M. Oriente Piccolipassi nel buio

M. Oriente Piccolipassi nel buio M. Oriente Piccolipassi nel buio La tragedia del Libano, che non ha mai fine, rende difficile alzare lo sguardo oltre Beirut per cercare di scorgere, nel più largo quadro mediorientale, alcuni segni di movimento politico e diplomatico, alcune emergenti novità, che pure sono come piccoli squarci di sereno in un cielo che rimane, nel suo insieme, quanto mai fosco. Non i ancora il caso di sperare che si stia mettendo in moto un negoziato di pace; ma si può constatare che un corpo politico che sembrava paralizzato ed immobile dà invece alcuni segni di vita. Le forze d'Israele sono ormai prossime ad essere tutte rientrate dal territorio libanese; e questo ritiro, che consacra il fallimento della politica di Begin, di Sharon e del Likud (ossia di un partito che è ancora partner a titolo di parità del governo presieduto dal laborista Pcres), si sta compiendo tra consensi crescenti dell'opinione pubblica israeliana: che sono poi consensi crescenti per Shimon Peres, tali da rafforzare il suo cauto ma tenace cammino verso una ipotesi di pace: come lo rafforza il miglioramento dei rapporti con l'Egitto. Che il quadro mediorientale sia meno rigido, meno chiuso alle iniziative di quanto fosse mai stato negli ultimi due anni, lo dimostra anche il rientro in scena dell'America. La missione esplorativa dell'am-' basciatorc Murphy ha prece-, duto il viaggio imminente nel Medio Oriente dello stesso se-' gretario di Stato George Shultz: è un ritorno che non si può non accogliere con soddisfazione. Esso indica che l'America non giudica più la situazione così intrattabile e reputa che valga la pena di tentare qualcosa di nuovo. Da Washington si sono infatti avuti segnali di flessibilità sulla questione cruciale di quali palestinesi siano o no accettabili agli stessi americani (e quindi per ipotesi anche ad Israele) come membri di un'ipotizzata delegazione mista giordano-palestinese, che potrebbe incontrare domani gli americani, e in epoca più lontana gli israeliani, dando cosi avvio a quello storico negoziato diretto senza il quale non vi sarà mai pace. Finora l'America dichiarava impossibili negoziati con l'Olp, a meno che l'Olp non riconoscesse prima Israele e la risoluzione 242 delle Nazioni Unite: è una condizione posta dallo stesso Congresso degli Stati Uniti e vincolante per il governo americano. Ora Washington lascia intendere che potrebbe accettare come negoziatori anche palestinesi che «non siano membri ufficiali dell'Olp»: se intendiamo bene, anche personalità indipendenti facenti parte del Consiglio nazionale palestinese, che abbiano un mandato di fatto deiArrigo Levi (Continua a pagina 21 In quarta colonna)

Persone citate: Begin, George Shultz, M. Oriente, Shimon Peres