ll Giro dm Verona cerca il «suo» Verona di Gian Paolo Ormezzano

11 Giro dm Verona cerca il «suo» Verona DOMANI IL VIA La corsa rosa parte con un gran bisogno di novità in campo italiano 11 Giro dm Verona cerca il «suo» Verona Hinault, LeMond, persino i ciclisti colombiani contro una rappresentanza italiana che appare alla vigilia poco consistente - Molti dubbi su Saronni, Moser sarà ancora all'altezza della situazione? - Visentini, un mistero Comincia domani nella Verona fresca di scudetto calcistico un Giro d'Italia che cerca un suo Verona a due gambe e due ruote, cioè 11 corridore italiano nuovo, l'uomo valido per dare il cambio a vecchi campioni se questi, come è possibile ed anche probabile, hanno il fiatone. E diclamo un fiatone di anagrafe, di carriera, non di annata, di giornata. Se questo Verona ciclistico non esiste, diventa un problema voler bene al Giro d'Italia. Amarlo è doveroso, automatico, spontaneo. Ma volergli bene giorno dopo giorno, appassionarsi alle sue vicende, è un bel problema, se le vicende sono piccole, magre, scolorite. Oppure — nel ciclismo il nazionalismo non è peccato mortale, al massimo veniale, considerato come questo sport sa di paese e del Paese — se sono vicende create e poi comandate dagli stranieri, e in maniera tattica più che spettacolare. Ora, è molto difficile trovare a priori un motivo italiano di ottimismo, ovviamente senza finire al calduccio di Moser, il quale peraltro sembra abbastanza straniero, come atteggiamento psicofisico, a questo Giro d'Italia, che per lui potrebbe diventare la palestra pre-Tour, e una palestra da frequentare nemmeno sino alla fine dell'orario. Come per caso, l'edizione del Giro forse più povera, stando all'ultimo lustro, di speranze italiane — con Moser antico, Saronni invecchiato precocemente, Baronchelli come precotto dalla Vuelta, Argentin malandato, Visentin! mimetizzato in modo tale che forse neppure lui riesce a scovarsi, Beccia e Contini migliorati ma chissà se in maniera sufficiente, i giovani che chissà se ci sono e dove sono — è ricchissima di presenza straniera. Quasi meta dei pedalatori non hanno il nostro passaporto, e mica sono tutti di stipendio italiano, cioè potenziali gregari. Ci sono squadre intere fatte di francesi, spagnoli, svizzeri, statunitensi, colombiani (anzi, ormai si dice scalatori-colombiani, come se fosse quasi una parola sola). C'è Hinault, al quale una delle massime minacce sembra poter venire da LeMond, stessa squadra, lo statunitense esordiente al Giro che il francese anzi il bretone ha già vinto due volte. Non ci sarà invece Kelly, che ha dato forfait ieri. Ci sono svizzeri per le volate e le salite, spagnoli per le salite e le fughe, statunitensi per le follie, belgi (Hoste) per le volate, colombiani per le avventure, olandesi (Van der Velde) per un po' tutto, svedesi (Prlm) per la regolarità. Persino Moser ha il suo LeMond, si chiama Maier, è austriaco. Alcuni sono al Giro per preparare il Tour: ma questo non signifi¬ ca disprezzare i traguardi rosa, anzi sovente significa cercarli. La relativa facilità della corsa, con pochissime montagne vere, pochi arrivi in salita, tanto cronometro chiarificatore, impedisce poi di rendere per lo meno drammatico il mistero, di pigmentare la nostra perplessità. C'è persino il rischio di non poter ancorare mai le sconfitte a situazioni da tregenda, a eventi epici. Insomma, è un Giro che può essere perduto fra la noia, oltre che perdersi nella noia. Detto doverosamente tutto ciò, evviva il Giro, che poi oggi e domani e anche dopodomani, per la partenza della prima tappa, troverà a Verona entusiasmi antiqui ed ecologici, più preziosi, sostiene qualcuno, delle attenzioni moderne, quasi sempre commerciali. Città più interessante non poteva essere reperita, e non solo per il calcio trionfante, ma per tutto lo sport grosso che fermenta nella regione e nel Trlveneto. Oggi c'è là sfilata delle squadre, e per noi è soprattutto una-passerella su cui speriamo s! 'mostrino nudi, cioè senza tanti infingimenti, cor¬ ridori da assalto: Bontempi e Moroni per noi, Da Silva per 11 Portogallo però con stipendio nostro, Helden e Phlnney 'americani celebri sinora più per le medaglie d'oro nel pattinaggio e per quella della moglie (Carpenter-Phinney, prima a Los Angeles su strada). Questo sembra anche essere un Giro dove c'è spazio per tante iniziative, dove un corridore smanioso trova momenti buoni, per poco che li cerchi. E' geograficamente parlando un Giro non bello, ma ciò non vuol dire niente. I corri-, dori possono rendere interessante una tappa dalle premesse più soporifere. E' poi in agguato quell'extra che si chiama Tour de France, e che riguarda molti, e può far nascere e morire tante amicizie, specialmente se Moser è davvero intenzionato a correrlo. Infine, c'è una situazione sindacale pesante, 1 ciclisti continuano a guadagnare una miseria anche se lo show-business intorno a loro è enorme e distribuisce tanto denaro. Il ciclismo come sport è una repubblica latino-americana, con grosse ricchezze potenziali non sfruttate, e tanta ricchezza nelle mani di pochi. Il monte-premi del Giro, per 180 uomini impegnati su 4000 chilometri in 25 giorni, è di 770 milioni, guadagno annuale di un buon calciatore italiano svincolato. Il tutto con un costocontatto minimo, per 1 pubblicitari, se si pensa alla enorme folla, specie extracittadina, che va sulle strade. Da ridere, o da piangere, a piacere. Gian Paolo Ormezzano Oliamo fra i più attesi protagonisti del Giro. Il vincitore del 1984 Moser (da sinistra), il francese Hinault, Saronni e l'americano LeMond

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