Per pochi voti l'on. Dell'Andro non viene eletto alla Consulta

Per pochi voti l'oit. Dell'Andro non viene eletto alla Consulta «Fumata nera» nelle prime due votazioni a Camere riunite Per pochi voti l'oit. Dell'Andro non viene eletto alla Consulta ROMA — Per la terza volta li presidente della Corte Costituzionale verrà votato da quattordici giudici anziché da quindici. Come era già avvenuto in occasione dell'elezione del professori Francesco Paolo Bonifacio (1973) e Leopoldo Elia (1981) mancherà uno del cinque componenti di nomina parlamentare. Ieri infatti a Montecitorio si sono registrate due consecutive «fumate nere». Le Camere riunite in seduta comune non hanno nominato il successore di Leopoldo Elia a giudice della Consulta. Per appena dodici voti al primo scrutinio e trentotto al secondo turno l'onorevole Renato Dell'Andro, candidato ufficiale designato dalla democrazia cristiana, non ha ottenuto 11 quorum necessario. Il terzo scrutinio si terrà il 23 luglio prossimo, cioè dopo l'elezione del nuovo presidente della Corte Costituzionale prevista tra un palo di settimane. I due candidati ufficiali all'importante incarico sono — come è noto — i professori Livio Paladln e Antonio La Pergola. Al primo, già ritenuto il favorito della vigilia, saranno quindi sufficienti sette voti per diventare presidente dell'Alta Corte. Infatti anche se il professor La Pergola riportasse sette preferenze risulterebbe ugualmente battuto perché vanta una minore an- zlanità nella carica di giudice costituzionale. La mancata elezione dell'on. Dell'Andro potrebbe quindi avvantaggiare 11 professor Paladln. Come è già avvenuto numerose altre volte l'Alta Corte potrebbe però restare per parecchi mesi senza uno del suol componenti di nomina parlamentare. L'elezione più lunga resta quella del giudici Nicola Jaeger, Giovanni Cassandra e Giuseppe Cappi, avvenuta a Montecitorio 11 30 novembre 1855 al nono scrutinio. Occorsero Invece ben undici mesi e sette votazioni delle Camere prima di eleggere 11 30 giugno 1982 11 professor Ettore Gallo designato dal partito socialista alla successione del presidente uscente della Corte Leonetto Amadei (in quell'occasione l'Iniziale candidato ufficiale del psl, professor Federico Mancini, non ottenne la nomina per una manciata di voti). Vediamo ora in dettaglio l'esito delle duo votazioni di ieri. Per essere eletto giudice costituzionale l'onorevole Dell'Andro, attuale presidente della giunta delle elezioni della Camera ed ex sottosegretario alla Giustizia, avrebbe dovuto raccogliere 636 suffragi, pari cioè al due terzi dei deputati e senatori. Ha invece ottenuto 624 voti al primo 'scrutinio e 598 al secondo. Va tuttavia sottolineato che al primo scrutinio ben 189 parlamentari non hanno espresso 11 loro voto, mentre 12 preferenze sono andate all'on. Giovanni Galloni (che la de aveva Inizialmente candidato alla successione di Elia). Sarebbero bastati proprio questi 12 voti per determinare la «fumata bianca». A Montecitorio si sostiene che a Dell'Andro sarebbe mancato l'appoggio di quei de che auspicavano la nomina del direttore del «Popolo», per non far decadere dalla carica di deputato l'on. Benito Cazora. Infatti Galloni, in caso di sua elezione alla Consulta, si sarebbe dovuto dimettere e al suo posto sarebbe dovuto subentrare il primo del non eletti, cioè attualmente Silvia Costa che tra pochi giorni dovrebbe essere sostituita in questo ruolo proprio da Cazora — sempre che la Camera ratifichi la decisione «dottata dalla Giunta per le elezioni. Insomma dietro la mancata elezione di Dell'Andro (al suo posto subentrerebbe Natale Plsicchio) si cela 11 retroscena del caso «Costa-Cazora». Pierluigi Franz

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