Tra le rovine di Sabra di Tito Sansa
Tra le rovine di Sabre Ho visto gli ultimi massacri nei campi di Beirut Tra le rovine di Sabre Dopo 6 giorni di battaglia sono caduti in mano agli sciiti, che ora assediano Burj el Baraj neh (35 mila profughi) - Le diverse fazioni accusano i palestinesi di tutti i mali del Libano - Rastrellati i maschi da 12 anni in su - Andreotti da Damasco ha fatto sapere che mercoledì prossimo il presidente Assad riceverà Amin Gemayel DAL NOSTRO INVIATO BEIRUT — Dopo sei giorni e sei notti di combattimenti, Sabra e Chatyla ieri sono caduti davvero. I palestinesi (poche centinaia) che si erano arroccati nei due campi non si sono però arresi alle milizie degli sciiti di «Amai», appoggiate dai carri armati e dal cannoni della Sesta Brigata dell'esercito libanese, tutta formata da sciiti. Quelli rimasti in vita sono fuggiti quasi tutti attraverso la rete di cunicoli costruiti sotto i campi, dalla quale uscivano come i vietcong per improvvisi contrattacchi per poi nuovamente scomparire sotto terra. Soltanto qualche cecchino resiste ancora, sparando dagli edifici più alti intorno alla moschea e nelle vicinanze dell'ospedale. Ormai la resistenza palestinese si è concentrata nel campo assai più grande e affollato (vi abitano circa 35 mila profughi) di Burj el Barajneh, che gli stessi esponenti di «Amai» definiscono una «fortezza imprendibile-. Là dentro, i palestinesi in armi sarebbero almeno tremila, con una buona dotazione di armi, tra cui cannoni senza rinculo da 106 e mortai da 60 e 82 millimetri. Il cam¬ po, che in realtà è un quartiere popolare slmile alla periteila di una grande città europea, è stato bombardato ancora venerdì notte. E' completamente accerchiato da migliata di soldati e miliziani, ma finora né «Amai» né i carri armati della Sesta Brigata sciita, alla quale in una alleanza interconfessionale antl-palestinese si è unita la Ottava Brigata formata da soldati cristiani, sono riusciti a penetrarvi. Fuori dei campi di Sabra e Chatyla, sulle strade dove fino a venerdì notte si combatteva ferocemente, il traffico è ripreso ieri, caotico come sempre. Sopra le case, molte delle quali sono state fatte saltare con la dinamite e splanate con i bulldozer (e decine di persone sono rimaste sepolte vive) si levano nubi di fumo nero che emana un acre odore. Sono mucchi di copertoni di automobile che i conquistatori dei campi hanno incendiato agli imbocchi del tunnel dei palestinesi per farne uscire gli ultimi resistenti o farli morire soffocati nelle loro trappole. Altri cunicoli invece sono stati murati, dicono ridendo i miliziani. Le poche persone che — con permessi speciali — sono state autorizzate ieri mattina a entrare nei due campi, ma ne hanno potuto vedere soltanto una piccola parte, fanno racconti raccapriccianti. Dicono che i morti sono stati almeno trecento e i feriti più di 1500. 'E' stato come nel settembre del 1982, quando ci massacrarono le milizie cristiane — racconta un vecchio —. 1 nostri fratelli musulmani sono stati spietati come loro-. Dice di aver visto fucilare 18 giovani nel cortile della moschea di Sabra, «ed era di venerdì, giorno della festa musulmana-. Ragazzi r-matl che avranno forse 14 o 15 anni, brandiscono i Kalashnikov, cacciano via i giornalisti e intimidiscono 1 palestinesi fuggiaschi, che sono vecchi e donne. Ma ormai questi non hanno più nulla da perdere. Una donna racconta che quattro suoi bambini sono stati sepolti sotto le ruspe, un'altra urla che la metà della famiglia gliela sgozzarono 1 cristiani, ora gli sciiti le hanno ucciso l'altra metà. Un giornalista libanese commenta: «Gii sciiti hanno commesso il più grave degli errori, sterminando proprio la genie di Sabra e Chatyla, due nomi che in tutto il mondo sono simbolo di martirio. E' una sconfitta politica degli uomini dell'avvocato Beni, che si sono macchiati di infamia, come allora i falangisti cristiani. Nell'82 stettero a guardare e lasciarono fare gli Israeliani, ora sta a guardare e lascia fare la Siria, dinanzi agli occhi di tutto il mondo, che sembra indifferente-. Il fatto è che 1 libanesi hanno un minimo comune denominatore, l'odio per i palestinesi, ai quali attribuiscono tutti i loro mail. E le alleanze si fanno e si disfanno nel Libano nel giro di pochi giorni, sempre contro i palestinesi. A Beirut semideserta, con i negozi che chiudono subito dopo mezzogiorno, dove gruppi di armati sparano per le strade a tutte le ore, dove le scuole sono chiuse da Pasqua (e 1 bambini stanno tappati in casa con i genitori dinanzi ai televisori) è in atto una feroce caccia al palestinese, a tutti gli uomini dal 12 anni in su. Ho assistito a una di queste scene, in pieno centro, subito dopo il mio arrivo via mare Tito Sansa (Continua a pagina 2 In quarta colonna)
Persone citate: Amin Gemayel, Andreotti, Assad, Pasqua, Sabra
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