Prepotenza d'autore e d'attore di Stefano Reggiani

Prepotenza d'autore e d'attore Prepotenza d'autore e d'attore DAL NOSTRO INVIATO CANNES — Arriva il western di Clint Eastwood, vecchio eroe di Sergio Leone, si apre lo schermo panoramico sul paesaggi dell'Idaho e sulla corsa all'oro nell'Ottocento, si divide la platea dei giornalisti, fischi di impazienza e battimani di complicità, il genere del generi ripropone con la sua semplice presenza questioni di metodo e contrasti generazionali, l'assolutezza impenetrabile e consolatrice del già detto, il peso dell'autore in un mondo di fantasmi che sembra già consumato. Facciamo il discorso ragionevole: se Eastwood, Invece che abbandonarsi completa' mente al suo carisma popolare e alla sua esperienza, si fosse affidato a un regista di grande mano, dotato di un grande senso del ritmo e degli intervalli, 'Pale Rider», «Il cavaliere pallido», ieri in concorso, sarebbe apparso magari (finalmente) il film-film, il film perfettamente chiuso in se stesso e nella propria necessità che andiamo cercando dall'Inizio del festival e che farebbe tanto comodo anche alla giuria. Metti che Eastwood avesse chiamato a servire la sua idea Walter Hill (che già s'era fatto apprezzare a Cannes qualche anno fa con «I cavalieri delle ombre lunghe»); ma ha preferito la sua prepotenza d'autore oltre che di interprete, fidando nel risultati non da poco dei suoi ultimi polizieschi. Cosi la guerra tra generi e autori, tra popolare e colto, su cui Cannes, con la disinvoltura di chi arriva in ritardo di anni, aveva puntato, resterà ancora nel festival alle petizioni di principio, e meno male che è passato 11 tempo delle classifiche e del cinema-spazzatura. Un'idea in testa Eastwood ce l'aveva, molto chiara, scrupolosamente seguita: rivisitare tutti i luoghi comuni del western per sigillare un genere, per dirgli addio, per ammazzarlo religiosamente con la speranza di vederlo risorgere da qualche parte, per dire comunque che quella mitologia era anche il deposito di altre mitologie. Il pallido cavaliere non è più semplicemente il cavallere solitario che veniva a rinfrancare i deboli e se ne ripartiva, non è più il giustizie¬ re violento e venale di Sergio Leone che sparava per un pugno di dollari, il pallido cavaliere'è un sacro messaggero, come dice il versetto biblico: -Io guardai e vidi apparire un cavallo di colore pallido, e il suo cavaliere si chiamava Morte, e l'inferno lo seguii'a». A metà dell'Ottocento, in una vallata dell'Idaho si fronteggiano un gruppo di cercatori d'oro scalcagnati e deboli e la potente impresa dell'affarista La Hood. Tra i deboli c'è la famiglia provvisoria di Michael Morlarty e di Carde Snodgress con la figlia Sydney Penn. Sarebbero tutti spazzati via dal ricco e dai suoi sicari, se non arrivasse un cavaliere solitario col'colletto bianco del Pastore. E' stata la figlia a invocarlo nelle sue preghiere: o Signore, mandaci qualcuno. Il cavaliere Clint Eastwood dapprima è a mant nude, mette In fuga a bastonate una pattuglia di picchiatori di La Hood, ma sulla schiena ha la cicatrice di cinque pallottole. Chiede il ricco al capo del suol killer: «C/zi è? Lo conosci?». Lui risponde: «Penso a qualcuno, ma quel qualcuno è già morto». Glint1 Eastwood va in banca, ritira da una cassetta pistola e cinturone, si prepara senza timori all'ultimo assalto, lui sa chi è e da dove viene. Come in una copia rovesciata di 'Mezzogiorno di fuoco» 11 cavaliere pallido stermina pazientemente i sei assassini in spolverino, assoldati contro di lui, e poi restituisce 1 colpi In petto al loro capo che una volta, in un altro luogo, aveva tentato di ucciderlo e forse lo aveva ucciso. Clint è un cavaliere dell'apocalisse, uccide senza pietà e senza commozione, 1 sentimenti umani, come l'amore, non lo fermano. Quanti paesi ha ancora da visitare, lontano, oltre l'orizzonte? Santoddto, la forza dei generi e di personaggi come Eastwood è che costeggiano il sublime con disprezzo e senza ironia. Essi conoscono la pistola, fingono di non amare le parole. Sai mica che divertente casino se la giuria presieduta da Forman si inchinasse con qualche premio a questa Inimitabile prosopopea? Stefano Reggiani Clint Eastwood in «Pale Rider»: non spara più per un pugno di dollari, il pallido cavaliere è la morte

Luoghi citati: Cannes, Idaho