Il padre di Tobagi «Barbone ha mentito Spero che adesso sarà fatta giustizia» di Susanna Marzolla

Il padre di Tobagi: «Barbone ha mentito Spero che adesso sarà latta giustizia» Cominciato il processo d'appello, il pentito Marano promette rivelazioni Il padre di Tobagi: «Barbone ha mentito Spero che adesso sarà latta giustizia» MILANO — Non sono ancora passati neppure due anni, ma sembrano molti di più. Atmosfera generale, comportamento di pubblica accusa, avvocati, parenti e imputati: tutto era diverso ieri al processo d'appello per l'uccisione di Walter Tobagi! La tensione, gli slanci polemici che avevano caratterizzato il primo dibattimento sono lontani, o quanto meno non sono ritornati qui, rimasti confinati almeno per il momento sulle colonne di alcuni organi di stampa. Solo l'aula è la stessa: la grande sala-bunker ricavata nell'ex carcere minorile, di fronte a San Vittore, con sei grandi gabbie per gli imputati. Un'architettura studiata ad hoc per questi processi di massa e che adesso sembra già superata: un terzo delle gabbie sono vuote, nelle altre il, numero degli imputati .è notevolmente inferiore a quello dei carabinieri di guardia. E nessuno grida, nessuno minaccia. Anzi, molti sorridono scambiando battute scherzose. Sono 125 gli imputati, ma in aula ieri se ne sono presentati molti meno. Tolti i 20 ancora latitanti, in carcere ne rimangono 44 e gli altri 61 in varie forme (libertà provvisoria, pena scontata in tutto o in gran parte, arresti domiciliari) hanno ormai lasciato il carcere. Molti, in giacca e cravatta, aria tranquilla, poca voglia di familiarizzare con gli ex compagni di un tempo, erano confusi nei banchi tra avvocati e giornalisti, riconoscibili solo dal -presente- quando il presidente della Corte facendo l'appello pronunciava il loro nome. Un lungo elenco che desta l'attenzione solo quando arrivano i nomi «di spicco». Ma il nome -Barbone Marco- cade nel vuoto: l'imputato-cardine di questo processo (è infatti dalle sue dichiarazioni che è partita quasi tutta .''istruttoria) ha preferito non venire. -Una presenza che oggi era inutile e poteva sembrare provocatoria- ha spiegato il suo avvocato. -Spero — ha aggiunto — che ci si renda conto come sia ingiusto dare a lui trattamento diverso e più grave di quello dato ad altri dissociati-. Il riferimento non è certo alla sentenza della Corte d'assise che, con la' condanna a otto anni e 9 mesi per omicidio e altri reati e la concessione della libertà provvisoria, ha applicato in pieno la legge sul pentiti. L'avvocato si riferisce evidentemente alle polemiche della parte civile. Ancora ieri Ulderico Tobagi, padre di Walter, presente in aula, ha dichiarato: -Spero che finalmente sia fatta giustizia. Barbone non è un pentito vero, è l'opportunista di turno. E la sua fidanzata Caterina Rosenzwelg (in primo grado imputata solo per una rapina e poi assolta per insuffi¬ cienza di prove, ndr) c'è dentro fino al collo-. Sul ruolo della ragazza e l'attendibilità -assoluta- delle dichiarazioni di Barbone punteranno nuovamente gli avvocati della famiglia Tobagi che hanno definito i due trml il -problema chiave- dell'intero processo. Proprio dietro Ulderico Tobagi, quando sente 11 suo nome, si alza un ragazzo pallido, giubbotto chiaro, capelli bruni un po' lunghi. E' Paolo Morandini, anche lui «pentito», anche lui condannato a otto anni e 9 mesi e rimesso in libertà. Dice che adesso fa piccoli lavori a Milano e a Roma, non ha più contatti con gli ex compagni, neppure con Barbone. Prima di lui, dei sci che parteciparono al delitto Tobagi hanno rispo¬ sto solo in due: Daniele Laus condannato a 27'anni, e Mario Marano che di anni ne ebbe 20. Francesco Giordano, già condannato a 30 anni, ha preferito non venire in aula mentre Manfredi Di Stefano era morto in carcere l'anno scorso. Marano e solo in una gabbia. Alla vigilia della prima sentenza disse di volersi dissociare e fece trovare le armi. Una dichiarazione che gli fece risparmiare dieci anni di carcere. Adesso, dopo che dall'ottobre scorso ha riempito pagine e pagine di verbali, si dichiara compiutamente -pentito-. Dice che parlerà a lungo, spiegando 1 motivi della sua scelta -che è stata assolutamente personale-. Susanna Marzolla Milano. I/imputalo «politilo» Paolo Morandini, a sin., e il padre della vittima, Ulderico Tobagi, in aula

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