Colonnello interrogato sullo strage di Peteano

Colonnello interrogato sullo strage di Peteano Venezia, deve rispondere di soppressione di atti Colonnello interrogato sullo strage di Peteano DAL NOSTRO CORRISPONDENTE VENEZIA — Il colonnello del carabinieri Antonio Chirico, comandante dell'ufficio Oato della legione carabinieri di Udine, arrestato 1125 aprile scorso nell'ambito dell'inchiesta su alcune presunte deviazioni nelle indagini sulla strage di Peteano, è stato Interrogato oggi nel carcere di Belluno dal giudice istrut(tQì-e^elitrJbOneiW tìywIneHtpo Felice Cwog i |tf0 L'ufficiale dell Arma era stato raggiunto da un mandato di cattura con l'accusa di favoreggiamento, falso e soppressione di atti, firmato dal giudice Casson, che coordina le indagini sull'attenta¬ to che, com'è noto, causò la morte di tre carabinieri e il ferimento di un quarto. Sul contenuti dell'interrogatorio, durato poco più di mezz'ora, non sono trapelate Indiscrezioni. Il col. Chirico era assistito dall'avv. Domenico Schittar, del Foro di Venezia. Assieme al col. Chirico era stato arrestato, con le stesse accuse, anche 11 genefrale del carabinieri Dino 1 Mingarelli, già comandante [della legione di Udine e poi di Bari e attualmente in congedo. Il provvedimento, secondo quanto si era appreso, sarebbe stato collegato alla scomparsa dagli atti processuali di alcuni bossoli del colpi sparati dagli autori dell'attentato contro la vettura, per attirare nella trappola 1 militari. Che l'inchiesta stesse imboccando una strada che portava molto In alto, lo si era capito l'autunno dello scorso anno quando i due ufficiali erano stati indiziati di favoreggiamento. Interrogati a Venezia, a Palazzo di Giustizia, se n'erano tornati a casa forse convinti che la faccenda non avrebbe avuto ulteriori sviluppi. Un mese fa, però, il giudice Casson fece arrestare un maresciallo In servizio a Gorizia, Giuseppe Napoli (tornato libero proprio 11 giorno precedente l'arresto del due alti ufficiali) e qualche giorno dopo convocò l'ex procuratore della Repubblica di Gorizia, Bruno Pascoli, già raggiunto da comunicazione giudiziaria. Al centro dell'inchiesta sulle coperture assicurate al terroristi, vi sarebbe, come detto, la misteriosa sparizione dei due bossoli trovati sul luogo della strage poche ore dopo lo scoppio che costò la vita ai carabinieri Antonio Ferrare Franco Dongiovanni e Donato Poveromo, tutti appartenenti alla tenenza di Gradisca. Si tratterebbe, secondo quanto è emerso, di proiettili sparati dai neofascisti contro l'auto, prima d'imbottirla di esplosivo e far accorrere i carabinieri con una telefonata anonima. Si dice che l'ordine di far sparire 1 reperti — la cui analisi avrebbe forse consentito d'indirizzare le indagini sulla pista «nera» — sarebbe giunto dall'alto. Gigi Bevilacqua

Luoghi citati: Bari, Belluno, Gorizia, Udine, Venezia