Messner quasi nella leggenda Scalati 12 ottomila himalayani di Gigi Mattana

Messner quasi nella leggenda Siglali 12 ottomila himalayanl Dopo il Dhaulagiri, l'alpinista va alla conquista delle ultime cime Messner quasi nella leggenda Siglali 12 ottomila himalayanl Sulla verta insieme con Kammerlander - Gli mancano ancora il Lhotse e il Makalu Ancora un anno, forse due, e gli storici dell'alpinismo faticheranno di meno a tenere aggiornata la biografia di Relnhold Messner. Con il successo del 15 maggio scorso sulla vetta del Dhaulagiri (8222 metri nella catena hlmalayana), il quarantenne scalatore altoatesino ha aggiunto un'altra tessera al suo proposito di scalare tutte le 14 montagne della Terra che superano gli ottomila metri: per ora è a quota 12 (ma su alcune, tipo 11 Nanga Parbat e l'Everest, è stato due volte) e soltanto 11 Lhotse e il Makalu mancano a un record che chissà chi e quando potrà eguagliare. Le notizie sulla vittoria giunte finora in Europa sono alquanto frammentarle e consistono in un breve flash proveniente dal ministero del Turismo nepalese: si sa soltanto che Insieme con Messner è giunto in vetta 11 ventinovenne altoatesino Hans Kammerlander (diventato ormai il più fidato compagno di cordata del fuoriclasse notoriamente molto schizzinoso nel trovare un «alter ego» su quelle difficoltà) e che l'assalto, non si sa lungo quale via, è stato un blitz di soli tre giorni fra andata e ritorno dai 4600 metri del campo base. Il Dhaulagiri ha fatto parlare di sé molto tardi: soltanto nel 1949 giunsero in Euro- pa le prime fotografie di questa montagna a piramide che sorge di fronte all'Annapurna, al di là della profondissima valle della Kali Gandhakl. I francesi, al comando di Maurice Herzog, lo esplorarono nel 1950, poi cambiarono idea e puntarono sull'Annapurna che fu cosi il primo «ottomila» a essere conquistato. Diversi gli attacchi negli anni successivi, e tutti senza risultati, poi la vittoria il 13 maggio 1960 (quindi Messner ha quasi festeggiato il venticinquennale) a opera di una forte spedizione internazionale che usò anche gli aerei per 11 trasporto In quota del materiale. Che il Dhaulagiri non sia montagna facile lo testimonia il fatto che fu il tredicesimo «ottomila» a cadere (dopo di lui soltanto la vetta cinese del Shisha Pangma) e che la prima ripetizione lungo la stessa via avvenne soltanto nel 1970. Messner ci ha talmente abituati agli exploits ed è diventato personaggio cosi noto al grande pubblico che le sue imprese fanno meno notizia di alcuni anni fa, ma basta soffermarsi un attimo per comprendere che l'eccezionalità del risultato non è sminuita dal passare delle stagioni. Arramplcare a quelle quote e senza ossigeno non è più facile oggi che quindici anni fa quando vinse il suo primo Nanga Parbat perdendo il fratello Gunther; abbigliamento, tende, scarponi, piccozze sono un po' migliorati, ma rappresentano un aiuto infinitesimale nella fatica e nel rischio che un «ottomila» richiede. Soltanto fra qualche anno penso che ci renderemo conto di quel che Messner ha fatto per l'alpinismo; di come, in un'attività che non vuole attaccarsi l'etichetta di sport e quindi rifiuta le classifiche, sia per massa di risultati il più bravo, lncontesta burnente. Può darsi che en tro la fine del secolo uno, dieci o mille alpinisti riescano a vincere tutti i 14 «ottomila», ma sarà un'altra cosa. Reinhold è stato il primo a immaginare e realizzare una scalata hlmalayana in solitaria; è stato il primo a fare del •senza ossigeno» una regola ormai codificata per tutte le spedizioni; è stato il primo a creare una sorta di regole di vita valide solo per l'alpinista himalayano, che deve vivere più mesi l'anno fra Nepal e Pakistan, che deve sempre essere acclimatato, che, per forza di cose, con l'alpinismo deve mangiare. Questo è l'altro grande punto qualificante per Messner: avere stabilito, quando, gli altri si vergognavano anche solo a immaginarlo, che un alpinista per esprimersi al massimo livello deve arramplcare a tempo pieno, la montagna gli deve essere sorella, amante e datore di lavoro. E se oggi tanti giovani «free cllmbers» con la fascia nei lunghi capelli riescono a vivere di sponsorizzazioni, lo devono a chi ha allargato gli stretti confini della valle di Funes a tutte le montagne del mondo. Gigi Mattana

Luoghi citati: Europa, Funes, Nepal, Pakistan