A caccia del cretino l'ultimo Minotauro

A caccia del cretino, l'ultimo Minotauro SFIDANDO NEL LABIRINTO UN MOSTRO CONTEMPORANEO CON LA GUIDA DI FRUTTERÒ & LUCENTINI ' A caccia del cretino, l'ultimo Minotauro Essendo certo dell'esistenza di Frutterò, ho dubitato a lungo di quella di Lucentini, per difficoltà a concepire uno scrittore bicefalo e quadripigio. Pensavo: una protesi, un trucco... Invece esiste anche lui, Lucentini, se si deve credere a una fotografia che lo mostra con Frutterò affacciato a un balcone torinese, e a opinioni autorevoli di amici comuni; io non l'ho mai incontrato. Insieme, hanno dato vita allo scrittore-chimera Fruttero-Lucentini, per il quale mi sembra giusto adottare il singolare. La dualità mi è più facile ammetterla metafìsicamente che di fronte a un'opera letteraria, o ad un articolo. Dunque dirò fiducioso di bene dire, lo scrittore Fruttero-Lucentini, come si diceva l'Isotta-Fraschinl ed era un solo pezzo. Ci siano pure due scriventi, lo scrittore sia uno: il Fruttero-Lucentini. Non c'è dubbio si tratti di un autore di successo, bravo anche neìl'azzeccare i titoli ('La donna della domenica; se era La domenica della donna avremmo un settimanale, cronaclie della noia) ma stavolta ha sbagliato. Temo che un titolo come La prevalenza del cretino, formidabile antologia degli scritti giornalistici di Fruttero-Lucentini sparata da Mondadori, non sia gradito ai librai. A mio parere, è invendibile. Raccomando il libro, nonostante il titolo. E' di quelli die si prova disagio a richiedere, a pronunciare apertamente, per motivi di solito politici o sessuali; consiglio di superare l'imbarazzo con: — Mi dia l'ultimo Fruttero-Lucentini. — Avrà subito tra le mani La prevalenza del cretino. Quando sarà uscito qualche altra cosa, bisognerà dire: mi dia il penultimo; il libraio capirà. Certi timidissimi fingeranno di avere fretta: — Vorrei La prevalenza. — E sempre gli daranno del cretino. Cretino è parola fortissima, violenta, vicina all'osceno, e ci tocca profondamente. As¬ sociandola a prevalenza, parola ben calcolata, diventa un'osservazione malinconica, e un preciso giudizio storico. E' un titolo che fa il contenuto; questo potrebbe essere la storia d'Italia dal 1861 al 1985, una delle tante guerre mondiali, la rivoluzione russa, il giornalismo, il terrorismo, le scoperte scientifiche, i due rami del Parlamento, la famìglia, qualsiasi cosa. In tutto, proprio in tutto, si vede spuntare quella fronte bieca, quegli occhi smorti, quella disperazione: il cretino: la condizione umana, il nostro destino storico, l'apogeo della civiltà è quello, l'impronunciabile (se non si è stoici, buddisti o satirici) prevalenza del cretino. Non serve battersi, se non è per l'onore: prevale, prevarrà sempre... Se qualcuno è crocifisso, state sicuri c'è là un cretino che pianta i chiodi, e li pianta benissimo, con intelligenza. La Chiesa, quando parlava latino (un po'prima che il cretino prevalesse, obbligandola a parlare italiano e a dire «Agnello di Dio che togli 1 peccati dal mondo» e, con quanta verità, «La messa è finita, andate ) diceva non praevalebunt. Intendeva i cretini. Si sbagliava. Prevalgono. La Prevalenza del Cretino è una realtà. FrutteroLucentini ama scherzare, ma con questo titolo non ha scherzato. Progresso Buona parte dei libri che si fanno sono raccolte di articoli; alcuni non sono che questo, altri diventano libro, qualcosa di più, e di completamente nuovo. Nella pagina del libro, quel che era fatto per il libro si distende mirabilmente, trova il proprio sito. Tutto il giornalismo di Baudelaire non forma uno splendido e organico volume? In gran parte, l'opera postuma di Piovene sono articoli, già raccolti da lui stesso prima di morire, come Idoli e Ragione, o più tardi da Mimi, ed emergono come infallibili saggi filosofici, racconti apposta creati. La vera levatrice del libro fatto di articoli è il titolo: adesso sappiamo che il divagare giornalistico di Fruttero-Lucentini ha per guida il motivo della prevalenza del cretino in una quantità di vicende in atto. Ma senza fare del giornalismo, occuparsi di attualità, farne ermeneutica, l'Autore non avrebbe scoperto quel che è affermato nel sesto capoverso della sua prefazione — enunciazione del proprio sistema e immediata proposta tematica — da cui stralcio appena: «E' stato grazie al progresso che il contenìbile stolto dell'antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità, bassissima la cui forza è in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch'egli si complace di chiamare molto complessa gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure* orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro». Il giornalista ha fatto in questo labirinto la sua inchiesta sul Minotauro immane preso di mira, lo scrittore ha poi tirato le somme e concluso alla sua prevalenza, Teseo munito di filo ma impotente contro il mostro. Il cretino non possiamo sconfiggerlo: /incile la libertà di opinione sarà garantita dalla legge e più ancora da segreti equilibra di natura indefinibile, e dai momenti del costume, dalle variazioni del potere (la legge è rimasta invariata; ma oggi c'è più libertà di ieri in cose di papa e di religione che in generale sul problema comunista, molto poca quando si tratta di sindacati, completa sui temi erotici) resta la possibilità di dirgli in faccia che è un cretino, pur sempre rischiando qualche incidente, anche internazionale, se st fanno dei nomi. Ma dobbia¬ mo rassegnarci alla sua costernante prevalenza, all'impossibilità di isolarlo. Il capoverso della prefazione ne fa una questione demografica: il cretino muore poco, la sua forza è numerica; certamente, però questa è la sua realtà fenomenica. In profondo, il cretino prevale perclié va nel senso della corrente, della grande corrente invisibile del pensiero nichilista che scorre irresistibile sotto l'intero percorso della storia contemporanea, e alla superficie ha tutte le funzioni, di scherano e di capo, di tecnico e di predicatore, di critico e di poeta, di presidente e di addetto slampa. Il suo connotato preminente è la ripetizione. Il cretino ripete all'infinito, con varianti a cui molto acutamente dà rilievo Fruttero-Lucentini, sempre le stesse cose. Siamo dentro le maglie di una cretlnità metafisica, scorrente in basso ma proveniente ex alto, dalle regioni misteriose del pensiero, le inaccessibili (eccetto che per il cretino: per lui tutto è accessibile, specialmente da quando ha il computer). Viene, forse, dal decomporsi del famoso Dio che è morto, ed è uno dei testimoni della sua morte. Il destino, la necessità, sempre te li ritrovi tra i piedi. In Fruttero-Lucentini c'è più insofferenza per quel che deplorano le sue pagine, che sofferenza, più fastidio che furore e dolore. Altrimenti sarebbero quella cosa lugubre, terribile e introvabile che è la satira, la vendetta, la demolizione satirica, questi saggi invece di misurato umorismo. Fruttero-Lucentini, poiché nessuno alimenta il globo di fuoco della gnosi satirica, che dovrebbe avere oggi la forza di un sole nero, mantiene vivo, nell'inerzia refrattaria della scrittura italiana, il riverbero dell'umorismo bianco, che non corrode né ribalta né distrugge, però ristabilisce sottihnente la verità, raddrizza molte cose storte, denuncia un'infinità di soprusi, distri¬ buisce graffi die non uccidono ma sono pur sempre accolti con poco piacere. Il catalogo frutterolucentlniano di cretinismi contemporanei, specialmente italiani, si consulta con profitto e divertimento. Non informa, riforma. Ti accorgi che molte cose le ignoravi, o ti avevano trascurato. E' un umorismo di ascendenza manzoniana, die accenna malinconicamente alla statua della Giustizia sfregiata, senza obbligo per nessuno di fare il bonzo che brucia; tutt'al più con l'ini'tto garbato a inchinarsi, e a riflettere. Non l'intelligente, è il contrario del cretino in questione. Quel che prevale, infatti, è il cretino intelligente: ce n'è, e cretintssimi, che spandono più intelligenza che odore una volpe. Il suo opposto, bravo a stanarli, incapace di tollerarli, è il giusto. Ma non uno dei tanti giusti privi di umorismo: questi predicano e patiscono a vuoto. Ci cura meglio Luciano che Demostene. L'anticretino ideale ,è dunque il Giusto umorista, l'amante della Giustizia allo stato puro, più il sorriso e il calembour. Come carpe E mi pare sia questa proprio la caratteristica dello scrittore F. L., che dà il tono al suo lungo (un tantino troppo lungo) robinsonare attraverso i mores e i luoghi comuni del giorno, e gli permette anclie di far passare tra le maglie della censura invisibile un atitimarxlsmo, un anticomunismo, un antiterzomondismo di rispettabile durezza. C'è perfino da stupire... In fatto di comunismi e comunisti, gli scrittori italiani in vista, quando non simpatizzino, ìnostrano una taciturnità da carpe in un acquario, non ne indovini niente. Chi sa cosa ne pensano... Loro sono innanzitutto, dopo quarantanni che nessuno li disturba, antifascisti... Ma là, lontani, vicini, tanti popoli sommersi, sequele atroci di guerre civili, di col¬ pi di Stato, di persecuzioni, di processi infami, una colossale minaccia militare, il lager che vive e die ha sete, non quello che ha cessato — gli sgattiglieranno mai la passione morale, la coscienza civile? Niente... Fruttero-Lucentini s'impegna, invece, manifesta disgusto, cala il colpo: è un giusto; bene; grazie. Quanto ai comunisti italiani, non so conte sopportino di vivere in un paese dove non hanno più che sporadici e disarmati nemici. Sono l'Opposizione a cui nessuno si oppone. Tutti vogliono, con loro, il Dialogo, un dialogo illimitato, il pio Confronto delle Idee, non c'è pugno in faccia che li farebbe rinunciare neppure per un momento a questo dialogo disperante. Se fossi comunista, in Italia, sarei annoiato a morte, di non dover combattere niente, di gridare lotta lotta senza che di là si veda l'ombra di un lottatore, solo falangi di dialoganti, il trionfo del 7nasochismo cristiano. Fruttero-Lucentini non dialoga: un segnale di vita, dal coma profondo. Chiudendo questa mia bravura di averli trattati come un solo Autore, gli restituisco i passaporti, in cui figurano essere proprio due. Dunque Frutterò e Lucentini, come vogliono essere. Ma chi dei due sarà responsabile di locuzioni detestabili come oddio oddio, mannò marmò, che cavolo vi frulla per U capo, siffatti arzigogoli? Se lo sapessi gli direi di emendare, emendare sempre, basta una piccola sciatteria a guastare un buon pezzo. E le fucilate di Kronstdat sono del 1921, non del 1919: quando non si dialoga coi comunisti conviene essere di una maniacale precisione in date e dati. Molto degno e opportuno l'omaggio a Orwell, un Giusto e un Umorista, un vero Inglese, e alla sua common decency, l'Orwell meno ricordato, il testimone della guerra spagnola. Guido Ceronettl Honoré Daumier, «Costumi coniugali»: «Eh. Eh?... bricconcello, anche tu ne farai di marmocchi, hai già occhi da scellerato. Diventerai come tuo padre» (editore Longanesi)

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