Soares: no all'europessimismo di Bernardo Valli

Soares: no all'europessimismo Soares: no all'europessimismo (Segue dalla 1* pagina) ' Mozambico, Goa e Macao), e a girare le spalle all'Europa, ora questo piccolo Paese ritorna In famiglia. Non c'erano altre scelte, dice Soares. La conquista della democrazia e la tardiva decolonizzazione degli Anni 70 hanno ricondotto 1 portoghesi in Europa. Un ricongiungimento favorito dalla svolta spagnola dopo Franco, che ha abbattuto l'insormontabile barriera che separava Lisbona dalle altre capitali del Vecchio Continente. •Per andare in Europa — afferma il primo ministro — noi portoghesi dovevamo scavalcare la Spagna, che è stata a lungo un difficile ostacolo politico, storico e geografico'. Poi Soares mi Impartisce una rapida lezione di storia, con la quale mi dimostra, come se ce ne fosse bisogno, quanto sia europeo 11 suo Paese. Per difendersi dall'egemonia castellana, il Portogallo ha stretto un'alleanza con l'Inghilterra che ha resistito più di ogni altra Intesa nel Continente. Più di sèi secoli. Senza contare 1 rappòrti con la Francia. Sempre per sfuggire alla stretta spagnola. Adesso 1 buoni rapporti con la Madrid di Fellpe Gonz&lez consentono di riabbracciare senza riserve e intralci l'Europa, di cui 11 Portogallo, non devo dimenticarlo, è stata la prima nazione Indipendente. L'arringa dell'avvocato Soares diventa sempre più appassionata. Poiché arrivo dalla Spagna, m'invita a frequentare 1 bar di Lisbona e di Oporto, di Setubal e di Evora. 'Vedrà che mólti parlano lingue straniere. L'inglese, il francese ed anche l'italiano. Molto di più che a-Madrid e a Siviglia'. Sul plano culturale 1 portoghesi non si sarebbero mal staccati dall'Europa, neppure quando facevano, per primi, 11 giro del mondo, colonizzavano il Brasile, conquistavano l'Angola o sta-' gnavano sotto Salazar. Tanto orgoglioso fervore in favore di una causa già vinta, e che nessuno ha mai osato contestare seriamente In Europa, è rivolto a chi all'interno o all'esterno è ancora Incerto sull'opportunità di entrare In una comunità industriale e competitiva per un Paese economicamente fragile come 11 Portogallo. Il reddito prò capite è qui di 2500 dollari l'anno, metà di quello spagnolo, poco più di un terzo di quello italiano, che non sono certo 1 più alti della Cee. A queste obiezioni, Soares risponde In sostanza che non si può andare contro natura, contro la storia e la geopolitica. Soltanto 1 comunisti di Cunhal, che rifiutano il dominio delle multinazionali dell'Europa capitalistica, e 1 nostalgici di Salazar, che temono per l'identità nazionale, sarebbero contrari all'ingresso nella Comunità, secondo Mario Soares. Neppu¬ re un terzo del Paese. Per lui, che durante l'esilio andava ad ispirarsi dai socialdemocratici tedeschi, l'integrazione del Portogallo all'Europa era uno degli obiettivi principali, dopo la conquista della democrazia e l'inevitabile decolonizzazione. Poi, finita la dittatura salazarlana, è emerso un ostacolo Imprevisto. Quello che il primo ministro menscevico chiama «/a perversione totalitaria della rivoluzione'. Una perversione incarnata da Cunhal e dai militari suol alleati. Ma non c'era proprio un'alternativa all'Europa Industriale e altamente competitiva per il Portogallo attardato? SI, ammette Soares. Potevamo diventare un'appendice americana, una succursale degli Stati Uniti In Europa. Una specie di Portorico. «Ma non lo faccia dire a me — aggiunge —. SI impadronisca pure dell'idea, che tanto non si è realizzata: Bernardo Valli