Vincenti perdenti? di Ernesto Galli Della Loggia
Vincenti perdenti? I numeri elettorali Vincenti perdenti? Ci sono vittorie e vittorie. Nei sistemi di governo di coalizione, frutto inevitabile di una legge elettorale proporzionale come quella italiana, a un partito della maggioranza per vincere davvero non basta vincere le elezioni, e cioè ottenere più voti. Al fine di una vera vittoria è altrettanto importante — in certo senso anzi decisivo — accrescere la propria forza relativa, la propria capacità di condizionamento, rispetto agli altri membri della coalizione. Da questo punto di vista le pur nette affermazioni elettorali del partito socialista e del partito repubblicano acquistano contorni assai più incerti e sfumati di quanto le cifre farebbero pensare: soprattutto per quel che riguarda gli equilibri politici generali. Sempre in tale ambito l'indiscutibile vittoria numerica del pentapartito rischia poi — per i meccanismi all'apparenza paradossali propri dei governi di coalizione — di tradursi non in una maggiore stabilità, bensì in un'accrcsciuta conflittualità della maggioranza. Per il psi l'elemento decisivo è l'inaspettato e rilevante successo democristiano. Si è parlato moltissimo del mancato sorpasso comunista ai danni della de, assai meno del mancato sfondamento socialista: eppure si tratta di un fatto egualmente importante. Dopo otto anni di gestione craxiana e ben due anni di presidenza del Consiglio il partito socialista mostra tuttora di non riuscire a mordere in misura apprezzabile nell'arca elettorale orientata al centro; in quest'azione è semmai il partito repubblicano che segna più punti a proprio vantaggio. Ora però, se non sì profila neppure la più pallida eventualità di un simile sfondamento, non solo l'ambizioso progetto socialista di costruire alla lunga un'alternativa democratico-riformista alla de resta nel mondo dei sogni, ma già oggi, immediatamente, la posizione di Craxi all'interno del pentapartito risulta oggettivamente indebolita. Fino a ieri infatti, con una de declinante, egli poteva sempre minacciare di risolvere! qualsiasi scontro nella coali-. zione con un ricorso anticipato alle urne; ora non più, perché si è visto che da esso il psi non guadagna quanto gli sarebbe necessario. Se si considera in quale misura il successo democristiano del 12 maggio (come del resto ogni successo «storico» di quel partito da quarant'anni a questa parte) dipenda in ultima analisi dal timore di una vittoria comunista, si comprende come la via obbligata che il sistema addita a Craxi per colpire la de passi preliminarmente per una definitiva messa fuori gioco del pei. Il referendum sulla scala mobile potrebbe esserne l'occasione. Ma anche ammesso che a questo punto Craxi volesse giocare la Ernesto Galli della Loggia (Continua a pagina 2 In quarta colonna)
Persone citate: Craxi
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