I fuggiaschi di Sabra e Chatyla «E' stato un assalto senza pietà» di Tito Sansa
I fuggiaschi di Sabra e Chatyla «E9stato un assalto senza pietà» Finora i giornalisti non hanno potuto entrare nei campi di Beirut I fuggiaschi di Sabra e Chatyla «E9stato un assalto senza pietà» Centinaia di donne e bambini (ma anche giovani) hanno trovato scampo in un garage sotterraneo - «Mi vergogno di essere arabo, gli ebrei erano migliori» - Ma nessuno ha visto massacri DAL NOSTRO INVIATO BEIRUT — L'appuntamento, dopo che per 8 giorni 1 giornalisti erano stati respinti brutalmente, anche con raffiche Intimidatorie di mitra sopra le loro teste, era Intorno alle dieci e mezzo di ieri mattina. Ci slamo andati, ma non slamo arrivati nel campi di Sabra e Chatyla, ci ha bloccato un furioso cannoneggiamento. A tirare erano 1 nuovi cannoni della sesta brigata, forniti lunedi dalla ottava brigata cristiana. Le granate esplodevano sulle case e sull'asfalto delle strade deserteiéÀra il fragore e il fumo 11 nostro tassi impazzito ha Imboccato ad alta velocità la saggia strada della fuga verso zone più tranquille, dove si spara soltanto con le armi portatili. Ancora una volta, dunque, nonostante l'invito rivolto da Amai, 1 giornalisti non hanno potuto gettare lo sguardo all'interno di Sabra e Chatyla, e chi afferma di essere entrato nel campi è un bugiardo. Ma ci è stato possibile avvicinare i profughi palestinesi dal due campi.che sono stati raccolti in un'enorme autorimessa sotterranea a due piani nel.-.quartiere di Mar Elias. Sono sotto la protezione del drusl del partito socialista di Jumblatt (paradossalmente alleati degli sciiti di Amai e, come questi, appoggiati dalla Sirla), che fanno buona guardia dinanzi al cancello mentre fuori 1 miliziani sciiti passano e ripassano in automobile con le canne delle mitragliene che spuntano dai finestrini. Lo spettacolo nel garage sotterraneo è da tragedia. In un lezzo soffocante, centinaia di donne e bambini (ma ci sono anche molti giovanotti scampati all'assedio) giacciono su coperte militari fornite dalla Croce Rossa, soltanto alcuni fortunati hanno un materasso. Molti dormono, qualcuno mangia, qualcuno ascolta la radio, quasi tutti fumano con accanimento. Non hanno nulla da fare, nulla da leggere, non possono uscire perché fuori ci sono gli sciiti. Stanno 11, dignitosamente, ad aspettare che la situazione si risolva. Soltanto 1 bimbi sono allegri, fanno giochi di abilità con pletruzze o giocano a carte. C'è una sola toilette per quattro o cinquecento pe«sonevma è pulitissima. Il puzzo — mi dicono — viene dalla massa del bambini, molti del quali hanno la dissenteria. Hanno tutti una gran voglia di parlare questi scampati, soprattutto quando apprendono di avere di fronte un Italiano. Sono molti quelli che parlano nella nostra lingua. I palestinesi hanno appreso l'italiano durante la breve permanenza del con¬ tingente italiano di pace che proteggeva 1 loro campi a Beirut. Esam, 19 anni, chiamato Marco dal carabinieri paracadutisti italiani di Burj el Barajneh, dice: •Tutti noi palestinesi vogliamo die tornino i soldati italiani'. Il ragazzo si è salvato per miracolo da quella che chiama la •strage dell'ospedale di Gasa'. Vi era ricoverato per un incidente di moto quando, cinque giorni fa, vi hanno fatto irruzione gli sciiti. 'Mi hanno lasciato vivere perché hanno capito che Co, ferito, non potevo avere partecipato ai combattimenti'. Jussuf, 26 anni, racconta di essere stato rinchiuso per Inque giorni insieme con altri 17 palestinesi, in un sotterraneo senza finestra, al buio. Un altro giovanotto che ha paura di dire 11 proprio nome racconta (e lo confermeranno altri superstiti) come avvenivano le catture. Manipoli di armati Irrompevano nelle case, accompagnati da due uomini mascherati, evidentemente delatori, i quali indicavano ai miliziani gli uomini e 1 ragazzi da portar via. Nessuno comunque — è d'obbligo dirlo — è stato testimone oculare di massacri o di esecuzioni a freddo. L'unico particolare che ricorre in tutti 1 racconti è quello dei saccheggi e delle rapine. I miliziani e anche 1 soldati dell'esercito libanese avevano come primo obiettivo i risparmi del palestinesi, gli ori delle donne, le radio e 1 televisori portatili. Massimo, uno sveglissimo ragazzino quindicenne che parla un sorprendente Italiano (nell'82 ha avuto metà della famiglia massacrata dai falangisti cristiani, lui si è salvato fingendosi morto sotto i cadaveri del padre e dei fratelli), mi dice, con la sua tragica esperienza: 'Questi qui sono peg-' gio dei falangisti cristiani e degli israeliani'. Cose orribili sono accadute ancora ieri. Una ragazza fuggita da Burj el Barajneh dice che 1 feriti incurabili sono molte decine. E con l'aria più naturale racconta che, in mancanza di medicinali, gli Infermieri versano olio bollente nelle ferite aperte che vanno putrefacendosi. E' — le hanno detto — per evitare la cancrena. «Ma quando permetteranno che vengano portati via i feriti?-. Un uomo molto anziano, con le stampelle, dice: 'Mi vergogno di essere arabo. Gli ebrei sono migliori'. „ Tito Sansa Beirut. Per timore di nuove stragi, donne, vecchi e bambini palestinesi abbandonano il campo di Sabra
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