Famiglia in ostaggio tutta la notte la mattina svaligiano la gioielleria di Renato Ambiel

Famiglia in ostaggio tutta la notte la mattina svaligiano la gioielleria Arona, dopo il colpo stordiscono il titolare e legano i familiari Famiglia in ostaggio tutta la notte la mattina svaligiano la gioielleria ARONA — Per svuotare una gioielleria, quattro rapinatori professionisti sequestrano il titolare, quando rientra a casa, e lo tengono in ostaggio tutta la notte con la sua famiglia: moglie e due figli. La mattina, di buon'ora, due malviventi si fanno accompagnare in negozio mentre i complici restano in casa tenendo i familiari sotto la minaccia delle armi. Devono aspettare le nove per aprire le tre casseforti munite di serrature a tempo. Le ripuliscono completamente facendo un bottino di circa 350 milioni (orologi di marca «Rolex», «Vacheron Constantin», «Piaget», oro e preziosi). E' successo l'altra notte sul Lago Maggiore, ad Arona. Il commerciante preso di mira è Eraldo Zanaboni di 47 anni, titolare della gioielleria di via Cavour ad Arona, nel «budello» della cittadina dove ci sono i negozi più esclusivi. Giovedì notte, intorno all'una, Eraldo Zanaboni stava rincasando, dopo aver trascorso la serata al bar, a Dormelletto, dove abita con la famiglia in un condominio signorile di via Tesio. Quand'è sceso dall'auto per aprire l'autorimessa è stato affrontato da quattro individui armati fino al denti che gli hanno puntato pistole e mitra. «Presto, non fare storie, saliamo in casa che domattina andiamo in negozio» è stato bordine perentorio. La moglie, Milvia Mancinelli ed il figlio maggiore Vezto di 19 anni si erano da poco coricati mentre Omar, 15 anni, stava guardando la televisione. Ricorda la moglie: «AH sono subito resa conto che c'era qualcosa di anormale perché mio marito ha cercato di suonare il campanello quando so bene clic ha le chiavi dì casa. Il momento più drammatico è stato proprio quando Eraldo è comparso sull'uscio seguito dai rapinatori che imbracciavano un mitra e diverse pistole. Avevano anche una bomba a mano. I quattro componenti la famiglia Zanaboni sono stati costretti a stare sui divani del salotto, legati mani e piedi, l'un l'altro con della corda e fll di ferro dopo che era stata tappata la bocca con il nastro adesivo da pacchi. Per sei interminabili ore sono rimasti cosi, in balla dei malviventi, tre dei quali a viso scoperto ed 11 quarto col volto coperto da una calza «perché diceva di essere conosciuto dalle forze dell'ordine in quanto aveva già ucciso quattro carabinieri». I quattro erano ben vestiti, dall'apparente età di trent'anni, parlavano un buon italiano senza inflessioni Si sono divisi solamente alla mattina quando due di loro dopo aver ritirato la •Bmw» con la quale erano arrivati nell'autorimessa del gioielliere, hanno costretto Eraldo Zanaboni ad accompagnarli ad Arona nel negozio con la sua «Uno». La gioielleria di corso Cavour è munita di un sistema di sicurezza collegato con la centrale di un istituto di vigilanza. Quando si apre la porta del negozio, dall'Istituto telefonano e il titolare deve rispondere con una parola d'ordine. «Stavolta invece non ha chiamato nessuno, pur se era un'ora decisamente insolita per l'apertura del negozio». Entrati da una porticina che sta sul retro del negozio, i rapinatori hanno atteso le nove eppoi si sono fatti aprire le tre casseforti Sono stati notati poi da almeno un testimone allontanarsi vèrso la piazzetta dov'era posteggiata l'auto del commerciante. Questi però aveva inserito l'antifurto. La •Uno» non è partita, cosi 1 rapinatori sono fuggiti a piedi. I complici, che tenevano in ostaggio 1 familiari del gioielliere, sono stati Invece costretti a fuggire con la «Panda» di Milvia Manclnelli perché l'autorimessa dov'era la Bmw (risultata rubata) l'aveva chiusa il marito. Renato Ambiel

Persone citate: Constantin, Eraldo Zanaboni, Mancinelli, Zanaboni

Luoghi citati: Arona, Dormelletto