Tra i «preti irruenti» di Varsavia di Guido Rampoldi

Tra i «preti irruenti» di Varsavia tSjlla tomba di padre Jerzy^opifel?^ maì^h^^tofìci- Tra i «preti irruenti» di Varsavia Padre Malkowski: «La polizia segreta doveva uccidere anche me» ■ Il primate Gjgnm tra-le durezze del regime e le pressioni dei giovani sacerdoti 8 ;s DI RITORNO DA VARSAVIA — Padre Jerzy Popleluszko non è ancora santo, ma già siede nel pantheon degli eroi polacchi, accanto a vescovi indocili e re guerrieri, dei quali la Chiesa venera più iì valore che le virtù teologali. La sua Immagine pende da pulpiti vuoti, accanto agli altari una drammaturgia d'effetto carica il suo ricordo di suggestioni patriottiche, le sue omelie, pubblicate in un'edizione clandestina, sono ora il Manifesto dei preti giovani, che sembrano vivere con disagio la diplomazia del primate Glemp. Un Paese che ha il culto laico dei propri martiri cattolici e depone ancora fiori sul sepolcro vuoto dell'arcivescovo Fellnski, deportato dalla polizia zarista c morto in Si berla 90 anni fa, ha trasformato la tomba di Popieluszko in un sacrario sul quale sven tolano simbologie politiche e religiose, stendardi di una Via Crucis e bandiere fuori legge di Solidarnosc. Davanti alla lastra di marmo nero, nel cortile di una chiesa alla periferia operaia di Varsavia, ogni giorno sfilano in pellegrinaggio dalle mille alle duemila persona. Ventimila la sera di San Giorgio (Jerzy) levavano le dita contro 11 cielo plumbeo nel segno della vittoria, sotto il drappo appeso sulla facciata della chiesa, dov'era scritto «Hai vinto, vincerai». Padre Stanislao Malkowski quel giorno era lì, assieme ai dodici sacerdoti che concelebravano la messa nei paramenti bianco-rossi, davanti' alle bandiere bianche e rosse della Polonia. Questo prete di 41, dal fisico nervoso, ha una storia singolare, che alcuni rappresentano con un grezzo paradosso: voleva zittirlo, per sempre, la polizia segreta; c'è riuscito il primate Glemp. Ecco come lui stesso la racconta. Al processo di Torun, dice, è emerso che gli agenti della polizia segreta discussero a lungo se uccidere per primo, me o Popieluszko. Alla fine si decise per la seconda ipotesi. •Debbo la vita a Waldemar Roskwoski, l'uomo che era con Popieluszko e riuscì a sfuggire al rapimento. Senza quel testimone, che ha svelato tutto, la polizia segreta avrebbe uccisa anche me». Il processo agli assassini materiali non gli appare un evento straordinario ma • una specie di circo per quietare la gente». •Hanno condannato capri espiatori, nien-, te di eccezionale, anche nel '55 in Polonia, anche nella Russia di Stalin vennero condannati agenti della polizia segreta. Altri assassini sono liberi, alcuni siedono net governo. Non mi meraviglierei se tra 3 o 4 anni il capitano Piotrowskl e il colonnello Pietruszka finissero uccisi in carcere; sanno troppo». Questo eloquio politico, o troppo impolitico, è anche l'amalgama delle omelie di padre Malkowski, considerato dalla Curia «un bravo prete ma troppo emotivo, talvolta tanto irruente quanto Popieluszko era calmo». Cosi é intervenuto Glemp. «La storia sa di corrisponderne segrete e costituisce un brutto precedente. Dopo la morte di padre Popieluszko, il regime ha detto a Glemp che per la mia sicurezza personale era meglio che mi astenessi dalla predicazione. E subito Glemp ha scritto a tutti i vescovi spiegando che, per quei problemi di sicurezza, era opportuno die non mi permettessero di 8 ;s » parlare dal pulpito, anche, quando mi. ofpifavano nelle loro diocesi come qpnfeSsore. È' il priìtio caso,dei genere in Polonia dalldì/irte iella guer- Per ascoltare'''uri sermone di padre Malkowski adesso bisogna attraversare foreste di abeti e betulle filiformi e arrivare al villaggio di Pruszkow-Tworm, doye questo prete accusato di aspirare al martirio ha tirovàtÒ un vescovo che gli permétte la predicazione. Ma noti spio 11, assicura Malkowski, fileggia -il messaggio pQtrfytaco di padre Jerzy». -Dopo m sua morte la Chiesa '■gtaìcabibiando e sostiene còngptp. teterminazlone Solidatfiosc.fyfolti preti dicono ciò <:)ie 'pensano del comunismo f nijnfjSi può, zittirli tutti. iqmff> taso è una sorta di acciSente*f, Soprattutto i,$;l£vani preti, dice Malkowski, -sono come me obbedienti ej leali verso il primate ma in disaccordo con lui. Glemp non lo capisco, non abbiamo un linguaggio comune. Per la Chiesa sarebbe meglio non dire sempre si». Glemp stenta a farsi capire anche dal regime, con il quale negli ultimi tempi i rapporti' si sono deteriorati. La stampa governativa ha infittito gli attacchi contro la Chiesa, e tre settimane fa, per la prima volta, anche il Papa è stato oggetto degli strali di Politika. Alla stampa cattolica, inclusa Rivista cattolica, 11 neonato organo del primate, è stata dimezzata la fornitura di carta. Poi l'aggressione contro un sacerdote di Varsavia, frettolosa-mente archiviata dalla magistratura. •Glemp è calmo ma deluso,, e ultimamente anche un po' più duro», sintetizza Jerzy Turowicz, amico personale del Papa, con il quale cominciò a collaborare al settimanale di Cracovia che adesso dirige, Tygodnlk Powszeechny, A mettere in crisi la linea della mediazione perseguita da Glemp non sono però le spinte interne, quanto l'aggressività del regime verso le aree intermedie tra opposizione e governo. Segnalata anche dal progetto di annullare l'autonomia delle università, la minaccia di normalizzare la cultura polacca Investe direttamente la Chiesa. 'L'episcopato ha Infatti attivato direttamente circuiti underground (soprattutto attraverso videocassette di do-, cumentarl e di film mal distribuiti) o più spesso ha offerto spazi alla cultura laica con una liberalità anomala. E certo non è un caso se a partire da Pasqua i più grandi nomi del teatro polacco hanno recitato gratuitamente tra le mura di una parrocchia di Varsavia, dov'è and a-' ta in scena per la regia di Wajda un'allegoria politicoreligiosa, «Il cenacolo». Trjbuna Ludu ha attaccato con asprezza l'autore, il ministro della Cultura ha ventilato il progetto di sottoporre al visto della censura anche gli spettacoli nelle chiese. Opera carica di trasparenze, «Wieezernie» prende le mosse da un assassinio, quello del Cristo. Gli apostoli sono disorientati, tentennalo. Perché restare in questa terra feroce? Perché qui è avvenuto il martirio e quel sangue impegna noi tutti, è la risposta di Maria Maddalena (Cristina Janda) che chiude questa dramma del dubbio nel quale la Polonia misura l'epoca incerta e rischiosa del dopo-Popieluszko. Guido Rampoldi