tutti: tranne l'accusato Antonov, che se ne sta in gabbia inerte e muto, più pallido dei suoi pallidi vestiti, smarrito come uno che si senta la morte alle spalle, intontito come c sempre, dal momento in cui lo arrestarono. Ma gongolano le sue donne, madre, sorella, figlia, amorose preoccupate della depressione che ha preso Antonov e i suoi sostenitori in aula: una quindicina di persone molto serie, molto attente, aurcolatc dalle radiocuffic della traduzione simultanea, sempre presenti e concentrate. Tutti si dicono naturalmente sicuri dell'innocenza di Antonov e del proprio Paese. Tutti definiscono questo un processo politico: «Senzaprove, basato su un teste inattendibile, è senza dubbio un processo politico contro i Paesi dell'Est e la Bulgaria, con l'idea che l'attentato al Papa sarebbe diretto dal Kgb sovietico», precisa il presidente Dospevski. Ma come fa a dirlo? « I "media" occidentali avevano già fornito "rivelazioni" sulla pista bulgara molto prima che Agca cominciasse a parlarne. Due unni prima dell'attentato al Papa, la Conferenza di Gerusalemme sul terrorismo internazionale aveva accettato la tesi che il terrorismo nel mondo sia guidato da Mosca con l'aiuto di agenti cecoslovacchi, cubani, bulgari, tedesco-orientali. Subito dopo l'attentato, giornalisti ameriL. ti speciali, Michael Ixdeen, Claire Si^rling, Arnaud de Borchgrave, diffusero la versione della Bulgaria/i Connection. Agca intervenne più tardi». Allora? «Allóra il rapporto è capovolto: non c'è un testimone che rivela complicità riferite poi dai giornali; ci sono giornali che diffondono una tesi ripetuta poi dal testimone». E la trappola sarebbe americana o italiana? «Questo non lo sappiamo. Sappiamo che negli atti del processo non ci sono elementi concreti né una sola prova diretta, al di fuori della parola irrilevante di Agca». Però i sovietici entrano adesso nella faccenda anche ufficialmente: pur potendo benissimo farne a meno e restarne fuori, creano a Mosca un «Comitato nazionale sovietico per la difesa di Antonov», ci mettono come presidente il direttore di «Novyj Mir» Vladimir Karpov, deplorano «il lavaggio del cene/lo della stampa d'Occidente». Accusano: «Non si tratta d'un processo penale ma d'un processo politico, antibulgaro e antisocialista», portano come prova il fatto che «l'unico testimone d'accusa è un criminale interessato a tirarsi a ogni costo fuori della prigione, un estremista di destra interessato a screditare il comunismo, un bugiardo matricolato». Non sono esattamente le stesse cose che dicono i bulgari? Risposta pronta: «Sono le cose vere». Lietta Tornabuoni

Luoghi citati: Bulgaria, Gerusalemme, Mosca, Roma