Battaglia per il Quirinale La prima mossa è della dc di Luca Giurato
Battaglia per il Quirinale La prima mossa è della de A poco più di un mese dall'elezione del Presidente Battaglia per il Quirinale La prima mossa è della de ROMA — De Mita invita a sdrammatizzare la vicenda del Quirinale, ma Donat-Cattin replica in tono intransigente che il nuovo Capo dello Stato deve essere de. I liberali, contrari alla rielezione, attaccano Pertini e Spadolini ufficialmente per la cautela sulla «questione comunista", in realtà perché contrari alla replica del «patto istituzionale» che sette anni or sono portò alla elezione dell'attuale Capo dello Stato. Su questo tema che a 35 giorni dalle elezioni presidenziali (20 giugno) già sembra scottare, le uscite più prudenti rimangono quelle del psi. Questo partito ha il Quirinale e Palazzo Chigi. E' quasi certo che dovrà rinunciare ad una delle due poltrone. Il dilemma dovrebbe essere sciolto dal prossimo, «grande negoziato» tra i leader del pentapartito. Se i cinque leader arriveranno ad una intesa sul nome del Presidente della Repubblica prima del 20 giugno, tutto sarà più facile ed anche il «rimpasto» nel governo non dovrebbe riservare tensioni. Se l'accordo non ci sarà, l'estate, come disse Craxi durante la campagna elettorale, «sarà davvero calda». Giovedì scorso, durante la sua visita a Firenze, Pertini ha fatto colazione nella villa di Spadolini a Pian dei Giullari. Per il Capo dello Stato è stata una parentesi serena e distensiva, ed anche l'occasione per avere con un leader che stima un ampio scambio di idee su tutti i temi politici più scottanti del momento: dal referendum alla questione comunista. Su quest'ultimo punto, Spadolini ha detto a Firenze: 'Pertini è d'accordo con me, non bisogna isolare il pei'. Per il segretario repubblicano, che tiene molto al rapporto con Pertini, è stata una occasione piacevole e importante, ed anche un modo per riconfermare al Capo dello Stato l'appoggio del pri ad una sua rielezione. La colazione di Pian dei Giullari, in questo panorama postelettorale già cosi teso e incerto per tanti motivi, dalle giunte al referendum, sembrava sino a ieri un episodio dal significato politico ben preciso e delimitato. Ma, all'improvviso, Donat-Cattin e il vicesegretario liberale Patuelli hanno rilasciato dichiarazioni molto chiare. Il senatore de (il cui nome circola a Montecitorio tra quelli dei probabili nuovi ministri quando avverrà 11 rimpasto: c'è chi sostiene che potrebbe prendere il posto di vicepresidente del Consiglio se Forlani sarà eletto al Quirinale) ha detto senza mezzi termini che «il prossimo presidente della Repubblica dovrà essere espresso dalla de». A chi gli ha chiesto se il nome di Zaccagnini gli andava bene, Donat-Cattin ha risposto: 'Non spetta a me esprimere dei candidati e comunque è prematuro parlarne. Fra l'altro, Zaccagnini è un parlamentare e secondo me non è da escludere che emerga un orientamento verso un non parlamentare'. Il «non parlamentare» a cui allude l'esponente de è Elia, ex presidente della Corte Costituzionale, amico di De Mita e assai ben visto dal pei. Quello di Elia è un nome che sembra piacere assai poco al psi e ancora meno al liberali. Quando la Corte dichiarò che 11 referendum sulla scala mobile andava bene, Martelli attaccò Elia, dicendo che aveva obbedito al pei. Sul Quirinale, oggi Martelli è prudente: «La de vuole andare sciolta alla elezione? Il criterio mi pare sia di cercare una base parlamentare molto ampia. Non è detto che questo eventuale desiderio della de pòssa rendere la strada più semplice-. Patuelli non parla di Elia ma di altri illustri personaggi: •'L'isolamento politico del pel — lo tengano presente Pertini e Spadolini — è il frutto delle scelte e dei comportamenti del pei stesso: il no liberale al referendum è deciso cosi come il no a compromessi politici. Stupisce che su questa materia strettamente politica il Presidente della Repubblica esprima pubblicamente delle valutazioni politiche, utilizzando un segretario di partito'. Luca Giurato
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