Svolta nel caso Orlandi?

Svolta nel caso Orlandi? Alla vigilia del processo Antonov riaffiora la storia della ragazza scomparsa due anni fa Svolta nel caso Orlandi? Si affaccia una ipotesi: i rapitori di Emanuela potrebbero offrire lo scambio con Ali Agca, Fatteli latore del Papa - La famiglia della giovane attende un segnale da sette mesi -1 genitori: «Siamo certi che è ancora viva» - L'avvocato; «Legami certi con la vicenda del terrorista turco» ROMA — come procedere a tentoni in una stanza buia e sentire che qualcosa si muove», dice chi indaga sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, ma non aggiunge altro. Il rapimento è stato collegato all'attentato a Papa Wojtyla e 1 giudici sono convinti che l'inizio del processo sulla «pista bulgara» potrebbe offrire lo spunto a nuove offerte di scambio: la libertà di Ali Agca contro quella di Emanuela. E' un'ipotesi, forse fantapolitica, che. tuttavia, tiene col fiato sospeso la famiglia Orlandi che da sette mesi aspetta un nuovo segnale. L'ultimo, a novembre dell'anno scorso, dopo lunghi silenzi, ha riacceso le speranze. «Sono sicuro che Emanuela è viva e tornerà tra noi', dice Maria, la mamma, una donna cui il dolore non ha cancellato la bellezza. Parla e chiude con le mani gli occhi azzurri. Le è accanto il marito, nel salottino della casa di cortina chiara al di là del portone di Sant'Anna, a ridosso degli uffici dell'Osservatore Romano. Oli Orlandi sono cittadini vaticani e Emanuela era una delle fanciulle di questo piccolo Stato più esposte ad un possibile rapimento. E' scomparsa nel nulla due anni fa, mentre in un caldo pomeriggio di giugno, sola e a piedi, dopo una lezione di musica si stava recando da Corso Rinascimento allo spiazzo al di là di Ponte Umberto. Sulle scalinate del vecchio palazzo di Giustizia la aspettavano la sorella e alcuni amici. L'appuntamento era fissato alle 19 e, non vedendola arrivare, i compagni le erano andati incontro. Inutilmente. Dieci minuti prima, nell'usclre dalla scuola di musica, usando un telefono a gettoni dell'istituto Emanuela aveva 'chiamato casa. 'Ho fatto tardi — aveva detto alla sorella Federica — e ho perso la prima ora di legione. Mi ha fermato un tizio e ho perso tempo. Voleva che accettassi di fare una sfilata di mode. Gli ho risposto che dovevo chiedere il permesso a mamma. Pagano bene: trecentomila lire per una serata. Tu che dici? E mamma? Pensi che mi accompagnerà?'. Federica, scettica, rispose che la madre era ancora fuori e sconsigliò la sorella di accettare qualsiasi Invito. Fu l'ultima a parlare con Emanuela, l'ultima a sentire la sua voce. In due anni i misteriosi interlocutori che hanno fornito notizie della rapita non hanno mal dato la prova diretta che fosse ancora in vita. «£' cosi — dice suo padre — ma ormai sono sicuro che è viva; c'è un elemento che mi ha dato questa certezza. Nell'aprile del 1984, quasi un anno dopo il rapimento, detti una vecchia foto di Manuela ad un giornalista che la pubblicò. Manuela era ritratta vicino al Papa assieme ad una amica. Nessuno sapeva il nome di quella ragazzina ripresa di profilo. Neppure la famiglia la riconobbe quando la vide stampata. Ebbene, qualclie giorno dopo arrivò una telefonata in casa di quella ragazza: una voce parlò di Emanuela e disse che stava bene. Chi se non mia figlia avrebbe potuto riconoscere l'immagine dell'amica? Chi se non lei, che sapeva a memoria il suo numero telefonico, avrebbe potuto darlo a colui che poi trasmise il messaggio?'. La foto che ha ridato speranza a questi genitori è in una raccolta di giornali che attende di essere sistemata in un raccoglitore nel quale sono ordinate in ordine cronologico le notizie e 1 servizi speciali pubblicati su Ema¬ nuela. Oli otto appelli del Papa, i messaggi ricevuti dalla famiglia e dal Vaticano, tutto. La raccolta si ferma al 22 novembre 1984. E' la data dell'ultimo «Ko- municato» del fantomatico «fronte di liberazione Turkesh». Quello in cui chiesero, in cambio di una foto che dimostrasse che Emanuela è ancora In vita, un accordo di estradizione tra Vaticano e Costa Rica e gli arresti domiciliari per AU Agca. Il messaggio era corredato con alcune notizie fornite certamente da Emanuela, ma non tali da dimostrare la sua sopravvivenza. Da allora, silenzio. «Sono sette mesi che aspettiamo — dice la mamma — è ora che tornino a farsi vivi. Lo facciano in un modo qualsiasi, ma dimostrino che Emanuela è viva, lo ne sono convinta, ma non basta il mio convinci-1 mento personale per smuovere le autorità di tanti paesi coinvolti in questa storia». Ercole e Maria Orlandi non sono sfiorati neppure per ipotesi dal dubbio che Emanuela possa essere una delle tante giovani «desaparecidos» italiane avviate da organizzazioni senza scrupoli ai mercati della tratta delle bianche. «Non avrebbero fatto tanto chiasso — dice il padre — in quelle cose il silenzio è tutto e invece, tra il fronte del Turkesh e il misterioso mediatore americano, sono arrivati tanti, troppi messaggi e tutti contenevano riferimenti a fatti e notizie che solo Emanuela aveva po¬ tuto dargli'. Dello stesso avviso è l'avvocato Oennaro Egidio che assiste gli Orlandi in questa sfida contro un avversarlo invisibile. Dice il legale: •£' da presumere che il rapimento di Emanuela sia una conseguenza della vicenda Agca, perché dalle analisi del tanti elementi disponibili può ritenersi che esistano dei collegamenti.. Egidio soppesa ogni parola: •Le ombre che si sono presentate sullo scenario di questo rapimento sembra che siano state adoperate, anzi manovrate da un unico regista che si è avvalso di diversi attori per un unico disegno in tempi diversi, ma con un obiettivo preciso: Alla domanda se le richieste e i messaggi possano essere opera di un paranoico , l'avvocato risponde di «no» e sottolinea che 1 rapitori di Emanuela hanno scelto volutamente di non dare la prova della sua esistenza in vita. 'Solo prove indirette, ma precise., aggiunge senza indica- re quali, per esigenze di segreto istruttorio. Le Indagini, ora, sono state affidate allo stesso magistrato che ha appena chiuso l'istruttoria sulla pista bulgara: 11 giudice Ilario Martella che avrà al suo fianco lo stesso procuratore generale Antonio Albano che ha collaborato con lui nel caso Antonov. Non è certo una semplice coincidenza. Roberto Martinelli Roma. Per l'avvocalo Egidio, uno dei legali che assiste la famiglia Orlandi in questa sfida contro un avversario invisibile, si presume che il rapimento di I .inamida sia una conseguenza della vicenda Agca, perché «dalle analisi dei tanti elementi disponibili può ritenersi che esistano dei collegamenti»

Luoghi citati: Costa Rica, Ponte Umberto, Roma, Vaticano