Willie Nelson, la sua voce è America di Marinella Venegoni

Willie Nelson, la sua voce è America Il musicista ha attualizzato il country e fa concorrenza al rock Willie Nelson, la sua voce è America Una serata a New York tra jeans e tacchi a spillo, cappelloni da cow boy e rose rosse di plastica con lampadina incorporata NEW YORK — Cappelloni da cowboy, signore pettorute in jeans e tacchi a spillo, giovanotti di primo pelo gonfi di birra, qualche vecchio discendente di campi di grano: l'America fonda della provincia e dei buoni sentimenti, facile alle lacrime, al patriottismo, al miti orgogliosi della società yankee, ha riempito per cinque giorni le seimila poltrone vellutate del Radio City Music Hall per sentirsi rassicurare e coccolare da Willie Nelson, il re della nuova countrymusic. L'America è abituata ai grandi concerti, e *Willie. è abituato ai grandi successi. Così New York dell'altra sera vale come ora Boston- e tra una settimana Washington, e poi Houston, Buffalo, Chicago, Seattle, giù, giù fino ai grandi piccoli centri dello sterminato continente a stelle e strisce. Nelson sta on the road 250 giorni l'anno (questa volta per il nuovo album Me and Paul), e dovunque passi t suol concerti già una settimana prima mettono fuori il cartello di, sold out, rutto esaurito. E sono biglietti da 25 dollari l'uno (circa cinquantamila lire), che poi i bagarini vendono tranquilli a 50. Il rock oggi lo si può sentire dovunque, e gli Stati Uniti valgono allora come Londra o Francoforte. E cosi anche il pop, che veste inglese, parla americano, e sculetta ora (dopo i Wham!) anche in cinese. Ma Willie Nelson no: lui è l'America e basta. E non si è conosciuta l'America se almeno una volta non si è andati a celebrare il rito del country insieme con lui. Perché il .country è più americano della Coca-Cola e dei G-men, più di Altman e di Superman, Il country è la musica dei padri bianchi, sa di western e d'indiani ammassati, di terra senea frontiere, di balli sull'aia. E di John Wayne che bacia casto Priscilla Dove dicendole tra i sospiri languidi delle spettatrici: I love you, baby. E' musica dolce e soporifera, che canta una telenovela in tre minuti e ti rassicura che la vita è una bell'avventura con i pargoli che la sera' t'aspettano accanto al caminetto e la moglie che ti tiene al caldo le pantofole. Musica di malinconie e tenerezze, di vecchi tempi felici ma anche della tradizione e della retorica nazionalista e, perché no, del razzismo: l'altra sera, qui al Radio City, dei seimila venuti per «Wil¬ lie» c'erano due negri soltanto, ed erano due maschere del teatro. Poi perù è arrivato Nelson, ed è arrivata la rivoluzione. Perché 'Willie. fin che è stato a Nashville ha rispettato i canoni sacri del country, ed era uno come tanti; però poi s'è stufato, ha aperto le orecchie alla musica che facevano i ragazzi del rock e ha inventato un altro country, più moderno, più intimista, più ruvido e malato di blues: si, proprio il blues che è la musicaccia dei negri. Allora l'hanno chiamato traditore e rinnegato, lui e gli altri come Jennings che avevano seguito la sua strada. Ma i più li hanno perdonati, soprattutto hanno perdonato Willie, che con la sua bella voce baritonale, le inflessioni [nasali del Sud appena vibrate, la compostezza tutta sinatriana dell'emissione, ha riportato il country a fare concorrenza vera alle classifiche del rock giovanile. E ora che l'America sta riscoprendo intensamente il mito bucolico della campagna, la sua è davvero l'unica autentica voce dell'anima americana, la risposta più seria alle idolatrie fragili di quel Michael Jackson assieme a cui canta comunque a pieno titolo nel gruppone di Usa for Africa, We Are the World. Il negretto, androgino e stilizzato, e lui, con le trecciane rosse, la faccia d'uomo vissuto, la striscia di tela che gli chiude la fronte e lo fa maschera sanguigna di terra e di antichi sogni hippies. Era così anche l'altra sera, al concerto qui a New York. Lui che ad ogni legislatura viene sognato e proposto dai fans come governatore del Texas, suonava davanti ad un bandierone texano di 200 metri quadrati, che poi è diventato un bandierone americano ancora più grande e ancora più osannato da tutti. Ha cantato e suonato per due ore e mezzo, ed era musica buona, seria, di gran talento. Ha cantato divinamente Btardust, e ha chiuso con To AH the Girls I Loved Before, che ha pure inciso con Iglesias e che lo ha fatto quindi conoscere un poco anche In Italia. Nel buio, gli spettatori hanno levato in alto le rose rosse di plastica con lampadina a pila incorporata, come l ragazzi fanno con i cerini at concerti. Era una festa che sapeva un po' di nylon, ma questa, signori, è America. Marinella Venegoni