Vincenti o perdenti? di Ernesto Galli Della Loggia

Vincenti o perdenti? Vincenti o perdenti? (Segue dalla 1' pagina) carta referendaria, De Mita ha oggi la forza — che una settimana fa non aveva — di imporre anche su questo tema il suo punto di vista. Comunque la si giri, insomma, dopo l'affermazione elettorale Craxi si ritrova indebolito rispetto al suo più importante partner di governo; addirittura, se si volesse essere pessimisti, davanti ad una prospettiva di «saragattizzazione», cioè di permanente virtuale subalternità strategica di fronte alla democrazia cristiana. Se il psi è danneggiato dalla crescita elettorale democristiana e dall'impossibilità di minacciare un ricorso alle urne, la vittoria del partito repubblicano è invece assai appannata, dal punto di vista strategico, dalla sconfitta comunista innanzi tutto, e dall'involuzione che a quella sconfitta ha negli ultimi tempi fatto da sfondo. 11 ruolo del pri — straordinariamente messo a punto a suo tempo da Ugo La Malfa — di pedagogo c garante grande-' borghese nei confronti di un pei in crescita e desideroso di prendere lezioni di occidentalismo riformatore ber essere ammesso nel salotto buono del potere, era già stato incrinato dalle svolte «settarie» dell'ultimo Berlinguer. Oggi, con un pei più che mai lontano dal potere e destinato presumibilmente ad attraversare un lungo tunnel di lotte interne, quel ruolo non ha più alcuna base oggettiva. Questo significa che mentre il pri — pur con il due e mezzo, tre per cento dei voti — era icri-un partito di grande peso politico, in quanto partito-cerniera su un versante fondamentale, attualmente, benché con un carniere elettorale raddoppiato, rischia invece di essere solo un piccolo partito. Schiacciato tra de e psi. Una sua nuova identità strategica potrebbe consistere nell'accentuare il carattere di custode del risanamento economico e del buon governo, e nel, muovere da questa trincea una duplice guerra in camfio aperto contro il psi e la de insieme. Un'impresa difficilissima, come si vede, disponendo il pri di appena il sei per cento dei voti, ed essendo rimasto privo di una sponda esterna significativa del calibro del pei. Cosa succederà allora? Se è permesso fare una previsione, direi che le difficoltà strategiche del psi e del pri — per non parlare di quelle dei liberali e dei socialdemocratici, usciti dalle urne con le osse rotte — produrranno una crescita del tasso di litigiosità e di irrequietezza della maggioranza. A dispetto della vittoria della maggioranza medesima: anzi proprio per questo. E mi sentirei anche di azzardare una scommessa: magari fra tre mesi, magari fra sci, il psi comincerà a «lanciare segnali»' verso i comunisti in funzione anti-dc, il partito repubblicano non si farà scappare l'occasione per gettare l'allarme, e cosi 'via, cosi via, in una fantastica girandola di già visto da soddisfare le peggiori aspettative. Non sono questi del resto i deliziosi effetti paradossali che ci si deve attendere da una legge elettorale che quando sarà cambiata non sarà mai troppo presto? Ernesto Galli della Loggia

Persone citate: Berlinguer, Craxi, De Mita, Ugo La Malfa