I tappeti della tribù

I tappeti della tribù PREZIOSI KILIM IN SAN FILIPPO I tappeti della tribù Nel Chiostro juvarriano di San Filippo — che si vuole togliere dal degrado facendone un centro vivo d'incontri culturali — è attualmente aperta (anche di domenica, e sino al 20 maggio) un'ampia esposizione di tappeti tessuti: i kilim di produzione anatolica; ritenuta, questa, come la più vasta e riccamente diversificata nei disegni colorati dai precisi riferimenti slmbolistico-religiosl. Anche se gli esemplari che compaiono nella mostra curata da Paolo Cerati e Roberto Gittone son databili da venti a centocinquant'anni fa, si tratta d'un tipo di tappeto che può vantare una storia di millenni. Costituiscono infatti l'espressione di un'arte tribale, legata a popolazioni che, sentendo profondamente il senso delle loro comunità, hanno continuato a manifestarlo nei disegni che si tramandavano in ciascun gruppo e che non sarebbero mai stati copiati né ripresi da appartenenti ad altre tribù. Le figurazioni, antichissime, come s'è potuto verificare attraverso gli scavi ar¬ cheologici di Hacsl e Catal HuyUk, In molti casi rivelano origini addirittura preistoriche, ed una persistenza di motivi che rende spesso assai ardue le datazioni. Dai primi decenni del nostro secolo, tuttavia, la disgregazione delle strutture sociali ha di fatto portato ad una crisi di identità, che non ha risparmiato neppure i kilim. A confronto dei più recenti di questi prodotti, nei quali i disegni sembrano ormai irrigiditi in forme d'un quasi gratuito barocchismo, l'autentica tipologia dei kilim dell'Anatolia — la penisola che, col suo altopiano incorniciato da un sistema di catene montuose, costituisce la parte asiatica dell'odierna Turchia — si può dire abbia distillato una cultura di millenni vivificata dagli stessi colori naturali impiegati. Ciò che spiega, nota Belkis Balpinar in un saggio pubblicato per la mostra ordinata l'anno scorso a Milano da Eskenazi, -la grande ricchezza ornamentale dei kilim in rapporto al gran numero di gruppi tribali die praticavano la tessitura». Nelle figurazioni, dall'elementare motivo a losanga, noto simbolo di fertilità ai pari di quello delle «mani sui f lancili », a quello della mano, la stilizzazione decorativa lascia trasparire le forme umane, e più spesso quelle di animali, come granchi, tartarughe o uccelli. an. dra. Tappilo Kumpiuar dell'Anatolia Centrale (secolo XVIII)

Persone citate: Paolo Cerati, Roberto Gittone

Luoghi citati: Anatolia, Anatolia Centrale, Milano, Turchia