I giorni contati di Gianfranco Piazzesi

I giorni contati I giorni contati Il ministro De Michelis era ormai il solo a credere (o a fingere di credere?) che il referendum sui tagli alla scala mobile potesse essere evitato. Tutti gli altri già sapevano la conclusione di una commedia durata troppo a lungo e ancora più noiosa del solito. Lo sapevano da quando Berlinguer, l'anno scorso, aveva organizzato l'ostruzionismo in Parlamento, mobilitato un milione di militanti c annunciato una consultazione elettorale qualora il governo avesse insistito nei suoi «folli proposili». E lutti coloro che seguono con qualche interesse le vicende politiche nazionali sapevano altrettanto bene che il pei si era deciso a questo sfoggio di muscoli non tanto per integrare le buste paga di 27 mila lire (al netto 18 mila), quanto per riaffermare il principio che nelle consultazioni che riguardano la classe lavoratrice nessuno può illudersi di prendere una qualsiasi decisione senza il consenso comunista. Alessandro Natta non avrebbe mai potuto andare contro l'esplicito mandato di un predecessore cosi carismatico. Tanto meno lo avrebbe potuto dopo l'esito delle elezioni di maggio. All'indomani di (ina simile battuta di arresto, un mutamento di rotta sarebbe apparso ai militanti come una capitolazione. La consultazione popolare, fissata per domenica 9 giugno, è dunque inevitabile e si svolgerà in condizioni del tutto insolite. Nelle precedenti occasioni, gli italiani furono chiamati a pronunciarsi su temi quali monarchia o repubblica, matrimonio indissolubile o divorzio, divieto o no dell'aborto; temi molto semplici e sui quali tutti gli elettori avevano qualche idea, qualunque fosse il loro livello di istruzione o di partecipazione alle vicende nazionali. Questa volta, invece, il popolo sovrano è chiamato a pronunciarsi su una questione particolare quale il taglio di quattro punti della scala mobile; una questione che interessa direttamente solo i lavoratori dipendenti a reddito mediobasso. Questi tagli furono decisi dal governo l'anno scorso, nel quadro di una manovra antinflazionistica che non è facile spiegare nei dettagli. Le questioni politiche che sono all'origine di questa prova di forza, basate su temi quali la democrazia governante o quella consociativa, non risultano essere oggetto di normale conversazione nei bar e neppure nei circoli ricreativi. Le conseguenze che una vittoria del «si» o del «no» potrà avere sugli equilibri dei partiti sono difficili da analizzare. Eppure, per consentire agli italiani di pronunciarsi, con piena cognizione di causa, su argomenti che conoscevano benissimo (o sui quali, comunque, avevano idee ben precise) si ebbero campagne elettorali che durarono mesi e che vennero condotte con profusione di mezzi e dovizia di argomen ti. Questa volta, per erudire milioni di elettori ancora con' fusi e disorientati, sono disponibili soltanto dieci giorni. Fino a due giorni fa, i parti ti della maggioranza sono stati incerti sulla partecipazione di' retta al voto (ovviamente con' trario alla proposta comunista) e la campagna per l'astensione generalizzata, nel tentativo di far mancare il numero legale necessario per rendere valido il risultato della consultazione. Come abbiamo più volte osservato in precedenza, la prima proposta era più limpida, la seconda avrebbe garantito con maggior sicurezza la scon fitta del «fronte del sii. A con dizione, però, che tutti i partiti della maggioranza fossero d'accordo1* nell'acce Ilaria. E siccome De Mila, Spadolini e Zanonc, già inizialmente perplessi o addirittura ostili, non hanno cambiato idea, gli altri hanno fatto benissimo ad adeguarsi. Se però si fossero decisi prima, avrebbero fatto ancor meglio. Se l'inutile prolungamento delle trattative ha reso troppo breve il tempo per informare il pubblico su temi assai più complessi del solito, l'accordo raggiunto in extremis sulla tattica da seguire ha dato l'impressione di una maggioranza sempre incerta e divisa, capace di rinsaldarsi solo nell'ora del pericolo. Tenendo conto dei numeri non dovrebbe sussistere il minimo dubbio sul vincitore. Appena quindici giorni fa, comunisti, missini e demoproletari, i soli tre partiti che sponsorizzano il «fronte del si», erano sotto il quaranta per cento dei suffragi. Ma l'affrettata preparazione dell'altra squadra rende possibile qualsiasi risultato. Gianfranco Piazzesi

Persone citate: Alessandro Natta, Berlinguer, De Michelis, De Mila, Spadolini