Al governo del Piemonte una giunta pentapartito

Al governo del Piemonte una giunta pentapartito Al governo del Piemonte una giunta pentapartito TORINO — Piemonte, il giorno dopo. I partiti esaminano i risultati delle elezioni regionali, cercano di giustificare le perdite di voti e di seggi; esultano, ma non troppo, per i guadagni che non sono stati tuttavia quelli attesi, si lanciano in caute previsioni per la giunta. Ma, appunto, caute: •L'intenzione e discutere insieme tutto il blocco delle alleanze per Comune, Regione e Provincia — dice il capo del gruppo regionale democristiano Gianpaolo Brizio rieletto con buon successo —; quindi ne riparleremo tra gualche giorno*. E' noto però che, nelle discussioni preelettorali, quando il psi indicava nel suo uomo, Giorgio Cardetti, sindaco dei cento giorni, la guida della futura giunta di Palazzo civico, si parlava di una presidenza democristiana alla Regione e laica in Provincia. Di fronte alla quale più nessuno storce il naso: la Provincia, nei cinque anni di lavoro che sono appena cominciati, sarà rivalutata nelle sue competenze e nelle sue possibilità di spesa. I presidenti avranno un lavoro non facile né indifferente per riportarle all'onore della vita civile dopo il collasso che hanno conosciuto nei cinque anni passati quando l'esperienza dei comprensori ha tentato di soppiantarle, senza successo. Le trattative potrebbero cominciare già oggi stesso, almeno teoricamente, ma lutti i segretari vorranno sentire il parere di Roma e il luluro delle giunte piemontesi continuerà a dipendere, come è stato fino ad oggi, dalle decisioni centrali. C'è comunque almeno un mese di tempo, perché il Consiglio regionale terrà la sua prima seduta »il primo giorno non festivo della terza settimana dopo la proclamazione ufficiale dei risultati» ed è prevedibile che la proclamazione non avverrà che tra cinque o seigiorni. j; ìmoisamhòwi Primo compito del Consiglio (convocato dal presidente uscente, Germano Benzi, riconfermato dal voto) l'elezione del presidente. Sarà il banco di prova degli accordi, perché per l'elezione, in pri- ma istanza, è richiesta la maggioranza assoluta del Consiglio, cioè 31 voti. L'attuale maggioranza pel, psl, psdi ha appena 29 voti, col pdup arriva a 30: occorrerebbe almeno uno dei verdi per raggiungere i 31. Prende sempre più consistenza quindi l'ipotesi del pentapartito che ha una maggioranza di 36 seggi (58,4 per cento dei voti). Ma a chi la presidenza? Ecco che si torna al discorso globale: il segretario del psi Craxt ha insistito più volte sul governo delle grandi città, ed è quasi certo che il psi torinese Insisterà per la riconferma di Giorgio Cardetti. Quindi la de chiederà la presidenza della Regione. Candidato è l'attuale capogruppo Gianpaolo Brizio. E il socialista Viglione? 'Io sono un uomo di partito — dice — e farò quello che il partito mi chiederà'. E' uscito con i resti a Cuneo; -ma era andata cosi anche nell'io, perché è molto diffici¬ le nella circoscrizione di Cuneo dove siamo il terzo partito (il secondo in città) avere un quoziente completo'. Gli stessi liberali, che pure sono il secondo partito della circoscrizione, hanno avuto il seggio soltanto con 1 resti. Entrano nell'aula -azzurra di Palazzo Lascarls alcuni volti nuovi, come il segretario regionale del pel Marco Boslo e l'indipendente (eletta nel pei) Mercedes Bresso; Adelaide Aglletta della lista civica, ' Nemeslo Ala della lista verde, Alberto Tridente, ex segretario nazionale della Firn cisl eletto in cip, Jas Gawronski repubblicano, e, nella provincia di Cuneo, 11 vicesindaco di Alba Mario Pracchia, repubblicano. Tra gli esclusi ha suscitato una certa sorpresa l'ex sindaco de di Torino Giovanni Picco che nella legislatura '75-80 fu vicepresidente del Consiglio regionale e, a Cuneo, di Bartolomeo Martinetti, de. Rientra il de Alberton; tra i socialisti 1 volti nuovi sono Maccarl, ex presidente della Provincia di Torino, e Aldo Olivieri, ex assessore alla Sanità del Comune. Ma sono volti nuovi per modo di dire: resistono da una trentina d'anni sulla scena politica. Domenico Garbarino

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