lina briglia sciolta per Reagan

lina briglia sciolta per Reagan Gaffes e «incidenti» aweleiranoil 2 mandatola più ofe^ ilBr>eskkiite,sQtto accusa*emesso lo staff lina briglia sciolta per Reagan DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — A Washln-i glon, i democratici si fregano le mani dalla contentezza: da circa un mese, dicono, Reagan ha perso il proprio fiuto polìtico. Il Presidente che più1 di qualunque altro nel dopoguerra è stato In sintonia con l'umore elettorale oggi commette errori a non finire. La visita al cimitero di guerra di Bitburg con le tombe delle SS. la sconfitta al Congresso sugli aiuti ai ribelli in Nicaragua, la paralisi sulla riduzione del deficit del bilancio (la misura più urgente per l'economia mondiale): tutto, agli occhi del democratici, contribuisce a creare l'immagine di un leader In declino. Se non dimostrano nulla di peggio, questi incidenti di percorso per lo meno confermano che nella storia presidenziale americana non c'è un secondo mandato felice, con l'eccezione di Roosevelt, dovuta in parte alla guerra. Vi sono buone ragioni per dissentire dai democratici. Di recente, Reagan ha inclam pato più volte non solo nel meandri del Parlamento, di cui non è peraltro padrone per un fatto numerico — 1 democratici controllano la Camera — ma anche in quelli delle relazioni pubbliche, di cui invece e maestro. Ma si è trattato di cadute da cui può risollevarsi facilmente. Soprattutto, le ha provocate non una improvvisa cecità politica, ossia non un irrigidimento ideologico, fatale in un paese pluralista come l'America, ma un difetto caratteriale e organizzativo della Casa Bianca. «17 Presidente è stato consigliato mòle non da ultraconservatori, bensì da manager sventati, troppo fiduciosi nelle sue qualità carismatiche, troppo propensi a lasciare che Reagan sia se stesso: let Reagan be Reagan; dice James Reston, il decano dei commentatori politici. La ex troika Questo «let Reagan be Reagan- minaccia di diventare uno slogan tanto popolare quanto pericoloso per i repubblicani. Da un lato registra una realtà innegabile: che le elezioni le ha vinte 11 Presidente, non il partito. Dall'altro però, condanna quasi 11 governo alla disfatta il giorno che Reagan non ci sarà più. La troika che reggeva la Casa Bianca nel primo mandato, James Baker, l'avvocato Edwln Meese, fresco ministro della Giustizia, e 11 segretario Michael Deaver, in procinto di diventare un pubblicitario (guadagnerà dieci volte tanto, oltre un miliardo di lire l'anno) ne era cosi consapevole che non permetteva affatto a Reagan di essere se stesso. La troika, In pratica un supergabinetto, funzionava da filtro non solo dal basso verso l'alto, proteggendo il Presidente dalle pressioni esterne, ma anche viceversa, proteggendo la presidenza dalle potenziali gaffe del suo formidabile occupante. L'idea di formare un supergabinetto alla Casa Bianca — sotto alcuni aspetti slmile al Polltbjuro del pcus — l'ebbe John Kennedy, che diffidava della burocrazia di Stato, e credeva nelle capacità creative delle «teste d'uovo». Il sistema è stato rispettato per 25 anni. Ma oggi è tutto cambiato: a tutti gli effetti, Donald Regan è il primo ministro di una repubblica presidenziale. Regge 11 governo come resse per un decennio la Merrill Lynch, la più grande agenzia di Borsa di Wall Street: da amministratore delegato. Il principio a cui s'informa è appunto «let Rea,gan be Reagan-. Donald Regan stava per regalare un altro errore al Presidente nella visita in Europa: un discorso aspramente antisovietico a Strasburgo, per 11 quarantesimo anniversario della vittoria. Lo aveva preparato uno del suoi protetti, Patrick Buchanan, già autore dei discorsi di Nlxon. E' stato 11 direttore del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Robert McParlane, a bloccarlo dopo un clamoroso battibecco, spalleggiato dal segretario di Stato Shultz. Nella democrazia americana, per 11 - olile f staff-, il capo di stato maggiore della Casa Bianca, come viene chiamato, ci vorrebbe una bacchetta magica. Ma a Donald Regan, quando lasciò il ministero del Tesoro per scambiarsi di posto con James Baker, i funzionari regalarono una mazza da baseball con su scritto • the big stick- — noi direm¬ mo 11 manganello. Il capo di gabinetto dovrebbe essere anche un Machiavelli, il padrone degli intrighi del palazzo. Invece è solo 11 servizio segreto, che usa nomi in codice per tutti, a conoscerlo come «the fcnclng master-, 11 maestro di scherma: al più, Regan ricorda l'emblema che escogitò per la Merrill Lynch, quando spaventava Wall Street, il toro (segno della Borsa in ascesa). Regan non si preoccupa di questa nomea. Una delfe lue" frasi preferite è: «/o non mi prendo l'ulcera, la dò'ag\i utYrf». "•t Ir '- ' Due storie James Reston è dell'avviso che un presidente cóme Reagan, l'uomo d'azione ma non di pensiero avrebbe bisogno, come interlocutore quotidiano, di un politico sottile e prudente. Al contrario, nel se ssa ut a se le mie Regan 11 Presidenve ha trovato 11 riflesso di se stesso. Entrambi di discendenza irlandese, entrambi baciati dal successo in attività che con l'arte del governo non hanno nulla a che vedere, entrambi fisicamente vigorosi, sono diventati amici intimi. Persino le mogli, che vengono da tutt'altro ambiente — l'aristocrazia del censo — hanno simpatizzato. Uno dei loro maggiori divertimenti è scambiarsi barzellette salaci o antisovietiche. C'è quella su Breznev che, invitato in chiesa da Carter, declina: -No. Sono ateo — prozie a Dio-. C'è quella, attribuita al terribile Buchanan, ma forse inventata, su Breznev, che ritorna dall'America con la teleselezlone per l'inferno e spiega a Gromyko che chiamare costa 2000 dollari. Gromyko chiama, il diavolo gli dice che non costa nulla, e Gromyko chiede perché: «Perché nell'Urss è una chiamata locale, non internazionale come in America- gli spiega il diavolo. La misura la Casa Bianca la ritrova — dicono le voci di corridoio — quando Donald Regan viene affiancato dal •gruppo del marlnes-. Regan è il più alto di grado, colonnello. Gli altri membri del gruppo sono Shultz e McFarlane, entrambi maggiore, e Baker, tenente. I quattro, tutti legati l'uno all'altro — Shultz stava a casa di Regan quando non era ancora Segretario di Stato e visitava Washington — si rispettano a vicenda e si parlano con molta franchezza. Le opzioni che finiscono per presentare al Presidente, 11 quale le vuole sempre riassunte in non più di due pagine, possono essere conservatrici nella sostanza, ma sono moderate nella forma. Sanno dove Reagan, che è un leader di grandi certezze, vuole arrivare, e insieme riescono spesso a offrirgli il veicolo più accettabile al Congresso e al pubblico. Un esemplo: non hanno suggerito un aumento delle tasse per la riduzione del deficit del bilancio dello Stato, perché su questo punto il Presidente è Irremovibile, ma lo hanno convinto a dimezzare l'aumento delle spese militari dal 6 al 3 per cento annuo In termini reali. Un errore Senza alcune precisazioni, questo ritratto della Casa Bianca metterebbe in dubbio la leadership di Reagan e il modo in cui egli la esercita. I mezzi d'informazione di mas' sa, che sono tradizionalmcn te più a sinistra dell'elettorato, Ironizzano spesso sulle disattenzioni del Presidente e la sua scarsa propensione alla fatica mentale. E' un grosso errore di giudizio. Hedley Donovan, l'ex direttore di Time, che lavorò un anno per Carter, sostiene che l'ac centramento e l'attenzione ossessiva ai dettagli fanno perdere di vista al presidenti i grandi disegni. A suo parere è meglio un leader con pochi ma chiari obiettivi e capace di delegare. E nessuno può •negare che Reagan questi obiettivi 11 abbia sempre avu ti: rilanciare l'economia premiando la produttività e il profitto, limitare l'assistenzialismo sociale e l'intervento dello Stato nell'industria, rafforzare la difesa e ripristinare l'uso della forza In caso di necessità, bloccare e ricacciare indietro l'avanzata sovietica nel mondo. Se si pensa alla fine degli Anni Settanta, In meno di un quinquennio Reagan la sua rivoluzione ha incominciato a realizzarla. Il suo limite, però, è sempre stato la scelta degli uomini, come dimostrano 1 numerosi cambiamenti susseguitisi nel suo entourage. Ennio Cai-etto

Luoghi citati: America, Europa, New York, Nicaragua, Strasburgo, Urss, Washington, Washln-i