Referendum, chi vince rischia di perdere? di Ernesto Galli Della Loggia

Referendum, chi vince rischia di perflére? Referendum, chi vince rischia di perflére? (Segue dalla 1* pagina) una copia perfetta del De Martino di quindici anni fa. Al pei, d'altro canto, questa situazione va più che bene, non solo perché le invocazioni di cui sopra ottengono alla lunga il risultato di una sua effettiva legittimazione, ma anche perché in questo modo esso è giunto a godere di un potere di fatto da cui altrimenti il suo ruolo ufficiale lo avrebbe tenuto lontano. Da circa un ventennio il sistema politico italiano si regge su questa caratteristica: all'interno della coalizione di governo c'è sempre un partito (o più di uno: vedi il caso presente della de e del pri) che svolge un ruolo di tendenziale oppositore in collegamento più o meno palese con il principale partito d'opposizione; il quale, a sua volta, e per converso, ha costantemente un piede nella coalizione e più di uno nel governo effettivo del Paese. Il consocidzionismo da un lato, e lo stato di latente disgregazione di ogni governo dall'altro, sono le due facce di questa medaglia. Ed entrambi, in vario modo, fanno capo al pei. Appare ormai evidente come Craxi si ponga l'obiettivo strategico di mettere fine al meccanismo appena descritto che da anni funziona a suo danno tenendolo imprigionato come una camicia di Nesso. Due sono le vie che egli sembra aver scelto. La prima consiste in una battaglia in campo aperto che segni una sconfitta indiscutibile per il pei. Ciò potrà piacere o non piacere ma é difficile negare — almeno in termini analitici — che il calcolo è giusto: solo una netta sconfitta comunista, privando le forze di governo anticraxiane (de e repubblicani) di una consonante poderosa sponda esterna, infatti, può togliere loro la possibilità — che invece oggi hanno — di logorare e di opporsi al psi senza dover uscire clamorosamente allo scoperto. Solo una sconfitta del pei, cioè, può consentire che si apra all'interno della coalizione quella partita chiara da cui Craxi spera di uscire vincitore. Non c'è dubbio- che elettoralmente e politicamente le speranze di una grande crescita socialista passano per un'affermazione sulla de. Ma per far questo il sistema politico italiano obbliga Craxi ad ottenere preliminarmente una vittoria sul pei. E l'occasione è appunto il referendum. La seconda via battuta dal segretario socialista in questi mesi è consistita nello stabilire un «rapporto speciale» con il partito radicale. Da più di un punto di vista (e fatte le debite proporzioni) questo rapporto palese-occulto si presenta come una risposta — ed una replica — al rapporto dc-pci. Il partito radicale è per Craxi una sponda favorevole collocata sulla sinistra della coalizione in funzione anti-dc. Questa funzione antidemocristiana il pr la esercita — come vuole il meccanismo paradossale del nostro sistema politico — indirettamente, facendo, in questa fase, da punta di diamante dello schieramento che si oppone al partito comunista. Se il progetto di Craxi dovesse riuscire — se cioè il pei non riportasse un ^successo il 12 maggio e perdesse il referendum di giugno (ma questa seconda è la condizione decisiva) — Craxi stesso si ritroverebbe di fatto alla testa di uno schieramento idi. oltre il 20 per cento dei voti (psi, psdi, pli, pr), alle prese con una de presumibilmente poli vittoriosa e perdipiù priva, di o^u possibilità di movimento, nonché con un partito repubblicano virtualmente alla sbando. In pratica si tratterebbe di un equilibrio politico del tutto nuovo da quello attuale; con un psi rafforzassimo sé!non addirittura egemone.' "'; ) ' Ma proprio per questo, proprio perché questa e «non altra è la posta in gioco, tutte le forze che si oppongono a Craxi non possono a&cé^tare la proposta Pannella1 di boicottaggio del referendum. Perché verosimilmente essa configura l'unico strumento qhé for^e renderebbe possibile una vittoria dei, no, cioè una sconfitta del pei. Ma per democristiani e repubblicani una simile .sconfitta sarebbe semplicemente rovinosa. Il loro più ovvio' interesse politico sta viceversa in una vittoria del pei: solo che non possono dirlo e devono, anzi fingere il contrario, j v. v Ernesto Galli della Loggia

Persone citate: Craxi, De Martino

Luoghi citati: Nesso