Polvere di stelle

Polvere di stelle Strehler sul rapporto intellettuali-politica Polvere di stelle Alle elezioni qualche politico è stato trombato, ma il numero maggiore è quello dei bocciati intellettuali: poeti, artisti, scrittori, filosofi, economisti, scienziati. Nell'elenco apparso sui giornali, molti nomi non sono stati nemmeno giudicati degni di una menzione. Per esempio, è stato fatto'quello di un compositore come Luciano Berio; non quello di Gino Negri, altro musicista che ha sempre operato con coerenza e onestà. Alle elezioni europee, quasi tutti gli intellettuali — non solo stilisti, registi, ma filosofi, storici come Gaetano Arfé, scrittori come Maria Antonietta Macciocchi — furono massacrati senza pietà, senza un gesto nemmeno di corretto saluto, di giustificazione. Da allora, nulla c più temerario e sciocco per gli uomini di cultura di continuare a sentirsi «anche politici», desiderosi di dare un contributo di idee e di proposte alla politica. E tra loro c'è addirittura chi (estremo abominio, questo!) ha operato politicamente per tutta una vita. Sempre di più la «politica pura», i politici-politici non vogliono avere tra i piedi uomini e donne indipendenti e pensanti, forze creatrici nella vita sociale, ma vogliono tutt'al più «conniventi», anche se nemici di corrente poco importa, basta che appartengano all'apparato, o complici o pretoriani ubbidienti agli ordini dei capi. Chiunque essi siano. Si parla tanto di frattura tra politica e Paese reale ma, secondo me, è più allarmante la frattura tra i creatori e il mondo della politica. Quella cioè che si fabbrica oggi, purtroppo, in gran parte nei giochi di sezione e di corrente, tra calcoli oscuri nei corridoi delle segreterie dei partiti. Ma come può esistere una «vera politica» se non elaborata, discussa e proposta, pur con le ingenuità del caso, da creatori e da intellettuali-impegnati sul serio, i|-rom che non abbiano interessi di carriera politica e che non siano soltanto «polvere di stelle» fatta per arricchire una lista qualsiasi di un qualsiasi partito a una qualsiasi elezione? I nomi che 'si potrebbero fare sono tanti. Io credo che ognuno debba riflettere su questi esclusi dalla pratica quotidiana della politica almeno come stimolo dialettico. Si pensi all'indifferenza con la quale l'opinione pubblica non sottolineò, a suo tempo, le dimissioni di un uomo come Norberto Bobbio — socialista da decenni, profondo e illuminato studioso della dialettica tra socialismo e libertà — dal Comitato centrale del psi «per impegni di lavoro», formula d'uso ed elusiva, per non dire di più. Fatto senatore a vita da quel vero socialista che è Pertini, ha aderito, solo dopo molte esitazioni, al gruppo socialista ma con la qualifica di indipendente. E' un esempio. Qui si parla di un uomo che avrebbe tutte le carte in regola per diventare il futuro capo dello Stato e, a mio avviso, non lo diventerà; anche perché, sempre secondo il mio umile parere, Pertini Sandro, l'umorale, il «non ne possiamo più delle sortite di quell'uo mo», dovrebbe essere riconfermato perché (e non si parli qui di età, per carità, anagrafica) ha portato sul suo viso e sulla sua figura nel mondo l'immagine di un'Italia che non c'è più: dignitosa, priva di retorica, forse si anche, talvolta, sentimentale e umorale, ma vivaddio pulita. Io che vivo tanta parte della vita all'estero ho sentito bene questa realtà; se vogliamo, ho sentito persino un alibi inverecondo che assolveva, grazie a quella sola'figura, una poltiglia di furti, crimini, P2, mafia e altro del nostro Paese. Siamo dunque tutti compiici, in maggiore o minore misura, del costume immorale che ha oggi la nostra vita pubblica?'Forse l'e¬ lettrice o l'elettore prima di votare anche a queste elezioni amministrative avrebbe dovuto riflettere su questi fatti. Non pochi giorni fa si parlava, con costernazione, della possibile nomina a senatore a vita di un grande scrittore quale Riccardo Bacchclli, anche per aiutarlo a vivere dignitosamente gli ultimi anni. Un po' di gratitudine del Paese per il suo lavoro svolto lungo tutta l'esistenza. Poco dopo ho sentito, a un convegno su Eduardo De Filippo, che la sua nomina (un attore, si pensi!) a senatore a vita era stata, in fondo, un colpo di testa. Si diceva: «Che volete che faccia Eduardo in Parlamento se non parlare dei minori del carcere Filangieri?». E poi è vecchio. Poi non ci andrà mai. Io dico: e le leggi sul teatro di prosa, sulla musica, sul cinema? E la presenza morale, e il monito di un servitore della scena qual era Eduardo, tra i più grandi, che nulla ha domandato e nulla ha avuto da questo Stato? Poi pensavo a Montale, stuprato con funerali pubblici quando aveva chiesto nel testamento d'es-sere lasciato solo nell'ultimo viaggio. Anch'egli senatore a vita forse perché premio Nc.bel. E gli altri Nobel? Bovet per primo. Nelle ultime elezioni non è stato eletto consigliere comunale a Salerno Edoardo Caianiello, illustre scienziato e probabile premio •Nobel. Cosi, in questo Paese, artisti, creatori, scienziati, persone che fanno spettacoli, che fanno musica, che scoprono stelle e sistemi, sono lasciati nell'ombra. Ma l'indecenza ha raggiunto limiti insostenibili. Forse non è lontano il momento in cui le menti veramente pensanti sapranno unirsi per dire la loro e prendere (metaforicamente) a calci nel didietro ometti e emoni che fanno il bello o meglio il cattivo tempo della nostra Italia. Giorgio Streper

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