Scheletri in arrivo a Palazzo Ducale di Franco Giliberto

Scheletri in arrivo a Palazzo Ducale Curiosità per una mostra «atipica» ospitata nelle sale dei dogi Scheletri in arrivo a Palazzo Ducale Saranno esposti i restì di individui vissuti milioni di anni fa, ma anche reperti più recenti: la rassegna s'intitola «Homo, alle origini della storia» - Vale di più un Tiziano o il pitecantropo? - Da Addis Abeba, all'ultimo momento, potrebbe anche arrivare Lucy, ragazzina che ha tre milioni d'anni - Modernissimi computer dialoganti per spiegare l'antico DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Vale di più Tiziano o un pitecantropo? Ha maggiore valor culturale Bottlcelli o la mandibola di Purgatorius ceratops, vecchia di 70 milioni d'anni, che è il più antico reperto finora co noscluto dell'ordine dei prl mati? Si può tirare l'alba a discutere. Rimane il fatto che un po' per scommessa, un po' per meditato atto di coraggio, l'assessore alla cultura del Comune di Venezia ha deciso di aprire Palazzo Ducale a scheletri, teschi, dentature, femori umani e animali del tempo che fu. Anche di un tempo lontanissimo da noi oltre quattro milioni d'anni fa — quando da poco Homo erectus aveva cominciato a esser tale, ossia a scendere dagli alberi e a camminare su due piedi. Dunque, per una volta trascurati i bei pezzi delle tradizionali arti figurative, Vene z ì 1 appresta a esibire nell'appartamento dei dogi (16 grandi sale; saranno aperte al pubblico per 6 mesi, dal prossimo 22 giugno) un'eccezionale mostra intitolata; Homo, viaggio alle origini della storia. Dice l'assessore Domenico Crlvellarl: «In fondo, Palazzo Ducale è una tappa della sto ria dell'uomo; è espressione di magnificenza e di potere, comunque una tappa. Per fortuna abbiamo ormai superato una certa visione della cultura, secondo la quale sono nobili soltanto i capolavori, le grandi opere d'arte. Ecco perché non ci ha spaventato, anzi ci ha attratto, l'idea d'una esposizione di questo tipo-, A mostra aperta, gli specialisti ne descriveranno il succo e non è azzardato prevedere che si svilupperà anche un dibattito, forse peregrino, sulla difficile sintonia culturale tra il bel palazzo-contenitore e i crudi reperti destinati all'esposizione. Quest'ultima, pressoché ultimata, è stata una specie di cruccio per l'architetto Um¬ berto Franzoi, direttore di Palazzo Ducale. «Quasi come una fatica di Sisifo: coinvolgere lo spettatore — dice —, far capire alla gente, fin dalla prima sala della mostra, la consistenza del millenni trascorsi... Far andare senza sforzo il pensiero del pubblico alla notte del tempi... E non svilire l'appartamento del dogi: far vivere bene, nell'allestimento, sia le splendide sale sia il cranio dell'uomo di Giava...». Fin qui i problemi Ideativi, ma ce ne sono stati anche parecchi di organizzativi. Un piccolo giallo riguarda la notissima Lucy etiopica, che è lo specimen più completo d'uomo primitivo (vissuto più di tre milioni d'anni fa) fin qui rinvenuto. Lo scheletro di Lucy è conservato nel museo di Addis Abeba. Le autorità etiopiche erano sembrate dapprima lusingate dall'invito della mostra veneziana. Poi avevano nicchiato. Infine avevano avanzato una serie di perplessità, apparentemente insormontabili: «Lucy è uno scheletrino fragile, non può fare né piccoli né grandi viaggi, non c'è prezzo che possa smuoverci...». Sono scesi in campo l'Eni (che con l'Ibm è il secondo sponsor della mostra veneziana) e il sottosegretario agli Esteri Raffaelli. «Non è anco¬ ra detta l'ultima parola; commenta misteriosamente l'assessore Crlvellarl. Nella peggiore delle Ipotesi, se Lucy non arriverà, alla mostra ci sarà un suo magico ologramma a raggi laser (lo scheletro si materializzerà via via che lo spettatore si, avvicinerà a un grande cilindro vitreo). E la stessa cosa accadrà per il «Signor 1470', un cranio di Homo erectus vissuto quasi due milioni di anni fa accanto al Lago Rodolfo, in Kenya. Cranio che andrebbe quasi sicuramente in pezzi se lo si spostasse dal museo di Nairobi. «La stragrande maggioranza di tutti gli altri reperti esposti — dice il professor Carlo Perette paleontologo — sono invece originali: credo che mai, in Europa, siano stati messi assieme tanti oggetti importanti come quelli che esporremo a Venezia'. Peretto è il deus ex machina scientifico dell'iniziativa, assieme al colleglli Mauro Cremaseli!, Benedetto Sala e Luigi Chlals. Sarà una mostra anche didattica, spiega, perché accanto ai reperti umani e agli strumenti che l'uomo ha modellato fino a poche decine di migliaia d'anni fa (l'esposizione riguarderà anche Homo sapiens sapiens e le sue prime espressioni artistiche, fermandosi sulla soglia della scoperta del metalli) ci saranno in ogni sala dei personal computer dialoganti con gli spettatori. « Un dialogo facile facile, in italiano e in inglese, di tipo a domanda risponde, per il quale sarà sufficiente premere una decina di tasti e non più-, dice Franco Blsi, responsabile della messa a punto di calcolatori e ologrammi al laser. Padre, madre e figlio camminavano a Laetoll, in Tanzania, 3 milioni e 750 mila anni fa: 11 calco di quelle orme fantastiche (scoperte da Mary Leakey) comparirà nella mostra di Palazzo Ducale. E et saranno 1 denti del preomlnide Ramaplthccus Indiano (14 milioni d'anni); la mandibola di Australoplthecus (5,5 milioni d'anni) trovata accanto al Lago Turkana in Kenya; il cranio sudafricano del «Bambino di Taung* (un milione d'anni); il grande accampamento di cacciatori molisani (Isernla, 736 mila anni fa) riportato pari pari nell'appartamento dei dogi; l'uomo di Pechino, il cranio di Tautavel, l'uomo di Neandertal, e via via fin quasi ai giorni nostri (si fa per dire) con gli scheletri di Qafzen-Nazareth che hanno solo 35. mila anni e l'uomo di Cro-Magnon che ne ha — giovincello della mostra — cinquemila di meno. Franco Giliberto