Domani Agca contro Antonov processo al grande complotto di Guido Rampoldi

Domani Agca contro Antonov processo al gronde complotto In corte d'assise due verità a confronto su mandanti e complici dell'attentato contro il Papa Domani Agca contro Antonov processo al gronde complotto Il sicario turco sarà chiamato a confermare le accuse alla Bulgaria - Personaggi e misteri di un giallo internazionale ROMA — Queste poche ore che lo separano dalla mattina di domani — quando scortatisslmo lascerà la penombra quieta dell'appartamento in cui è agli arresti domiciliari per sbucare intorno alle 9 e, mezza sotto i fari dell'aula■-fortilizlo dove comincerà il processo per l'attentato al jPapa — Serghej Antonov le' (trascorre in compagnia di un 'romanzo umoristico russo, ■Le dodici sedie». Come i protagonisti del libro, due persone comuni alle prese con una vicenda straordinaria, cosi anche Antonov è stato catapultato dalla scrivania della .Balkan Air dentro una storia, straordinaria. Figura sbiadita di -uomo privo di ambizioni, un semplice- nelle parole di un suo conoscente bulgaro, l'addetto-stampa Dimltrov, Antonov viene relegato tra le comparse perfino dall'accusa: nel complotto si sarebbe limitato, a far da autista al sicario turco Ali Agca e agli agenti segreti di Sofia. Ma egli è l'unico imputato bulgaro agli arresti, l'unico che sarà interrogato, incalzato, messo a confronto in questo appuntamento con la giustizia, la Storia e la Mondovisione: la sua piccola sagoma, proiettata sul grandi scenari del processo, ingigantisce come in un gioco di ombre cinesi. Se la corte lo condannerà consacrerà la pista bulgara. Se lo assolverà con formula piena, Antonov avrà diritto di proclamarsi vittima lui di un complotto, organizzato da chi ha imbeccato il suo accusatore, Ali Agca, sotto il naso delle autorità italiane. La terza soluzione, un'assoluzione per insufficienza di prove, forse lascerebbe a tutti la possibilità di proclamare opposte verità senza impegnare alcun governo a comportamenti conseguenti sul plano internazionale. Quell'esito comprorttls:sortòÌl4no1-' mento appare ir più probabile secondo magistrati che In va- ria misura hanno avuto a che fare con l'inchiesta. Processo scomodo ma inevitabile per la giustizia italiana, processo del secolo per i cronisti abbonati all'iperbole, ma soprattutto processo-spettacolo, drammaturgia a puntate, unico «serial- destinato sia al pubblico dell'Est che dell'Ovest. Quattro tv americane, due bulgare per l'Est, la Bai per l'Europa porteranno telespettatori di mezzo mondo su questo set dove governi si giocano la faccia e quattro imputati 11 proprio destino. In platea 470 giornalisti: gli americani siederanno lontano dai russi, sei. che saranno vicino ai colleghi bulgari. Oli Usa saranno presenti anche con quattro «osservatori» dell'Ambasciata, la Bulgaria con una commissione giuridica. Il pubblico" ministero, Antonio Marini, e i'difensorl pro¬ mettono un processo - tecnico» in cui non vi sarà spazio per le speculazioni politiche. Si scontreranno due versioni di solidità diversa, ma ciascuna priva di riscontri decisivi. L'accusa poggia quasi per intero sulla confessione di Agca: dice di essere stato al soldo del bulgari. Addestrato in Siria, messo alla prova in Turchia (assassinò un giornalista'», nell'estate 1980 a Sofia sarebbe stato ingaggiato per uccidere il Papa da Beklr Celenk, trafficante di armi e di droga con il beneplacito del governo bulgaro. La vita del Papa polacco valeva 3 milioni di marchi (un miliardo e 800 milioni di lire): un milione per Celenk, due per Agca e per l'altro sicario assoldato, Orai Cellk, amico di Agca, con il quale aveva diviso la militanza nel neofascisti «Lupi Orlgl». A pagare, dice Agca, era la Bulgaria. Agca comincia le sue peregrinazioni per l'Europa (Parigi, Vienna, Roma, Tunisi, Zurigo) durante le quali, nel suo racconto, entrano in scena gli altri imputati del processo. Moùssa Cerdar Celebl, presidente a Francoforte della Federazione Turca, un movimento di estrema destra: sarebbe il tramite fra Agca e Celenk. Jelio Kolev Vassllev, addetto militare dell'ambasciata bulgara a Roma: nel novembre '80 avrebbe Inviato Agca a Tunisi per studiare attentati. Omer Bagci, turco emigrato a Zurigo: quattro giorni prima dell'attentato al Papa riconsegnò ad Agca la pistola che il sicario gli aveva lasciato In consegna. Nel maggio '81 Agca, Celtik. Vassllev e Todor Ayvazov, un funzionario dell'ambasciata bulgara che Agca aveva conosciuto a Sofia attraverso Celenk, preparano l'attentato di San Pietro con riunioni e sopralluoghi. Antonov fa da .autista, ruolo ,che dqve coprire anche quel 13' maggio' 1981: 'secòriefò. 1 pfànT.' 'dòpo Tèllmlnazlone del Papa Antonov ri¬ porterà Agca e Celik all'ambasciata bulgara: 111 due sicari verranno nascosti all'interno di un Tir che espatrerà nella notte. La difesa degli imputati bulgari irride il racconto di Agca sottolineando apparenti incongruenze: per un complotto di quella portata nessuna rete spionistica avrebbe esposto 1 suol agenti in prima persona, l'organizzazione dell'attentato sembra la cronaca di una riunione conviviale, se Antonov era nel plano non sarebbe stato lasciato, a Roma per oltre un anno dopo la cattura di Agca, fino al suo arresto (25 novembre 1982). Resta il fatto che la sera dell'attentato" un Tir parti davvero dall'ambasciata bulgara. La tesi della difesa, secondo cui Agca è imbeccato, non ha sostegni. OH imputati del processo sono otto, di cui quattro latitanti: Orai Celtik, svanito nel nulla dopo l'attentato; Celenk, formalmente in libertà vigilata a Sofia; Ayvazov e Vassllev, rimpatriati nell'estate '82, ora in Bulgaria. E' probabile che per interrogare gli ultimi tre l'intera corte si trasferisca a Sofia. In aula lunedi entreranno Agca (già condannato all'ergastolo per l'attentato, ora è accusato di aver portato in Italia la pistola con cui sparò). Bagci (anch'egll accusato per la pistola), Celebl e Antonov. Guido Rampoldi ---■-■» •■ Serghej Antonov Città del Vaticano. Pochi istanti dopo l'attentato il Papa ferito viene soccorso dai più stretti collaboratori. E" il 13 inaijuio 1981