Nel Sussex la lirica è chic

Nel Sussex la lirica è chic Grande affluenza al Festival di Glydenbourne, perso tra le colline Nel Sussex la lirica è chic OLYNDEBOURNE — Come ogni anno, il Festival di Glyndebourne ha aperto con la falsa discrezione di chi sa che non deve darsi da fare per vendere il proprio prodotto: la manifestazione è così famosa per le sue qualità che si vende da sola, e si può permettere, come è stato quest'anno, di inaugurare con una riedizione, quella di Cenerentola. E' stata però una nuova versione della Carmen a" far accorrere il pubblico in questo teatro d'opera perso tra le colline del Sussex. Il Festival finisce il 14 agosto. Le altre opere in programma sono: Cenerentola di Rossini, diretta da James Hjudd (da anni assistente di Claudio Abbado all'Orchestra dei giovani); Arabella di Strauss con la direzione di Andrew Davis; Albert Herrlng di Brltten che è il nuovo allestimento del teatro insieine con la Carmen, ed lia lo stesso direttore d'orchestra, Bernard Haitink (che è anche il direttore musicale del Festival); la regìa sarà dello shakespeariano John Gunter. Idomeneo di Mozart sarà diretto da Simon Rattle. In programma anche una creazione di Knussen, allestita da Glyndebourne per il Teatro nazionale d'Inghilterra, si tratta di Dove sono le cose selvagge, da un libro illustrato da Maurice Scndak, con libretto, regia e costumi di Sendak stesso. Una messa in scena deliziosa, eseguita dalla London Sinfonietta: ad essa, il Festliwl ha affiancato in programma una prima mondiale, Higglety Piggety Pop, del compositore Stephen Barlow. Anche questa sarà eseguita dalla London Sinfonietta, mentre tutte le altre, come da tradizione, sono suonate dalla London Philìiarmonic. Ogni anno, Glyndebourne allestisce 5-6 opere, con una media di 70 recite. Quest'anno, per la precisione, saranno 73. George Christie, fondatore di questo teatro d'opera in mezzo alla campagna, presidente del Festival da 25 anni, è stato fatto baronetto dalla regina, in riconoscimento della sua attività, della qualità delle sue scelte artistiche, e dell'alto livello al quale ha mantenuto il Festival senea il sussidio statale: altri enti, con somme triple di quella di cui dispone Glyndebourne, allestiscono molte meno opere e neppure cosi bene. Gii si annuncia interessante anche il 1986, con Simon Boccanegra di Verdi che inizia una serie su Giuseppe Verdi, diretto da Haitink con la regia di Peter Hall; e Porgy and Bess di Gershwln, diretto da Simon Rattle, regista Trevor Nunn, direttore della compagnia shakesperiaha. L'alto costo dei biglietti rappresenta per il Festival un terzo delle entrate, la sponsorizzazione è imperativa ed è una banca americana, la Clticorp International che paga il conto tanto per Carmen che per Porgy and Bess. Inflazionata nei cinema e nei teatri d'opera, la Carmen di Glyndebourne è ugualmente riuscita a dire qualcosa di nuovo. Bernard Haitink, il più discreto di tutti i grandi direttori d'orcliestra, sa tenere in punta di piedi la London Phllharmonic Orchestra, e tira fuori dalla Carmen dei momenti da musica da camera che servono assai allo spazio del Festival. Oltre che dall'orchestra, è servito da un gruppo di splendidi cantanti, in particolare Maria Ewing, nella parte della gitana, dalla inglese Marie McLaughlin in quella di Micaela e dal giovane, appassionalo tenore Berry McCauley. Ma chi si fa veramente onore è il regista, direttore artistico di Glyndebourne e marito di Maria Ewing, Sir Peter Hall, che nonostante le inflazioni di «Carmen» sia al cinema che nei teatri d'opera è riuscito a dire qualcosa di nuovo, rispettando il testo, non sgarrando mai con il gusto, arricchendo e facendo muovere con naturalezza i cantanti. Scene, costumi e luci sono di John Bury, quasi sempre al fianco di Hall anche al Teatro Nazionale. La Carmen di Glyndebourne è piccina, goyesca, bruna e marrone, più lunatica die sensuale, più tenebrosa die luminosa, molto attenta al dettaglio della vita minuta, e delle varie Carmen die sono state messe in scena in questi ultimi tempi, pare la più felice, la più completa. Nel secondo atto, per la prima volta la taverna di Pastia è veramente una taverna, con le sue piastrelle, uno scivolo per far passare la merce dei contrabbandieri e uno scorcio di attività per la strada. I contrabbandieri e Pastia' hanno caratteri ben delineati (come del resto Micaela, che non è la solita lamentosanoiosa, ma una giovane piena di dignità) e non c'è dubbio che dopo la chiusura serale la taverna diventa un bordello. Magra, quasi asciutta, Maria Ewing snoda una personalità drammatica e musicale da grande protagonista. McCauley, un elegante profilo da dio greco, è un giovane americano. Gaia Servadio

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