Heiner Muller: «L'Europa mi ama ma le Germanie non sono tenere»
Heiner Muller: «L'Europa mi ama ma le Germanie non sono tenere» Incontro a Torino con uno dei più rappresentati drammaturghi contemporanei Heiner Muller: «L'Europa mi ama ma le Germanie non sono tenere» TORINO — Ospite del Goethe Instltut, è transitato per non più di ventlquattr'ore a Torino Heiner Muller, uno del più noti rappresentanti drammaturghi tedeschi contemporanei, Insieme a Botho 8trauss, a Peter Handke, a Thomas Bernhard. «Vi chiedo scusa — ha detto al pubblico — se mi fermo così poco nella vostra città, ma sono arrivato qui a presso di notevoli difficoltà burocratico-pollttche.. Sassone di Eppendorf, lo scrittore clnquantaseienne è, in effetti, cittadino della Germania orientale: anche se ogni mattina prende il famoso treno che unisce le due Berlino per andare a lavorare in quella occidentale, come redattore di una casa editrice. Ma proprio questa bipolarità e 11 fatto d'essere ogni anno messo in scena in una decina di teatri pubblici della Germania federale non deve migliorare 1 suoi rapporti con le autorità del proprio Paese: .E' una storia vecchia — dice l'autore che nel '61 è stato espulso dall'Unione degli Scrittori Tedeschi —. Proprio quell'anno andò in scena a Berlino un mio dramma, La vita di campagna, sulle vicende del contadini, dalla riforma fondiaria alla collettivizzazione almeno parzialmente forzata delle terre. Scatenò un vero e proprio scandalo: il regista della messinscena dovette andare a lavorare per qualche mese in miniera. Adesso lo stesso regista lo sta tranquillamente riproponendo a Dresda: la realtà deve trovar tempo per cambiare ed accettare II realismo a teatro.. Del resto anche nella Germania occidentale la critica più ufficiale, talvolta, non è tenera con Muller: 'Un critico assai autorevole mi ha definito: Il drammaturgo del sangue e del pus che viene dall'Est. Io non ricordo francamente di aver mai parlato di pus net miei drammi, ma capisco a cosa vuol alludere quella formula: tuttavia non posso farci niente se molte cose.non, vanno in Europa.e se questo disagio sVàvVèftè iti Germania prima e più forte che In altri Paesi». Scrittore estremamente attivo e prolifico, Muller è stato «scoperto», prima che in altri Paesi, in Francia, ad opera di Jean Jourdheull, un regista che ha allestito a varie riprese suoi testi: «Afa di recente — precisa Franco Quadri, direttore della Biennale Teatro di Venezia — anche Patrice Chereau ha messo in scena al Théàtre des Amandlers, Il dramma Uberamente Ispirato alle Amicizie pericolose di Laclos: e ne è nato uno spettacolo assai suggestivo, sulla morte dell'eros ma anclie dell'arte; invece che il bunker da terza guerra mondiale in cui la Merteull e Valmont dovrebbero ritrovarsi sul finale, Cliereau aveva rimontato la scena del suo mozartiano Lucio Siila e l'effetto da teatro abbandonato era almeno altrettanto inquietante^. In Italia si sono visti per ora a teatro due lavori di Muller soltanto: Filottete, che Glauco Mauri ha coraggiosamente accostato al Filottete sofocleo, e Quartetto appunto, che Flavio Ambrosini ha presentato due anni fa a Milano alla Piccola Com¬ menda: «Ho ri/atto la regia daccapo, a distanza di setteotto mesi dal primo allestimento — confessa Ambrosini —. Ma Muller è almeno doppio, è uno scapigliato dalla scrittura di un classico, dalla parola granitica e radicale.. Tra l'estate e l'autunno, altri copioni di Muller vedranno da noi la luce. Ad Asti, ad apertura del festival, 11 6 luglio, ' Roberto Guicciardini metterà in scena La missione, Interpretato dal Gruppo della Rocca: una grande meta/ora sul fallimento dell'utopia rivoluzionaria, ambientata nei Caralbl all'indomani della Rivoluzione francese. Vorrei farne uno spettacolo che, oltre al suo messaggio, riuscisse a coinvolgere emotivamente ({pubblico». A Roma Enrico Job, il noto scenografo in panni di regista, monterà una Medea, che è tra gli ultimi copioni di Muller: «£' un'eroina dt una furia accecante — spiega Job —, in cui senti riemergere le antiche origini selvagge e in cui Muller celebra, In fondo, la tragica Impossibilità, oggi, di qualsiasi riscatto: Guido Davico Bonino Scrittore prolifico, vive nell'Est e lavora al di qua del muro. E' stato «scoperto» in Francia. In Italia, dopo Mauri e Ambrosini, lo mettono in scena Guicciardini ed Enrico Job Glauco Mauri in una scena del «Filottete» di Heiner Muller
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