La lunga notte dei genitori tra attese e speranze deluse

La lunga notte dei genitori tra attese e speranze deluse Bologna, l'angoscioso silenzio nel corridoio semibuio dell'ospedale di Bellaria La lunga notte dei genitori tra attese e speranze deluse BOLOGNA — «Chi sono i genitori?». Un medico si affaccia dal reparto rianimazione :Jft5uaJy§ffie.Jtqmne,Jl,?il: lènzio della notte nel corri-i la sud domanda KairfóhcTuh' po' retorico dell'indifferenza burocratica. Dì fronte a lui si alzano due volti segnati dall'angoscia. Il dottore tiene socchiusa la porta: « Venite, se volete vedere i bambini...». Sono passate le due di notte, e solo adesso le salme di Fausto e Davide sono state ricomposte. La speranza s'è già spenta un'ora prima, i gemelli siamesi nati attaccati per la testa 11 28 dicembre '84 sono morti sei ore dopo essere stati separati. Alle 0,30 ha cessato di vivere Fausto. All'una Davide. Raccontano che le sorelle Maids, di Biddenden, Inghilterra, che vissero unite per i fianchi 7 secoli fa, lasciarono scritto per testamento: «Noi siamo venute insieme nella vita e insieme ce ne andremo». Fu cosi. E' anche Fausto e Davide hanno lasciato il mondo uno dopo l'altro. Eppure, quel filo che 11 univa per la testa sembrava pesare come una cappa sul loro futuro. La dottoressa Paola Dalla Casa, aiuto del professor Salvioli, ricorda gli ultimi giorni: «Nella fase di addormentamento, Fausto allungava la manina per cercare il fratello: solo che proprio pri¬ ma dell'operazione questi gesti affettuosi non erano più sopportati da Davide. Era uno dei tontt.*ejW»fl/Ì.cJ«^i,'sognava ntntette»ihQ.°X>rmai^ ■pesavano troppo; non st pò tu* va pia tenerli in VraccUirEra-^ no due creature molto allegre, tutte le volte che ti avvicinavi a loro si mettevano a ridere, giocavano spesso col ciuccio e quegli altri giochi che ballano sopra la culla». Sono immagini che fanno parte della memoria. -Si sono cercati sempre con lo sguardo: ma non si sono mai incontrati». Dalla sala operatoria sono usciti a mezz'ora di distanza, proprio lo stesso intervallo che li ha divisi dalla morte. Alle 22,15 Fausto, alle 22,50 Davide. I genitori li vedono passare, entrare nell'ascensore. Vanno dal professor Galst e lo ringraziano, ma hanno un'aria già disperata. Carlo Cavina, 11 chirurgo plastico, più tardi dirà: «Hanno preso una bella botta, e non è stata solo l'operazione. Chissà quanto ci metteranno a riprendersi». Salgono al piano di sopra. Un corridoio lungo e buio e in fondo la luce e due sedie soltanto per i genitori, di fronte al reparto di rianimazione. Ci sono due poliziotti che piantonano un giovane detenuto: prima non capiscono, poi cominciano a incuriosirsi per quelle due persone affrante, il dottore che ogni tanto viene a rincuorarle, gli infer¬ t ^ ^ mieri che vanno e vengono e non osano scambiare una parola. Leonardo PomponlQ]|i(èlwUJ rnetlico di guardia: ha quel j ttshé ti dia» una facciagli occhi'grandi, pochi capelli e un calore tutto meridionale. S'inginocchia fra le sedie e nel silenzio sussurra di un miracolo che forse non accade più. Papà e mamma ormai le lacrime le hanno consumate tutte, nei primi giorni dello stupore, in questi lunghi mesi di attesa e di speranza. Lei ha una gonna blu, un maglione belge, il volto stretto e lungo, lui tiene le mani nel giubbotto marrone. Pomponio ha appena detto ai giornalisti: «Fausto sembra non farcela. E Davide non si capisce...». E' mezzanotte e mezzo. Fausto muore. Il dottor Pomponio è 11, inginocchiato accanito a ^qro, Cpme fa,, a dar coraggio1? tSÒrné fa à dire che Adesso-non risponde-pru, che sembrarvoler smettere di esistere? Sussurra: «Se per fortuna vivrà, non è detto che siano finite le sofferenze...». All'una la speranza s'è esaurita tutta, pure Davide non vive più. Quattro mesi e dieci giorni: tanto è passato da quel 28 dicembre che rabbrividì due genitori Increduli. Papà e mamma non dicono una parola e non ne diranno una per tutto il tempo che resteranno fermi su quelle sedie, in quel corridoio triste e quasi irreale, come se il dolore dovesse far parte di un altro mondo. Gli infermieri continuano a passare, i poliziotti cominciano ad avvicinarsi timidi: «Che cosa è questo via vai dalla rianimazione?». Sono passate le due quando si affaccia 11 medico. Fausto e Davide avevano facce belline, simpatiche, gli occhi neri, i tratti regolari. Adesso hanno due turbanti sulle teste. Dopo qualche minuto i genitori escono. Non osano aspettare davanti all'ascensore, adesso faticano a trattenere le lacrime. Vanno verso le scale. Lei stringe le labbra, lui alza appena lo sguardo, non ce la fa a salutare. p. s.

Persone citate: Carlo Cavina, Leonardo Pomponlq, Paola Dalla Casa, Salvioli

Luoghi citati: Bologna, Inghilterra