Francia-Usa amore sullo schermo

Francia-Usa, amore sullo schermo Francia-Usa, amore sullo schermo DAL NOSTRO INVIATO CANNES — Francia e Usa non vanno molto d'accordo in politica. Reagan non trova buona accoglienza da Mitterrand, ognuno ha la sua idea sui rapporti internazionali, ma al festival di Cannes francesi e americani sono coalizzati, sentimento nazionale e rispetto del mercato sembrano darsi la mano. Sette film, in concorso e non. vengono dagli Stati Uniti; sette film, direttamente o indirettamente, vengono dalla Francia. I rispetti istituzionali di Cannes si sono illanguiditi, quasi assente il Terzo Mondo, l'Europa dell'Est affidata soprattutto a Szabò, che lavora anche con capitali occidentali. Quanto all'Urss tutta la gestione mltterrandiana del festival non le sembra amica: assente dal cartellone ufficiale potrebbe rientrarvi con il tradizionale film sorpresa (tuttavia l'atteso «Montagne azzurre» di Scengelaja sta già nella Quinzaine). Gli americani, si capisce, non portano solo t presumibili campioni di incasso, ma anche laboriose ambizioni poetiche («Birdy», un ragazzo che diventa uccello contro le brutture del mondo). Non meno poetici sono «Witness» che apre oggi it festival, consacrazione americana dell'australiano Weir e «Mask» di Bogdanovich. La curiosità maggiore va naturalmente al «Mlshlma» di Schrader, proibito in Giappone e in sospetto di essere diventato un sontuoso giocattolo esotico, con la voglia d'eroi che vampirizza anche un autore maledetto e «di destra». E' chiaro fin da adesso che il ritorno di Eastwood nel tvestern f.Pale rider»; sarà una grande rimpatriata di successo, che Woody Alien mostrerà C«Purple Rose of Cai¬ ro»; un'altra pietra del suo amabile monumento e che, il recupero di «Glena Miller» sarà un modo garbato di andare in archivio (sono spedizioni che Cannes ha ufficializzato, come tutto quello che tocca). La vera novità sta nei pregevoli sette della Francia, nel modo abile con cui sono stati collezionati, tre soli film francesi (o due, se considerate Godard anche svizzero) e il resto fatto di gloriosi imprestiti e coproduzioni. Il più glorioso immigrato è il portoghese Manoel de Oliveira coLsuo omaggio a Claudel <«Le soulier de satin»;, il più curioso l'egiziano Chahin I« Adleu Bonaparte»; che vede finalmente Napoleone dalla parte degli africani e presumibilmente del quaranta secoli che dall'alto delle piramidi ci guardano. Ma l'Italia? Numericamente meglio dell'anno scorso, ma senza sorpresa e senza coraggio. Stiamo come ospiti nel salotto buono, due cari zii ci rappresentano, Moniceltl e Risi, mancano i nipoti. E'possibile, anzi sicuro che Bertolucci («Segreti segreti»; e Pisciceli («Blues metropolitano»; abbiano da recriminare contro una scelta che sembra dettata anche dall'anagrafe, nonché dal rispetto dei l'alori acquisiti, delle medaglie, delle opinioni comuni ette Cannes preferisce al rischio. Piccola consolazione, piccola provocazione Pupi Avati travestito da giovanotto che porta nella sezione autonoma della Quinzaine l'ottimo «Impiegati». Altro gesto consolatorio, ma gesto intelligente l'invito di Cottafavi nella sezione collaterale «Un certaln regard» con tino lettura di Pavese, «Il diavolo sulla collina». Stefano Reeeiani